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 2021  aprile 08 Giovedì calendario

Biografia di Phil Foden

Si è romanzato in lungo e largo ieri nell’informazione calcistica inglese sull’abbraccio e il dialogo con le bocche protette dalle mani di due magnifici interpreti di Manchester City-Borussia Dortmund, Phil Foden e Erling Haaland, 39 anni in due, gli stessi di Zlatan Ibrahimovic. Il popolo del City si sta deliziando all’idea di vederli insieme il prossimo anno e per molte stagioni a venire. Lo zainetto blu con il quale Haaland si è presentato a Manchester lunedì e gli elogi sperticati di Guardiola sono considerati indizi interessanti di una gigantesca operazione di mercato. In attesa degli eventi, il City si è portato avanti con il prolungamento del contratto fino al 2025 di Kevin De Bruyne, il migliore in assoluto nella sfida dell’Etihad.
Numeri 
Intanto Pep si gode Phil Foden. Martedì, per una volta, è stato croce e delizia. Croce perché ha divorato due gol che avrebbero potuto garantire un ritorno decisamente più tranquillo al City. Delizia perché, oltre al 2-1 firmato al 90’, ha ribadito di essere uno dei fuoriclasse del presente e del futuro. Non è un caso che proprio De Bruyne cerchi l’inglese spesso e volentieri: il belga, classe 1991, capitano, ha individuato il suo erede. All’età di 19 anni e 315 giorni, Foden ha già giocato 113 partite e segnato 27 con la maglia del City. In Nazionale, 6 presenze e 2 reti. Totale, 119 match e 29 centri. Un percorso impressionante, che si può spiegare con il possesso di un enorme talento, la fortuna di aver incontrato un allenatore come Guardiola e una certa tenuta mentale, in cui l’unica nota stonata è la mezza scappatella con il connazionale, Greenwood, in Islanda, la scorsa estate. Meglio così: se non avesse sgarrato almeno una volta, avremmo potuto pensare di ritrovarci di fronte a un robot e non a un ragazzo originario di Stockport, con una famiglia senza grandi risorse economiche alle spalle.
Personalità 
Foden ha personalità da vendere. Il giorno dell’esordio in prima squadra, il 21 novembre 2017, gara di Champions contro il Feyenoord, cinque secondi dopo l’ingresso in campo chiamò subito il pallone. Era entrato al posto di un totem come Yaya Touré. Quel gesto, quasi spavaldo, mostrò subito lo spessore del giocatore. L’altra sera, dopo il gol rifilato al Borussia, Phil non ha esultato. Aveva siglato il 2-1, ma non era soddisfatto perché consapevole degli errori commessi in precedenza. Nove su dieci avrebbero liberato la loro gioia. Foden aveva l’aria seria. Non gli era bastata quella rete e quando nello sport non ti accontenti mai e sei esigente con te stesso, puoi solo migliorare e arrivare lontano. Ha sorriso solo alla fine, parlando con Haaland, facendo quasi tenerezza nel confronto fisico con il gigante norvegese. Un giorno, forse, parleranno insieme sul campo.