La Gazzetta dello Sport, 7 aprile 2021
Intervista a Usain Bolt
Dici Bolt e senti il vento. Pensi all’idea stessa della velocità, dell’eleganza che corre. Per dieci anni ha dominato la scena dell’atletica leggera guardando gli altri, alle sue spalle, con quel sorriso che ben ricordiamo. Nessuno era mai riuscito a vincere 100 e 200 per tre Olimpiadi consecutive. Ci è riuscito lui, Usain, tra Pechino 2008 e Rio 2016, passando per Londra 2012 e una serie pazzesca di ori e di record. Tre Olimpiadi, come i tre mondiali di Pelé, come i tre titoli mondiali di Muhammad Ali… giusto per citare altre divinità dello sport con i quali Bolt si confronta. Sì perché il giamaicano è tra gli immortali. Un capitolo importantissimo nella storia dello sport lo ha scritto lui. Difficile stabilire quale sia il suo posto nella Hall of Fame di sempre, ma qualsiasi siano le regole d’ingaggio al gioco del più grande, Usain è almeno sul podio. E per il gradino più alto può guardare negli occhi Ali. Ora Bolt ha 34 anni, non gareggia più dal 2017, ma nessuno è riuscito a raccogliere la sua eredità. I primati mondiali dei 100 (9”58) e dei 200 (19”19) sono ancora suoi e in noi alberga la convinzione che se tornasse ad allenarsi per i Giochi di Tokyo sarebbe ancora lui l’uomo da inseguire. Bolt, nel frattempo, si è dato al calcio (per qualche tempo ha avuto velleità agonistiche), è diventato brand ambassador di Hublot, si occupa della Fondazione che porta il suo nome ed ora è papà di una bimba spettacolare, nata nel maggio del 2020. L’ha chiamata Olympia Lightning (fulmine) giusto due paroline evocative della sua carriera… In occasione dei 125 anni della Gazzetta, Bolt ha accettato di chiacchierare con noi.
Usain, prima di tutto congratulazioni! È diventato papà di una splendida bambina che avrà un anno a maggio, un’altra medaglia d’oro per lei, anzi, qualcosa di ancora più bello!
«Sì, per me è molto meglio. Era da tanto tempo che desideravo diventare padre e sono molto felice. La nostra piccola è bellissima, vale più di una medaglia d’oro. Mi fa sorridere ed è la cosa più bella del mondo…»
Ha scelto un nome spettacolare: Olympia Lightning, un nome forte!
«Sì, è un nome molto forte. È stata la mamma a scegliere quel nome e io le ho detto: “così la stai spingendo a fare atletica, con quel nome penseranno tutti subito alle Olimpiadi”. Ma non sarò io a forzarla: vedremo che cosa succederà».
Da atleta, ha infranto tutti i record di velocità sui 100 metri. Secondo lei, in futuro, sarà possibile scendere sotto i 9 secondi?
«Secondo me no, la vedo molto difficile. Il record sui 100 metri viene battuto ogni volta di pochissimo, quindi penso proprio di no. O almeno, se dovesse succedere, non sarà nell’arco della mia vita. Non vedrò un record sotto i 9 secondi».
Cosa le manca di più delle gare e degli allenamenti del suo passato di grande atleta?
«Mi manca l’adrenalina della competizione, la competizione che amavo, correre contro i migliori e trovarmi in uno stadio pieno di gente. Cose che mi facevano venire i brividi ogni volta. Ho sempre trovato bellissimi quei momenti».
È da sempre un super appassionato di calcio. Chi è il migliore tra Messi e Ronaldo?
«Per me è difficile scegliere perché sono un tifoso dell’Argentina ma sono anche un grande ammiratore di Cristiano sin dai tempi del Manchester United perché, appunto, sono anche un supporter dei Red Devils. Penso però che Cristiano abbia qualcosa in più perché ha dimostrato il suo valore nel campionato italiano, in quello spagnolo e anche in Premier. Quindi, personalmente, direi Cristiano Ronaldo. E ci sono giovani molto interessanti, Mbappé per esempio sta crescendo molto, molto in fretta. Non vedo l’ora di vedere fin dove sapranno arrivare questi giovani di talento».
Il nostro giornale, La Gazzetta dello Sport, quest’anno compie 125 anni, la stessa età dei Giochi Olimpici. Gazzetta e Olimpiadi sono gemelli…
«Bellissimo! Un lungo viaggio… Complimenti!»
