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 2021  aprile 10 Sabato calendario

Orsi & Tori

Payroll Protection Program (PPP) Second RoundTo all,
Global Finance has been successful in obtaining a second round PPP forgivable loan of $191,837. It arrived in our bank account the end of last week. This is in addition to the PPP loan we received last May for $185,100. The US Federal government tightened the qualification criteria for this PPP round and our bank lender, significantly increased their due diligence efforts assure we were in compliance. We are awaiting notification of forgiveness for the initial PPP loan. The process for loans greater than $150,000 has been lengthened. We are confident we are in compliance for forgiveness which should be announced shortly. I will let you know when we hear.
Regards,
Joe
Questa mail di Joseph Giarraputo, president e publisher di Global Finance media, editrice del magazine e dei servizi finanziari di Class Editori a New York, è arrivata a Milano mercoledì 7 aprile e contiene un esempio straordinariamente pratico di come gli Stati Uniti, dipartimento piccole e medie aziende, abbiano agito per aiutare le aziende durante il Covid, ma appunto a condizione che mantenessero o incrementassero i posti di lavoro, il che voleva dire automaticamente sostenere la spesa e quindi l’economia in generale.
Tutte le aziende piccole-medie, due mesi dopo l’esplosione del Covid, hanno ricevuto un questionario di una semplicità e brutalità assoluta. Che diceva: se avete queste caratteristiche, che dovete farvi certificare dalla vostra banca, potete accedere al PPP, che vuol dire programma per salvare gli stipendi. Infatti, in base a pochi parametri descritti nel questionario, appunto certificabili dalla propria banca, le piccole e medie società potevano fare richiesta di un prestito al fondo apposito delle pmi della durata di sei mesi. Ma, aggiungeva il questionario, se dichiarerete di avere i parametri per aver diritto al prestito e mentite sarete condannati penalmente e pecuniariamente. Tutto nello spazio di 20 item.
Ma l’aspetto più straordinario era questo: se alla fine del periodo di durata del prestito avrete mantenuto o incrementato i posti di lavoro, il prestito diventerà a fondo perduto, sarà rimesso. Global Finance ha mantenuto e incrementato i posti di lavoro e quindi ha raggiunto le condizioni per il fondo perduto e ora può accedere a un altro prestito che anche questa volta, mantenendo i posti di lavoro, sarà condonato.
Qualcuno starà già pensando: ma in Usa non c’è la cassa integrazione. Giusto, ma questo sistema è nettamente superiore perché la cassa integrazione, primo non paga il 100% del salario, secondo quando il personale è in cassa integrazione non lavora, con tutte le conseguenze, anche psicologiche che ne derivano.
Quindi il lavoro continua e l’azienda si trova pagato il 100% del costo e il personale il 100% dello stipendio, quindi con potere d’acquisto immutato. Quindi la ruota dell’economia continua a girare.
In mezzo a tante altre ingiustizie sociali, sul piano dell’efficienza economica gli Usa sono in ogni caso imbattibili. E questo spiega perché l’economia americana è già in clamorosa ripresa.
Per il presidente Mario Draghi, che ha studiato al MIT con il Nobel Franco Modigliani e ha lavorato per Goldman Sachs, non sarà certo un’impresa e nessuno pensa che nel giro di così poco tempo dalla sua nomina a capo del governo possa far cambiare registro all’Italia; ma una riflessione credo che vada fatta dopo la lettura di continui bollettini di insuccessi degli aiuti decisi dal precedente governo, dai primi segnali di forte protesta di piazza e dell’esigenza, che Draghi ha sottolineato e continua a sottolineare, che si debbano attuare, in contemporanea alla battaglia dei vaccini, provvedimenti per rimettere in moto l’economia. Perché non cambiare subito il sistema della cassa integrazione, con finanziamenti che diventano a fondo perduto, se le aziende mantengono i posti di lavoro?
Mentre sono state dette dal presidente Draghi, dopo gli errori marchiani del precedente governo, parole decisive e inequivocabili sulle priorità assoluta di vaccinare gli over 70 e a seguire immediatamente gli over 60, il Paese si trova in un momento chiave per attuare una politica dei contributi alle aziende finalizzata al mantenimento dei posti di lavoro, perché è il lavoro che rimette in moto l’economia. La cassa integrazione è un istituto che comunque viene pagato dai datori di lavoro con i contributi e può funzionare, non bene, quando ci sono singole crisi aziendale o di settore, non quando è praticamente il 90% delle aziende ha difficoltà. In più fa stare a casa i lavoratori, che si deprimono e non hanno quanto avrebbero con lo stipendio pieno, quindi possono spendere meno, e nello stesso tempo anche il datore di lavoro non ha lo stimolo a impiegare il personale per migliorare e ristrutturare l’attività produttiva. Spesso la cassa integrazione, specialmente in un periodo come questo, viene interpretata dalle due parti come l’anticamera del licenziamento e della riduzione del personale, invece di dedicare tutte le energie a migliorare l’attività delle aziende.
Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha dichiarato che il governo è pronto allo scostamento di bilancio per continuare a sostenere l’economia fino a dicembre, prevedendo che nel secondo trimestre ci sia la ripresa. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha chiesto che la fine degli aiuti sia graduale. Il presidente Draghi non ha bisogno di ripetere quanto scrisse sul Financial Times durante il primo lockdown e cioè che sono ci siano limiti agli aiuti. Ma gli aiuti, ha spiegato pochi giorni dopo la sua nomina a capo del governo, devono essere indirizzati alla ripresa e non a deprimere le aziende.
