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 2021  aprile 09 Venerdì calendario

“Gelli poteva essere catturato Il capo dei Servizi bloccò tutto”


Una lista già in parte nota e indagini già in parte percorse: la Loggia P2 era tutto questo ancora prima di deflagrare mediaticamente nel maggio del 1981, quarant’anni fa, a due mesi dal blitz di Villa Wanda e della ditta Gio.Le, in provincia di Arezzo, luoghi culto ormai per studiosi e giornalisti che in questi giorni hanno ripercorso le tappe di quella scoperta. Ultima pubblicazione sul tema il libro edito da Sandra Bonsanti,Colpevoli(Chiarelettere 2021) scritto con Stefania Limiti. Ma tracce della loggia segreta erano già emerse durante le indagini che l’ex procuratore di Firenze, Pier Luigi Vigna, svolgeva per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio avvenuto il 10 luglio 1976. Nel libro scritto nel 2011 insieme a Giorgio Sturlese, In difesa della giustizia(Bur) Vigna rivela che fu lo stesso Licio Gelli a consegnargli dei nomi (una lista di 400 iscritti dal 1974) dei quali il magistrato non aveva riferito ad alcuno convinto, disse, che fossero già note al ministero dell’Interno (Rognoni). Sarà stato per questo forse che per l’ex venerabile quei nomi dati in pasto alla stampa dopo il blitz non furono fonte di grande preoccupazione. A riferirlo alla Commissione d’inchiesta sulla P2 il 14 dicembre 1983 è stato l’ex 007 del Sid Massimo Pugliese, deceduto, che rivelerà a Tina Anselmi: “Gelli volle far trovare gli elenchi… La visita della tributaria (GdF ndr) era annunciata”. Lo si legge nella preziosa raccolta di appunti pubblicati da Anna Vinci per Chiarelettere sempre nel 2011,La P2 nei Diari segreti di Tina Anselmi. Ancora Pugliese: “Gli elenchi sono in Svizzera al sicuro”.
Oggi però possiamo contare su una viva testimonianza delle omissioni compiute in favore di Gelli da organi dello Stato quando era latitante (1982-1987): l’ex capo sezione del Sisde Stefano Scorza, ora amministratore di società in Brasile, al Fatto Quotidiano racconta la sua storia solo in parte riferita nel 1993 alla stampa. “Nel 1984 Gelli – conferma Scorza –, poteva essere individuato grazie a una mia fonte, riferii l’informazione all’allora direttore del Servizio Vincenzo Parisi. Risultato: la fonte viene fatta arrestare dalla polizia per un mandato di cattura che pendeva sul suo nome, facendo sfumare così la possibilità di arrivare dritti al nascondiglio di Gelli. Parisi mi trattò male e mi disse di occuparmi solo del mio settore”. Il giudice Franco Ionta aprì una inchiesta sulla vicenda che per Parisi, il cui nome compare anche nel processo sulla Trattativa, finirà in archiviazione. Ma c’è di più: Scorza ci mostra un verbale di sequestro avvenuto nella sua abitazione nel 1993 nel cui elenco raffigurano le missive da lui preparate e mai spedite indirizzate a personalità politiche e istituzionali (incluso Craxi) per denunciare quanto accaduto. “In un primo momento non spedii quelle lettere, ma a farmi desistere del tutto è stato proprio Ionta durante un interrogatorio nel quale per la prima volta parlai della vicenda Gelli (1987). Mi chiese: ‘Ma lei queste lettere le vuole mandare?’ Ravvisai una minaccia da questa domanda e non le spedii più, me le sequestrarono definitivamente nel 1993 durante una indagine nei miei confronti priva di elementi e caduta subito dopo la morte di Parisi nel 1994. Fui costretto ad allontanarmi dall’Italia, diciamo su ‘consiglio’”.
Sempre perché in Italia non esistono misteri ma segreti sparsi a spuntare è una lettera indirizzata al “Carissimo Fr. (fratello ndr) Vincenzo Parisi”, datata 13 maggio 1980, con intestazione del G.O.I., nella quale l’avvocato Augusto De Megni ringrazia Parisi per l’invio di una sentenza che a Brescia aveva visto assolto il massone Adelino Ruggeri. Mentre il nome di Parisi è anche indicato in una lista a parte, senza numero di tessera, inserita tra i documenti sequestrati al colonnello del Sid Viezzer. Nel 1988 l’ex capo della Polizia alla Commissione stragi aveva dichiarato: “Gelli è oggetto costante di attenzione ma non sono stati raccolti elementi di rilevanza penale; sta cercando spazi politici ma come possibilità di trovare interlocutori per i suoi affari”. Insomma Parisi sminuì molto il ruolo di Gelli nonostante quell’appunto riservatissimo da lui redatto e dove è racchiusa la minaccia di Gelli allo Stato: “Se la vicenda viene esasperata – aveva fatto dire al suo avvocato Fabio Dean – tirerò fuori gli artigli”.