La Gazzetta dello Sport, 7 aprile 2021
Tutte le volte che la Juve ha richiamato l’allenatore
Signora, ci risiamo: un altro ex si riavvicina alla panchina. La Juve, che oggi vuole capire che futuro sarà con Andrea Pirlo, si guarda intorno: Andrea Agnelli rivede Massimiliano Allegri, guarda il caso. L’allenatore dei cinque scudetti di fila resta in attesa, il ritorno in bianconero non è automatico, ma c’è di sicuro qualcosa nell’aria. In 124 anni, è comprensibile che ci siano stati ritorni di fiamma. Il primo per Virginio Rosetta, negli anni Trenta e Quaranta. Nel dopoguerra, l’altro bis da tecnico bianconero è stato di Carlo Parola, poi è toccato a Giovanni Trapattoni, quindi a Marcello Lippi. Tutti sono stati fior di professionisti da calciatori, prima di passare alla panchina. Stelle come Zoff, Capello e Ferrara invece hanno prima giocato nella Juve, poi l’hanno guidata, come Pirlo. Ma l’addio e il ritorno da mister in casa bianconera è riservato a pochissimi. E i bis non sempre sono stati un successo.
La prima corazzataViri Rosetta, primo grande colpo di mercato della Juve, è stato pilastro della difesa nei cinque titoli di fila dal 1930 al 1935. Nei quattro anni successivi è stato anche allenatore: conquista la Coppa Italia 1937-38, non più lo scudetto, superato da Bologna e Ambrosiana Inter. Torna in panchina nel 1942-43, ma la sua Juve cede il passo al Torino: Rosetta quindi lascia il posto a Felice Borel. Molto intenso anche il legame tra la Juve e Parola, formidabile centromediano campione d’Italia nel 1950 e 1952 con Boniperti e i danesi Hansen e Praest. In campo è Parola, ma soprattutto gesto: con la sua rovesciata a Firenze, diventa il simbolo delle figurine Panini dal 1965. Dal 1959-60, gli Agnelli gli affidano la corazzata con Boniperti, Sivori e Charles: scudetto e Coppa Italia al primo anno, tricolore anche nel secondo, ma 12° posto nel terzo. Il tracollo porta al cambio con il brasiliano Amaral. Parola girovaga per anni in provincia, poi il suo amico Boniperti, nel frattempo diventato presidente, gli dà un’altra chance nel 1974-75, al posto di Vycpalek. Carletto non delude: a distanza di 14 anni, è ancora campione d’Italia. Nella stagione successiva i bianconeri, lanciatissimi verso un altro titolo, nello sprint finale si inceppano, anche per le accese liti nello spogliatoio. Il sorpasso del Torino di Gigi Radice costa la panchina a Parola.
Il bis riuscitoNel 1976 la Signora punta su Trapattoni, che aveva appena guidato il Milan al terzo posto, per un progetto di lungo corso. L’esperimento riesce alla grande, la Juve vince in Italia e nel mondo, Trap piace a tutti, anche a un’ambiziosa Inter che nel 1987 riesce a ingaggiarlo e, due anni dopo, a centrare lo scudetto dei record. Dopo il flop del 7° posto nel 1990-91 con Maifredi, l’Avvocato Agnelli non ci pensa due volte e si riprende Trap. La restaurazione però non riporta la Juve al titolo: buoni piazzamenti, la Coppa Uefa 1992-93, con Baggio Pallone d’oro. La svolta in panchina del 1994 è diretta conseguenza del rinnovamento ai vertici del club. Con Umberto Agnelli, il governo della Juve passa a Giraudo, Moggi e Bettega. Il nuovo tecnico è Lippi, in arrivo dal Napoli: scelta azzeccata, visto che la Juve non soltanto si riprende subito il primato in Italia, ma nel 1996 è campione d’Europa e del mondo. Nel 1999, è lo stesso tecnico toscano a farsi da parte quando si rende conto di non avere più presa sul gruppo. Anche lui trascorre un periodo all’Inter, ma non fa il botto. Dopo la parentesi dei due secondi posti con Ancelotti, scatta ancora la legge dell’ex: nel 2001 Lippi torna e rivince due scudetti, nel 2003 deve arrendersi soltanto ai rigori nella finale di Champions a Manchester contro il Milan. Ora in orbita bianconera c’è un altro ex toscano, Allegri. Signora, alla prossima puntata…