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 2021  aprile 10 Sabato calendario

Fukushima, in mare oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva


Era nell’aria da tempo, ma nuovi rilievi e nuove proiezioni nella centrale Fukushima-1 (Fukushima Dai-ichi) hanno convinto il governo giapponese che non vi sarebbero alternative al rilascio in mare (e forse nell’aria sotto forma di vapore) della quantità di acqua contaminata raccolta nella distesa di cisterne a ridosso dei reattori. Una decisione ufficiale in questo senso sarà presa martedì prossimo, durante una riunione dei ministri responsabili della materia e arriverà alla fine di ben sette anni di dibattito sullo smaltimento del liquido uti- lizzato per raffreddare le barre di plutonio messe a rischio di fusione dall’avaria dei sistemi di sicurezza quando l’11 marzo 2011 l’onda di tsunami attivata da un terremoto di magnitudine 9.0 scavalcò la barriera a difesa della centrale. Da allora l’emergenza si è solo affievolita, perché occorreranno altri decenni (fino al 2051 secondo le previsioni governative) e probabilmente tecnologie più adeguate per domare l’energia che continua a svilupparsi all’interno dei reattori con il costante rischio di esplosioni e di fuoriuscite di radiazioni. Dei sei reattori che facevano di Fukushima-1 la maggiore centrale nucleare del Giappone, due sono stati disattivati e uno presenta minori problematicità, mentre quelli numero 1, 2 e 3 sono ancora ad alto rischio. L’aggiunta quotidiana di 140 tonnellate di acqua contaminata da vari isotopi porta a 1,3 milioni di tonnellate le acque raccolte, e sta portando al massimo della capacità il migliaio di cisterne disponibili.
L’annuncio, in realtà un’anticipazione rilasciata informalmente ai mass media giapponesi, ha provocato reazioni. Non solo la contrarietà dell’industria della pesca – tra le maggiori del Paese – degli agricoltori e dei residenti, ma anche quella dei Paesi – soprattutto Cina e Corea del Sud – che più condividono i rischi di un inquinamento marino da radiazioni e che già in passato si sono opposti
con decisione all’ipotesi di sversamento in acque di cui condividono risorse essenziali.
Nel tentativo di tranquillizzare l’opinione pubblica nipponica e deviare le contestazioni internazionali, il ministro del Commercio e dell’Industria, Hiroshi Kajiyama, ha anticipato che ogni decisione passerà dalla consultazione con le amministrazioni locali, enti specializzati a livello internazionale e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). D’altra parte, come pure l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Aiea ha escluso che vi siano state vittime chiaramente riferite alla contaminazione nucleare dopo la «triplice catastrofe» di dieci anni fa. Lo stesso direttore dell’Aiea, Rafael Grossi, durante una visita nel febbraio scorso alla centrale, ha indicato che il rilascio dell’acqua nell’Oceano Pacifico sarebbe in linea con la prassi in vigore in molti Paesi del mondo. In particolare, aveva sottolineato Grossi, la contaminazione riguarderebbe il trizio, isotopo radioattivo la cui presenza, nella concentrazione rilevata nell’acqua di raffreddamento di Fukushima, non viene ritenuta problematica per l’uomo e per l’ambiente.