la Repubblica, 6 aprile 2021
Cosa è successo in Giordania
LONDRA — Completo nero, camicia bianca, kefiah biancorossa in testa, il giovane re Abdallah attendeva in piedi davanti al trono, affiancato dall’ancora più giovane principe Hamza, suo fratellastro. Il giorno prima, nella stessa sala di palazzo reale, sulla collina che domina Amman, Abdallah e Hamza avevano accolto i grandi della terra: Clinton, Blair, Chirac, Eltsin, Carlo d’Inghilterra, Juan Carlos di Spagna, venuti al funerale di loro padre Hussein, dal 1952 al 1999 sovrano di Giordania. Adesso, secondo un’antica tradizione, in fila indiana a salutare il successore c’era il popolo: capi delle tribù beduine, pastori nomadi, bottegai del bazar, ammessi a corte senza tanti controlli, tra i quali si era intrufolato l’inviato di Repubblica. «Buongiorno Maestà – dissi ad Abdallah, suo padre era molto stimato anche in Italia: il secondo leader arabo, dopo l’egiziano Sadat, a firmare la pace con Israele». «Grazie, lo so, lo amavano tutti», rispose. «Partecipo al vostro dolore», dissi poi al 18enne principe Hamza, stringendogli la mano. « Thank you so much », replicò in inglese perfetto.Tre settimane prima di morire di cancro a 64 anni, re Hussein aveva rimosso suo fratello minore Hassan dal ruolo di principe reggente ed erede, dopo averlo pubblicamente accusato di voler cambiare l’ordine dinastico a favore della propria famiglia. Il piano originale di Hussein sarebbe stato di insediare sul trono il fratello Hassan solo per il tempo necessario a fare maturare il più amato dei suoi figli, l’ancora troppo acerbo principe Hamza. Cambiando programma in extremis, il “piccolo re”, come era soprannominato per la statura fisica, non certo per il fascino, il potere e il glamour che esercitava sul Medio Oriente, dovette modificare anche la linea di successione, designando erede il figlio più grande, l’allora 37enne Abdallah, capo delle Forze speciali, nato dal matrimonio con la seconda moglie, l’inglese Toni Gardiner. Ma Hussein fece giurare ad Abdallah che avrebbe a sua volta nominato erede il fratellastro Hamza, nato dal suo matrimonio con la quarta moglie, l’americana Noor: il prediletto, «invidiato sin dall’infanzia perché mi è più vicino di chiunque altro», come il sovrano dichiarò tornando frettolosamente a spegnersi in patria, per evitare il colpo di mano del fratello minore.Visto da vicino, Hamza sembrava la reincarnazione di Hussein. Alla impressionante somiglianza fisica se ne sarebbero aggiunte altre. Gli studi a Sandhurst, l’accademia militare più prestigiosa d’Inghilterra, la stessa da cui era uscito il padre mezzo secolo prima. Una moglie nata e cresciuta all’estero (in Canada), la principessa Basmah, bella e “straniera” quanto Noor. Il gusto per l’avventura: Hussein attraversava il deserto in motocicletta, Hamza lo sorvolava da pilota militare.L’ultima similarità è la rottura tra fratelli. La storia si ripete: cinque anni dopo la scomparsa di Hussein, re Abdallah si rimangia il giuramento fatto al padre sul letto di morte, togliendo ad Hamza la carica di principe ereditario con la scusa che quel «titolo simbolico ti impedisce di assumere responsabilità che sei pienamente qualificato a intraprendere». Passano altri cinque anni, e la defenestrazione è completa: nel 2009 Abdallah annuncia che sarà il proprio figlio, non il fratellastro, a succedergli.Da allora, il principe che ha perso il trono due volte è rimasto nell’ombra fino allo scontro aperto di questi giorni: l’accusa nei suoi confronti di complotto con agenti esteri e gli arresti domiciliari, il video fatto pervenire alla Bbc in cui contro accusa il governo giordano di corruzione e i tweet in suo sostegno della madre Noor. Poi, ieri, il suo audio di sfida sui social media: «Non obbedirò al divieto di uscire di casa, di scrivere su Twitter, di comunicare. La situazione è difficile, sono state richiamate tutte le mie guardie, il capo delle Forze Armate è venuto a casa mia a minacciarmi. Non farò mosse immediate, ma certamente non obbedirò ai loro ordini». Eppure, poco dopo, l’annuncio della casa reale che Hamza ha firmato una lettera di “fedeltà al re”. Mediatore tra i due fratelli: lo zio principe Hassan, colui che aveva “tradito” re Hussein. Vedremo se è il finale di questa faida shakespeariana o solo una nuova puntata.