Usain Bolt a parte… Chi è stato il più grande atleta nella storia dello sport?
«Oddio, ce ne sono tanti. Ho sempre sognato di essere nominato assieme ai grandi campioni come Diego Armando Maradona, Pelé, Muhammad Ali e fuoriclasse del genere. Ma non posso nominarne solo uno, ce ne sono tanti. Sono solo felice di poter essere considerato tra le grandi leggende dello sport».
Da bambino era già un fenomeno. Quando ha capito che sarebbe diventato il più grande dell’atletica di tutti i tempi?
«Ho cominciato a capirlo nel 2008 a Pechino, dopo aver vinto la mia prima Olimpiade. In quella occasione il mio allenatore mi disse: “Usain, se ti impegni a fondo diventerai tra i migliori atleti della storia. Hai visto che cosa sei riuscito a fare? Se continui ad allenarti e ad essere determinato, sarai tra i grandissimi dello sport in assoluto”. Aveva ragione…».
È sempre in prima linea per aiutare chiunque ne abbia bisogno. Ha mai pensato seriamente di entrare in politica?
«No, ho sempre cercato di stare alla larga dalla politica, non è un mondo che fa per me. Voglio dare una mano. Con la mia fondazione ho lavorato insieme al governo giamaicano in questi anni per fare della beneficenza, ma la politica non fa per me».
Ha girato il mondo e ha gareggiato anche in Italia. Ha dei ricordi speciali riguardo Roma o al nostro paese, l’Italia?
«Per me è uno dei luoghi migliori del mondo. Ogni anno che venivo a Roma per il Golden Gala, c’era sempre più gente. Ho ricevuto molto sostegno e mi piace molto l’Italia in sé. La vostra storia è pura. Meravigliosa! Noi che veniamo dalla Giamaica ne siamo affascinati. Ho un ricordo preciso dello Stadio dei Marmi con quelle statue che sono spettacolari sculture. Un luogo magico».
Ha in programma di andare a Tokyo a tifare per la Giamaica?
«Sì, mi piacerebbe molto. Dipende da cosa succederà nei prossimi mesi. Io vorrei andare in Giappone, quindi, se le Olimpiadi saranno confermate come spero, farò di tutto per esserci perché mi piacerebbe essere in tribuna a fare il tifo. Le ultime edizioni le ho vissute in pista ora mi piacerebbe capire che cosa si prova lassù in alto a vedere correre gli altri…».
Qual è stato l’ultimo evento sportivo che l’ha particolarmente coinvolta come spettatore negli ultimi anni?
«Vi sorprenderò: il Super Bowl vinto da Tampa Bay di Tom Brady, che ci ha battuto in semifinale… sì, io sono un super tifoso dei Green Bay Packers e abbiamo perso. Ci sono rimasto male perché ero convinto che fosse il nostro anno ed è stata dura da digerire. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire che non abbiamo raggiunto la finale… Ogni volta che ci penso la cosa mi infastidisce e mi fa ancora rabbia».
Lei è un testimonial speciale di Hublot. Cosa vuol dire il tempo per lei?
«Per me il tempo è tutto. Anni fa, nelle mie giornate c’era soltanto l’atletica. Io correvo e basta. Ma adesso, come padre, cerco di trascorrere quanto più tempo possibile con mia figlia, di insegnarle le cose giuste e di farla crescere bene. Cerco di sostenerla il più possibile. So dare valore al tempo. Ecco perché per me il tempo è sempre stato tutto».
Ha un progetto di lavoro o sportivo su cui sta lavorando al momento?
«Progetto sportivo no, lo sport è un po’ in calo in Giamaica adesso. Per ora sto lavorando principalmente a far crescere le attività benefiche della mia Fondazione. E stiamo facendo tante cose, ho molte attività con le scuole. Le mie giornate sono piene».
Come vede il mondo in questo periodo di Covid? L’ha avuto anche lei, vero?
«Sì, è vero, sono stato contagiato dal Covid nell’agosto dello scorso anno. È stata dura. È dura per tutto il mondo, per tutti coloro che conosciamo. Ma dobbiamo restare uniti come Paese e come mondo e puntare sui vaccini che finalmente sono distribuiti con una certa continuità. Penso che le cose un po’ alla volta stiano tornando alla normalità. Vediamo cosa succede, è dura ma vediamo la luce alla fine del tunnel».