Il Sole 24 Ore, 10 aprile 2021
Autostrade, il piano di Florentino Pérez
Florentino Perez conferma di voler entrare da “socio industriale” nella partita Aspi e presenta una manifestazione di interesse alternativa a quella di Cdp e dei due fondi Blackstone e Macquarie. L’inserimento, in extremis, di un nuovo interlocutore nella complessa trattativa in corso su Aspi apre a molteplici scenari. Difficile, secondo diversi spettatori, catalogare il blitz del manager spagnolo. Certo è che l’impressione negli ambienti finanziari è che l’operazione annunciata da Perez su Aspi, più di un assist ad Atlantia o alla famiglia Benetton, rappresenti un tentativo di accerchiamento della holding, messo nero su bianco nel primo atto pubblico in cui Perez svela le sue ambizioni: acquistare una quota significativa di Aspi e procedere poi alla fusione di Aspi con Abertis significa ribaltare le posizioni di forza nella stessa Abertis, dove il presidente del Real Madrid è in minoranza, pur per una sola azione.
Abertis vede come socio di controllo Atlantia, con titolo in più del fronte Acs-Hochtief. L’asse spagnolo, secondo quanto raccontano a Il Sole 24 Ore diverse fonti, già da tempo ha potuto constatare l’indebolimento di un partner, Atlantia, che in principio era socio di maggioranza in tutte le sue espressioni, come forza finanziaria e industriale. Le inchieste legate al Ponte Morandi, i cambi al vertice, l’urgenza di definire un dossier, Aspi, divenuto più politico che strategico, negli ultimi anni hanno avuto riflessi tangibili nella complessa alleanza con l’anima spagnola di Abertis. Con il risultato che i rapporti dei vertici di Atlantia con Perez, prima Giovanni Castellucci, dopo Carlo Bertazzo, non sono stati sempre agili. Complice il complesso sistema di veti che governa l’accordo di convivenza tra Atlantia, Acs e Hochtief in Abertis.
Ma se nella prima fase dell’alleanza, alle spalle di Atlantia c’era anche un azionista forte rappresentato dallo stesso Gilberto Benetton convinto della strategicità del business delle concessioni, nella fase successiva la proprietà ha avuto un ruolo meno decisivo, complice l’assenza di una figura di sintesi nella dinastia. In proposito, appare utile ricordare che fu proprio Gilberto in prima persona al lancio dell’Opas di Atlantia su Abertis nel 2017, la figura chiave per convincere Criteria Caixa, primo socio di Abertis con il 22%, dell’operazione.
Naturale dunque che il cantiere Abertis, soprattutto negli anni immediatemente successivi al crollo del Ponte Morandi e alla scomparsa di Gilberto Benetton, abbia fatto fatica a partire, ma soprattutto abbia scontato la “distrazione” Aspi. I rapporti, si racconta, erano e sono tutt’ora complessi. Tant’è che le posizioni tra Perez e Bertazzo non sempre sono state allineate. La diversità di vedute e il confronto sarebbe stato evidente, secondo una fonte, in occasione dell’ultima acquisizione di Abertis, quella che ha portato il gruppo in consorzio con Manulife, ad acquisire il 100% del capitale della società concessionaria dei tunnel Elizabeth River Crossings in Virginia, per un controvalore di circa 1 miliardo di euro. Bertazzo, secondo le stesse fonti, era molto sensibile al tema dell’indebitamento di Abertis cresciuto nell’anno della pandemia a 23,8 miliardi rispetto ai 21,5 di fine 2019, a fronte di ricavi operativi scesi da 5,4 a 4 miliardi. Perez, invece, è andato diritto per la sua strada e l’acquisizione si è fatta. Altre fonti riferiscono che si sia trattato solo di un ordinario confronto costruttivo su un’acquisizione. Tant’è che, si aggiunge, nelle linee strategiche di Atlantia Abertis viene indicata come piattaforma per lo sviluppo internazionale del business autostradale.
Si è comunque assistito a una costante e progressiva presa di maggior potere da parte del patron del Real Madrid. Da qui l’impressione che la recente manifestazione di interesse presentata ad Atlantia su Aspi rappresenti parte di un disegno ben più ampio che punta a ribaltare, anche nei pesi azionari, quei rapporti di forza che non sono più quelli del passato. In proposito, c’è chi fa notare che la stessa proposta presentata ad Atlantia, che valuta il gruppo nel range tra 9 e 10 miliardi, punti a una fusione tra Aspi e Abertis che andrebbe proprio in quella direzione. In uno scenario in cui Acs dovesse rilevare tra il 30 e il 44% di Aspi puntando all’88% insieme ad altri investitori, è evidente che l’integrazione di Aspi con Abertis porterebbe il fronte Perez in maggioranza rispetto allo status quo, con Atlantia diluita. Diverso se si “ripescasse” il vecchio progetto di scissione e Atlantia restasse socia di Aspi. Ma anche in questo caso c’è chi fa notare che non sarebbe opportuno che Atlantia mantenga la posizione di controllo in una futura «Aspi-Abertis». Ad ogni modo, se anche questa offerta in extremis non andasse in porto, secondo alcune fonti il manager spagnolo avrebbe almeno altre due carte da giocarsi per “riequilibrare” i pesi in Abertis. La prima riguarda il debito di Abertis. Le recenti acquisizioni fortemente volute da Perez lo hanno portato vicino alla soglia dei 23 miliardi. La sostenibilità è messa a dura prova dallo scenario della pandemia. È evidente che la necessità di nuovo capitale per Abertis si misurerà sulla base dell’andamento della crisi legata al Covid, ma se la situazione dovesse presentarsi Perez, che ha appena incassato quasi 5 miliardi di euro dalla vendita di asset industriali a Vinci, potrebbe sfruttare la situazione a suo favore per diluire la stessa Atlantia. La seconda strada, infine, secondo alcuni osservatori, potrebbe coinvolgere solo una negoziazione su quell’azione di Abertis che fa di Atlantia il socio di riferimento, ma è capace di ribaltare l’assetto del controllo. Ne consegue che comunque vada a finire la trattativa su Aspi, il fronte spagnolo appare deciso a contare di più. Fino a che punto si vedrà.