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 2021  aprile 08 Giovedì calendario

Copasir, battaglia Salvini-Meloni

Lo scontro sulla presidenza del Copasir, rivendicata da Fratelli d’Italia come unica opposizione, è diventato un duello tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ignazio La Russa, che ieri al Senato ha ingaggiato una dura discussione con Roberto Calderoli, nega che ci sia un problema di questa natura: dice che si tratta invece di una questione per la democrazia e per il Parlamento. FdI prima abbandona la conferenza dei capigruppo del Senato e poi annuncia che molto probabilmente oggi diserterà la riunione del Comitato. «In una riunione di Ponzio Pilato non è possibile rimanere», tuona l’ex ministro della Difesa. Ma i leghisti non mollano Raffaele Volpi; FdI punta invece le sue fiches su Adolfo Urso, il vice presidente dell’organo di controllo dei servizi segreti.
Urso aveva dovuto rinunciare a guidare questa delicata e strategica bicamerale sull’altare di un accordo politico nel centrodestra che assegnava al suo partito le candidature alla presidenza in Abruzzo, Marche e Puglia. Ecco, adesso nella Lega viene ricordato anche questo passaggio compensativo per dire no alla destituzione di Volpi. Il quale tira dritto e convoca per le 14 di oggi il Copasir. Farà delle comunicazioni su alcuni documenti ricevuti, chiederà l’approvazione della relazione annuale sull’attività del Copasir, riunirà l’ufficio di presidenza per programmare i lavori e alcune audizioni (tra queste quelle del nuovo sottosegretario con la delega ai servizi Franco Gabrielli). Sono tante le questioni da discutere, dai rapporti con la Cina alla scoperta della spia russa, all’omicidio nel Congo dell’ambasciatore Attanasio. Insomma viene ripresa l’attività dopo un lunghissimo perido di stallo. I presidenti di Camera e Senato hanno impiegato un mese e mezzo per rispondere a una lettera di Volpi con la quale aveva messo a disposizione il suo mandato alla luce del passaggio della Lega dall’opposizione alla maggioranza. E aveva pure chiesto se il Copasir poteva continuare a lavorare con lo stesso presidente e con questo assetto istituzionale. Per Fico e Casellati non è automatico che la presidenza vada all’opposizione visto il precedente di D’Alema che continuò a presiedere il Copasir anche quando il Pd entrò nella grande maggioranza che sostenne il governo Monti.
«Eh no, il precedente della presidenza D’Alema non vale – precisa il capogruppo FdI Luca Ciriani – perché nessuno disse no a D’Alema, tutti i partiti erano d’accordo. Stavolta invece noi diciamo un no forte e chiaro». La Lega ribatte che questo non è affatto vero perché allora il Carroccio, all’opposizione, non era d’accordo e le sue richieste vennero bocciate. Non solo. «Nella maggioranza di Monti – raccontano con sarcasmo i leghisti che stanno seguendo la vicenda – c’era una signora che oggi è leader di Fdi ma allora era del Pdl e non si oppose alla riconferma di D’Alema».
Nel centrodestra in frantumi si combatte colpo su colpo. Sono quotidiani le critiche di Meloni al governo, mettendo in evidenza che Lega e FI sono costretti a subire le decisioni del Pd e di M5S. Ieri ad esempio la leader di FdI ha fatto notare che gli (ex) alleati hanno votato contro la sua mozione finalizzata a destinare ai ristori e alle aziende in crisi 5 miliardi del cashback. Un nervo scoperto, come le chiusure delle attività economiche anche nel mese di aprile. Tutto aiuta a soffiare nelle vele del consenso dell’opposizione di destra. La vicenda del Copasir fa parte di questa competizione per l’ egemonia della colazione. Le possibilità di un accordo per le comunali e i candidati-sindaci sarà sempre più complicato.
Meloni non intende mollare la presa. Fonti leghiste fanno notare che la presidenza di Volpi è riconosciuta come ottima. Anche il Pd lo riconosce, anche se ora qualche esponente dice pubblicamente cose diverse. «Quando aveva D’Alema da mantenere alla presidenza gli andava bene, ora che c’è la Lega in maggioranza non gli va più bene?”, dicono fonti leghiste. Ora l’unica soluzione sarebbe un accordo tra Meloni e Salvini. I presidenti Fico e Casellati ne prenderebbero atto. Ma non c’è aria di intesa. —