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 2021  aprile 08 Giovedì calendario

Fenomenologia del fischio

Se il fischio è una lingua, quello stradale indirizzato alle donne è il suo turpiloquio. Catcalling lo chiamano gli inglesi, letteralmente il richiamo per i gatti. Perché si fischia agli animali, ma non alle donne. Lo diceva nel lontano 1965 Julie Andrews nei panni di Maria, la protagonista del film culto Tutti insieme appassionatamente.Allora la sua ribellione veniva giudicata come una esagerazione. Lo ripete oggi la conduttrice Tv Aurora Ramazzotti. E il web la crocifigge. In realtà fischiare può avere mille intenzioni, dall’ammirazione allo sfottò, dalla disapprovazione all’aggressione, dalla segnalazione all’avvertimento. Ma se i significati di quelle intenzioni non sono compresi e condivisi, se non c’è un’intesa fra chi fischia e chi è fischiato, quel sibilo diventa un insulto. E non vale appellarsi a tradizioni e convenzioni per giustificare certe forme di stalking sonoro. Intanto perché non tutte le abitudini sono buone abitudini. E quelle cattive è meglio lasciarle al loro destino. Proprio come si correggono gli errori e gli orrori di una lingua. I refusi e gli abusi. Censurando volgarità e aggressività. È vero che fischiare è una delle più antiche forme di comunicazione umana e animale, ma come in ogni linguaggio è fondamentale distinguere parole e parolacce.Di fatto il fischio è un fenomeno ancestrale, al confine fra natura e cultura, tra umano e non umano, tra suono e rumore. Nasce come imitazione del canto degli uccelli e di altre creature che sibilano. Lo dice il termine stesso, che deriva dal latino fistulare.Da fistula, cioè una canna che emette una nota sibilante. Non a caso i tradizionali fischietti di terracotta o di ceramica, diffusi in tutti i paesi del mondo, hanno spesso forma di uccello o di serpente. Si tratta di strumenti segnalatori, ma anche di amuleti scaccia malocchio. In ogni caso messaggi in codice che gli uomini lanciano ai loro simili, o agli animali, o alla sorte. Come gli avvertimenti che il Signore indirizza agli uomini nell’Antico Testamento dove minaccia di far piovere su Israele una pioggia di fischi di scherno come segno della disapprovazione divina.Ed esistono perfino vere e proprie lingue fischiate. Come il celebre Silbo gomero, in uso fra i pastori delle isole Canarie, soprattutto de La Gomera, per comunicare a grande distanza. È un idioma fondato su due sole vocali e quattro consonanti, ma arriva a formare ben 4000 concetti, mettendo le dita in bocca per diversificare segni e significati. Più o meno come fa Trapattoni per comunicare in campo con i suoi giocatori.Nel 2009 l’Unesco ha iscritto il Silbo gomero tra i patrimoni dell’umanità e nelle scuole canarine è materia d’insegnamento.Esistono popoli come i Mazatechi, gli indios dello stato messicano di Oaxaca, che nelle conversazioni intime adoperano un fischio labiale, dai toni molto bassi, per sussurrarsi frasi sibilate. Un po’ come la cantilena zufolante di Kaa, il serpente buono del Libro della giungla. Come mostra uno studio apparso tempo fa su Nature, queste lingue attivano i medesimi centri del linguaggio verbale. Come dire che fischiare e parlare per il cervello sono la stessa cosa. Ma non lo sono per le persone e per le conseguenze sulle loro vite.Perché il fischio è più di un semplice messaggio. È un surplus, un segnale straordinario, una esagerazione mimica e sonora, che produce uno stato di eccezione comunicativo. E in questo tempo di molestie e femminicidi, che minacciano le libertà e l’integrità delle donne, le fischiate stradali diventano un inquietante segnale di pericolo.