Senza dovere necessariamente abolire l’istituto della cassa integrazione, che diventerebbe una battaglia interminabile, che sia varato un decreto straordinario in cui si fanno prestiti alle aziende finalizzati al mantenimento dei posti di lavoro; se dopo sei mesi l’azienda non ha mantenuto l’organico, quel prestito diventa contributo a fondo perduto. Il sistema bancario italiano è perfettamente in grado di gestire le pratiche come le banche americane. Il questionario, si parla tanto di semplificazione, deve essere elementare, semplice, inequivocabile e deve prevedere sanzioni precise, ma da erogare solo se poi si dimostra che il cittadino, l’imprenditore, il lavoratore hanno dichiarato il falso. È ormai palese che la semplificazione della burocrazia sarà possibile solo se varrà il principio che i cittadini sono corretti, per definizione, fino a prova contraria. Il principio è fondamentale perché si semplifichi la burocrazia, che invece diventa estenuante nel tentativo di bloccare in partenza comportamenti scorretti.
Se fosse stato scritto dai tempi del primo governo che la regola semplice per le vaccinazioni era quella di vaccinare prima di tutto solo gli anziani e i fragili, si sarebbero evitati decine di migliaia di morti. Invece ancora una volta si è giocato sulle categorie, che hanno sempre un fondo corporativo e che si presta a chi vuole ingannare e non rispettare gli altri e le norme semplici che devono essere varate. I furbetti o furbastri del vaccino non sarebbero spuntati come funghi, con il danno gravissimo a cui si sta assistendo sia per i morti sia per la riconferma di un popolo, quello italiano, che cerca di evadere le norme.
È tempo che il Parlamento vari una norma semplice, ma essenziale: ogni cittadino è degno di fede, fino a prova contraria successiva, non preventiva. È la testa di chi governa e amministra attraverso la burocrazia che deve cambiare. E il cambiamento nella testa dei cittadini può cambiare solo se sa che se non si comporta correttamente, se dichiara il falso, sarà punito in maniera esemplare, come in Usa, che per dichiarazioni false nella compilazione del questionario PPP viene condannato automaticamente a cinque anni di carcere.
Quello italiano è un groviglio che va dipanato. Moduli semplici, pene severissime per chi bara. Nella semplicità è più difficile che nella complessità barare, sgattaiolare, fare percorsi a zig-zag con la convinzione che la burocrazia e la giustizia non funzionino per la complessità delle norme che non prevedano, perché semplici, una sola interpretazione possibile, non tre o quattro sfruttandone le sfumature.
Se il Paese, da chi governa al più umile dei cittadini, non mette a frutto un’occasione come questa, tragica ma chiarificatrice come il Covid, che mette a nudo tutto, per imboccare il rispetto della credibilità e correttezza dei cittadini fino a prova contraria, non si risolleverà mai. Aver dato indicazioni non secche per chi doveva essere vaccinato ha aperto le strade agli abusi, ampiamente documentati. Si prenda quel consigliere comunale di Firenze, intervistato recentemente da Sky, dicendo che era stato vaccinato perché avvocato. Incalzato dal giornalista, ha confessato che non si reca in tribunale più di una volta ogni due mesi. E non si è vergognato di aver sottratto una dose a un cittadino fragile od over 80. È la coscienza dei cittadini che va stimolata. Sì, anche con la fissazione di pene pesanti per chi bara.
È nella tragedia, come quella che stiamo vivendo, che si potrebbe riuscire a cambiare il Dna degli italiani in tema di comportamento e rispetto verso lo Stato. Ma ciò può avvenire solo se lo Stato, in tutte le sue espressioni, è chiaro, limpido, inequivocabile e comunica decisioni semplici e chiare, con chiare conseguenze anche per i burocrati che, invece di applicare correttamente norme semplici, diffidano del cittadino che si rapporta con loro, o che nella norma non chiara trovano spazi per favorire l’amico dell’amico.
Non dico né immagino che dalla sera alla mattina l’Italia e gli italiani possano diventare un Paese virtuoso, dove chi ha il potere rispetta il cittadino e il cittadino rispetta chi ha il potere, ma almeno un tentativo di svolta va fatto. Che dopo aver parlato come ha parlato a proposito della priorità assoluta della vaccinazione di anziani e fragili, il presidente Draghi emani un provvedimento inequivocabile. La Costituzione gli consente di farlo, unificando l’Italia come fece Giuseppe Garibaldi dalla Sicilia al Trentino: una sola regola, una sola sanzione per chi non la rispetta. È questa un’occasione unica, perché norme assolute sono state possibili solo in tempo di guerra. E questa è una guerra.
Gli Usa hanno perso, negli ultimi 30 anni, molti valori che li facevano essere il Paese più efficiente e desiderabile del mondo, la promessa per chi voleva sperare di migliorarsi. Ma nonostante questa decadenza, ancora resistono alcuni principi fondamentali come quello per cui il cittadino ha sempre ragione fino a prova contraria, fissando subito nel caso sanzioni pesanti. Per chi ha studiato, come Draghi, in una delle università più prestigiose come il MIT, con maestri italiani come Modigliani; per chi è stato cinque anni director della Banca Mondiale a Washington, non c’è bisogno di spendere una parola in più. Signor Presidente Draghi, ci provi.
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Tema non secondario per uscire dalla crisi oltre alla concessione di finanziamenti finalizzati al mantenimento dei posti di lavoro e quindi alla macchina del lavoro che non si ferma o rallenta come con la cassa integrazione, è la battaglia dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, e il suo indomito presidente, Antonio Patuelli, per avere una proroga delle misure per la liquidità. E in parallelo il cambiamento delle norme paradossali imposte da Bruxelles e Francoforte sugli sconfinamenti per sole poche settimane di scoperto e per cifre minime. Se non si capisce che siamo in guerra, come Draghi ripete sempre, allora anche l’Europa è davvero fuori strada. (riproduzione riservata)