Avvenire, 8 aprile 2021
Biografia di Mirko Zanni (sollevatore di pesi)
Tra l’arte paterna e quella materna ha prevalso la prima. Così, piuttosto che seguire l’esempio di mamma Federica (velocista e primatista italiana con la 4x100) e sgobbare su una pista di atletica («Correre non mi piace»), Mirko Zanni ha seguito le orme di papà Giorgio, già recordman nazionale di powerlifting (dove il sollevamento avviene tramite squat, distensione su panca piana o stacco da terra), facendo dei pesi la propria professione, sin dall’adolescenza. «Da piccolo giocavo invece a pallavolo, dove ero un discreto palleggiatore. Per potenziare i muscoli facevo palestra e giusto per scherzo avevo partecipato a una garetta regionale a 13 anni. Mi è piaciuto e ho deciso di continuare». Nato e cresciuto a Pordenone («Il mio primo club è stata la Pesistica Pordenone, dove mi seguivano Luigi Grando e Dino Marcuz»), il ventitreenne del Gruppo sportivo dell’Esercito aveva già la bacheca zeppa di medaglie, tra iridate (bronzo ad Anaheim 2017), continentali (argento a Spalato 2017 e Bucarest 2018, bronzo a Batumi 2019) e giovanili (bronzo agli Yog di Nanchino 2014), ma il giorno di Pasquetta agli Europei di Mosca ha allungato la sua striscia, mettendosi al collo la medaglia d’argento (splendida come quella vinta ieri dall’azzurra Alessia Durante) e in tasca punti preziosi nel ranking olimpico. Per nutrire l’ambizione a cinque cerchi ha lasciato il Friuli per vivere in perenne raduno a Roma. «Divido l’appartamento con i miei colleghi in zona Prati Fiscali e mi alleno all’Acqua Acetosa. Mi ero reso conto che a casa ero senza stimoli, il trasferimento ha riacceso la scintilla. Il nostro è una sorta di collegiale permanente, coordinato dal direttore tecnico della Nazionale, Sebastiano Corvu». La strada verso Tokyo è stata piena di insidie: «Nel sollevamento pesi le Olimpiadi si conquistano al termine di un per- corso lungo più di due anni, scandito da competizioni Gold, cioè Mondiali e Europei, Silver, i tornei internazionali di primo livello, e le restanti gare in Italia e all’estero. Tutti i punteggi ottenuti si sommano e spediscono ai Giochi i migliori otto del ranking, più il primo di ciascun continente tra i non qualificati direttamente ». Attualmente numero sei del mondo, prima della trasferta d’argento di Mosca Mirko era tornato in azione dopo dodici mesi di stop forzato ai Campionati italiani, conquistando due ori nei 73 chilogrammi, mentre la categoria nella quale gareggerà in Giappone saranno i 67: «Il mio peso forma è di 69 chilogrammi, quindi dovrò perderne due. Lo farò attraverso una dieta bilanciata, consigliata da un nutrizionista, che mi porterà a ridurre il peso in maniera graduale, senza sbalzi che possano compromettere la potenza». Per conquistare l’alloro olimpico occorrerà eccellere in entrambi gli esercizi di cui si compone la disciplina: lo strappo e lo slancio. «Il primo è un movimento unico, molto esplosivo. Nel secondo l’alzata si divide in due parti: la girata, che consiste nel portare il bilanciere sulle spalle, e la spinta, con cui l’attrezzo viene sollevato sopra la testa. Ai Giochi ci saranno tre alzate di strappo e altrettante di slancio. La somma determinerà la classifica finale». Per un ragazzo che vanta come record 150 chili nello strappo e 180 nello slancio, il percorso di crescita è scandito da allenamenti continui: «Lunedì, mercoledì e venerdì facciamo la doppia seduta, martedì, giovedì e sabato ci limitiamo a una sola. Ogni settimana passiamo più di 20 ore in palestra. Se voglio ambire a qualcosa di grande dovrò migliorare entrambi i record». Sacrifici effettuati con in mente una medaglia da far brillare sul petto, in quella che potrebbe essere anche l’ultima occasione della vita. Il sollevamento pesi è finito nel polverone per via dei numerosi casi di doping: è possibile che nel 2024 a Parigi possa anche essere escluso dal cartellone olimpico: «I problemi all’interno della Federazione internazionale ci sono stati. Devo ringraziare il presidente nazionale, Antonio Urso, che ha sempre combattuto e continua ancora a farlo per avere una disciplina pulita. Penso che una luce in fondo al tunnel si possa vedere, pertanto auspico che i pesi continuino a stare dentro i Giochi. D’altronde si tratta di una specialità antichissima, sebbene poco nota. L’Italia ha vinto medaglie d’oro negli anni Venti (una ad Anversa 1920 e tre a Parigi 1924) e Ottanta (il trionfo a Los Angeles 1984 di Norberto Oberburger), è giunto il tempo di riprovarci». L’unico modo per garantire la massima pulizia nell’ambiente è incrementare i controlli a sorpresa al di fuori delle competizioni. «In un mese ne ricevo almeno tre, senza considerare quelli effettuati al termine delle gare. Se controllassero tutti come fanno con noi italiani, allora potremmo essere più tranquilli». Amante delle auto sportive e della pesca, Mirko non si è mai pentito della sua scelta di vita agonistica: «L’anno scorso in primavera ero nella stessa forma di adesso, quindi non saprei se l’anno in più mi abbia fatto bene o male. La consapevolezza è però diversa, sono più maturo e pronto per la sfida olimpica».