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 2021  aprile 08 Giovedì calendario

Intervista a Nicola Zingaretti


Presidente Zingaretti, il Lazio è in cima alla classifica delle Regioni che hanno vaccinato di più. I tagli di AstraZeneca incideranno e in che modo sui vostri piani?«Noi viaggiamo su una media 26-27mila inoculazioni al giorno, ma se ci fossero i vaccini già oggi ne potremmo fare il doppio e arrivare in tempi brevi a 60mila, pari a 1,8 milioni di dosi al mese. Merito di una rete che nel Lazio conta più di 120 centri vaccinali, circa 2.500 medici di base e i grandi hub ».Ma in mancanza di rifornimenti, non si rischia una brusca frenata?«Mi pare evidente che il tema sia l’approvvigionamento.AstraZeneca rappresenta il più importante fornitore della Ue e questo continuo stop and go crea grossi problemi alle Regioni che devono programmare la somministrazione. Noi stanotte abbiamo aperto le prenotazioni ai 64-65enni, nel frattempo stiamo andando avanti con le seconde dosi per quelli più anziani. Se i vaccini non arrivano dovremo spostare gli appuntamenti e non è facile: parliamo di decine di migliaia di persone. Lavoriamo per evitarlo».Il governo Draghi aveva promesso di arrivare a 500mila dosi giornaliere entro fine mese.Le pare un obiettivo realistico?«Se si è fatta quella scommessa non ho motivo di dubitare che avesse basi solide. Intanto, però, le case farmaceutiche hanno comunicato tagli e ritardi sulle forniture. Un guaio che riguarda tutta Europa, non solo l’Italia. Aggravato da confusione e mancanza di trasparenza, come dire che un vaccino va bene solo per gli under 65 per poi sostenere l’opposto».Nel Lazio avete previsto di raggiungere l’immunità di gregge entro l’estate. Ce la farete?«Se arrivano le dosi sì. La nostra rete è tarata su quell’obiettivo. Ma purtroppo non dipende da noi».E da chi? Dall’Europa che ha sbagliato i contratti, dal governo che ha impostato male il piano, da Big Pharma che viola i patti?«È inutile andare a caccia di colpevoli in piena emergenza.Quando si parla di morti si devono proporre soluzioni, non fare polemiche. A fine marzo gli over 80 rappresentavano circa il 62% dei decessi totali, a conferma che bisognava concentrarsi, come noi abbiamo fatto, su vulnerabili e anziani. Nel Lazio oggi il 58% degli over 80 prenotati ha completato il ciclo vaccinale. E questo ci fa dire con ragionevole certezza che presto avremo un considerevole calo dei morti. Significa che stiamo rispondendo al primo assillo della pandemia: mettere in sicurezza chi avrebbe rischiato di più la vita».Ce l’ha con le Regioni che hanno preferito alcune categorie professionali agli over 80?«No. Ogni Regione fa storia a sé. Anche noi abbiamo ricevuto pressioni ma abbiamo sempre risposto che la nostra bussola era innanzitutto salvare vite e tutelare alcune funzioni indispensabili dello Stato: sanità, il comparto sicurezza e quello dell’istruzione».Pensa ancora che lo Sputnik sia un’alternativa valida?«Dovrà pronunciarsi l’Ema, poi l’Aifa. Se verrà giudicato idoneo per sconfiggere il virus e far ripartire l’economia credo che debba essere valutato senza pregiudizi».A proposito degli scontri di piazza, pensa che i ristoratori abbiano ragione a protestare?«Chiunque avverta incertezza sul futuro ha ragione di esprimere la sua preoccupazione. Ciò che trovo ingiustificabile è una certa politica che invece di provare a risolvere i problemi li cavalca, soffiando sulla paura delle persone. Pensare che l’economia possa ripartire prima di aver sconfitto il virus è una pia illusione. In questa fase l’unica risposta possibile è sostenere le imprese, aiutare i lavoratori e correrere correre correre col piano vaccinale.Ricordo che chi sta uscendo prima dalla crisi sono i Paesi produttori di vaccini, che hanno quantità sufficienti per battere la pandemia».Si può riaprire prima del 30 aprile nei territori Covid free, o è meglio tenere chiuso ovunque?«Dipenderà dalle curve di contagio che non a caso abbiamo deciso di monitorare ogni settimana. Una scelta saggia per riaprire senza rischiare di chiudere di nuovo. E se poi entro poche settimane riuscissimo a vaccinare tutti gli over 65, la risposta potrebbe essere ancora migliore».Passiamo ad altro. In tanti la stanno pregando di candidarsi a Roma, ma lei non vuole. Ha paura di perdere contro la Raggi?(Ride). «Ma no, faccio con rigore il presidente del Lazio e continuerò a farlo sapendo che il buon governo della Regione aiuta Roma: penso ai rifiuti, agli investimenti nelle periferie, alla gestione del Covid. Il problema semmai è un altro: si sta perdendo troppo tempo a parlare di nomi anziché dei temi che urge affrontare. La Capitale ha una grande prospettiva di rinascita grazie alle risorse del Recovery e al Giubileo del 2025. Perciò faccio un appello: basta toto-nomi, servono fatti e idee, rimbocchiamoci le maniche e presto torneremo a essere la locomotiva d’Italia.Nessuno degli attori in campo ci sta lavorando con la dovuta serietà».Intanto la città è sempre più sporca. Che si può fare?«La situazione è drammatica: la raccolta differenziata è ferma e il Campidoglio ha chiuso gli impianti senza progettare un’alternativa, preferendo esportare i rifiuti fuori Regione. Perciò ho firmato un’ordinanza per sollecitare Roma a darsi un piano impiantistico adeguato. Se entro il 30 aprile non arriveranno segnali, sarò costretto a usare i poteri sostitutivi e a individuare un commissario. Ma spero che non ce ne sarà bisogno».Oggi la Concorsopoli in Regione ha fatto la prima vittima: il presidente del consiglio si è dimesso. Glielo ha chiesto lei?«È stato Mario Buschini a ritenere di fare un passo indietro, dopo aver proposto l’istituzione di una commissione Trasparenza che farà piena luce. Penso sia il modo più serio e responsabile di affrontare una vicenda tanto delicata».