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 2021  aprile 08 Giovedì calendario

Il successo dei gemelli Winklevoss

NEW YORK Cameron e Tyler Winklevoss sono tornati sulla bocca di tutti nel mondo della tecnologia e degli affari soprattutto perché sono i proprietari di Nifty Gateway, la piattaforma per lo scambio di Nft (sta per non-fungible token) sulla quale un mese fa, a un’asta di Christie’s, è stata venduta un’opera solo digitale dell’artista Beeple al prezzo record di 69 milioni di dollari. Un’opera virtuale della quale è garantita la proprietà esclusiva dell’acquirente perché criptata su una blockchain: un sistema di controllo decentrato ma anche corazzato che ne assicura l’autenticità e la non replicabilità.L’incursione nell’arte digitale non è l’unico successo dei due gemelli canottieri olimpici e pionieri delle reti sociali che a suo tempo furono coinvolti, sfruttati e poi messi alla porta dal giovane Mark Zuckerberg al momento di costruire e mettere sul mercato Facebook, come ricorderà chi ha visto The Social Network. Dipinti 11 anni fa nel film come raggirati e sconfitti dallo spietato Mark che con le loro idee ha costruito un impero di social media con 2,8 miliardi di utenti che gli assicura un patrimonio personale di quasi 100 miliardi di dollari, i Winklevoss oggi non solo sono anch’essi enormemente ricchi (6 miliardi di patrimonio complessivo), ma si permettono il lusso di pronosticare la fine dell’era di Facebook. Avendo costruito la loro fortuna scommettendo – fin qui con successo – sulla filosofia del decentramento tecnologico (soprattutto cripovalute e blockchain), Cameron e Tyler arrivano a sostenere che le reti sociali centralizzate come Facebook non hanno futuro: «L’idea di sistemi tecnologici a controllo centralizzato è destinata a scomparire da qui a 10 anni», hanno detto in un’intervista a Forbes. «C’è un abisso tra il vecchio mondo e il nuovo universo dei cripto-nativi».
E loro, che coi remi ci sanno fare, si propongono come traghettatori. A 39 anni, i gemelli non possono più presentarsi come giovani innovatori, ma questo non riduce la loro carica rivoluzionaria: i miliardi guadagnati coi Bitcoin li stanno reinvestendo in un buon numero di start up impegnate a cercare di decentralizzare servizi digitali fin qui dominati dai giganti di Big Tech: non solo Facebook, ma anche Microsoft, Google e altri.
In tribunale
Zuckerberg nel 2009 fu costretto a pagare loro un indennizzo di 65 milioni di dollari
All’origine di questa loro rivincita c’è, comunque, sempre Zuckerberg che nel 2009 fu costretto a pagare loro un indennizzo di 65 milioni di dollari dopo aver perso la causa nella quale era stato accusato dai Winklevoss di furto di proprietà intellettuale per aver copiato le loro idee. Partendo da quel patrimonio, i gemelli costruirono un portafoglio di investimenti. Nel 2013 cominciarono a comprare Bitcoin: un suggerimento avuto da operatori finanziari d’avanguardia durante un party a Ibiza. Cameron e Tyler iniziarono gli acquisti della criptovaluta quando valeva 8 dollari: oggi un Bitcoin ne costa 56 mila.
Nel 2014, poi, i due fondarono Gemini, un mercato delle monete virtuali: una piattaforma sulla quale oggi vengono scambiare 33 diverse criptovalute che è in concorrenza con la (assai più grande) Coinbase. Un nome non scelto a caso: Gemini è il nome delle capsule spaziali costruite dalla Nasa prima del progetto Apollo, quello dello sbarco sulla Luna. Come Elon Musk o Jeff Bezos, anche i due gemelli sono affascinati dalle sfide spaziali. Ma, a differenza degli altri due miliardari, non costruiscono missili: si limitano a chiamare i loro dipendenti astronauti.
L’ultima avventura tra business più o meno stellari, ma sicuramente innovativi, l’hanno lanciata con Protocol Labs: un sistema open source col quale i loro clienti dovrebbero poter costruire nuovi tipi di servizi decentralizzati. Come Filecoin, un sistema di immagazzinamento dei dati del computer privo di controllo centrale ma garantito dalla blockchain nel quale gli utilizzatori guadagnano affittando il loro spazio di storage al momento non utilizzato.