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 2021  aprile 06 Martedì calendario

La politica di Spirlì passa anche per lo stoccafisso


Ma stasera cosa mangiate?». E va bene, la politica social è questa, o almeno è anche questa, ormai: invadere l’intimità, violare lo spazio un tempo sacro della cucina, e darsi in pasto al pubblico. Ogni giorno ce n’è una o anche due. Così ieri è spuntato fuori un frammento di video in cui il presidente reggente della Calabria, Nino Spirlì, auto raffiguratosi in automobile, con espressione ispirata o forse stanca, comunque si abbandonava a una diretta Facebook, cioè lui parlava, chiedeva e la gente gli rispondeva per iscritto.
Cerimonia buffa, ma anche istruttiva nel suo genere quasi inedito. Perché lui per cena si aspetta stoccafisso in insalata; ma c’è chi tenta di riportarlo su un terreno più tradizionale: quando sarà approvato il decreto per finanziare le aziende? Spirlì, distratto, esita, bofonchia qualcosa sui bandi, «su quello che abbiamo fatto...», ma finalmente Rossella viene in soccorso: spaghetti. «Buoni!» commenta lui sollevato; e come in una telecronaca aggiorna le risposte: «Rita, salsiccia», «Rosita melanzane ripiene», accolte con un sorriso ghiotto, «ci sono dei bandi precisi...», ma subito: «Carciofi al forno con besciamella, Francesco», «Pipi (peperoni, ndr) e patate, Alessandro», giubilo: «Ma è meraviglioso, grazie ragazzi, veramente mi fa piacere!». Sabrina chiede: «Perché non si candida a presidente?». Però Nino, che in cuor suo ha deciso da un pezzo che si candiderà con il centrodestra con il sostegno di Salvini, s’atteggia a politico prudente e astuto: «Intanto facciamo quel che dobbiamo fare».
Nel buio dell’abitacolo riprende dunque la performance del menù digitale: «Vincenzo, una pastina», «Mario Pio, carciofi ripieni», «Patrizia, zuppa di farro», un mezzo sospiro «Teresa, broccoli e salsicce», «Giampino lo spezzatino», «pasta ai quattro formaggi e farfalle al salmone».
L’agognata vicinanza si trasfigura in autentica gratitudine: «Ecco, vedete cosa significa fare famiglia?». E d’accordo, non si cascherà nella tentazione di ricordare che la Calabria ha tanti problemi, l’ultimo o penultimo sulla nomina del commissario di una certa Asl, conquistò mesi fa anche fuori Italia un’attenzione fra il tragico e il grottesco.
Oltretutto Nino Spirlì viene dallo spettacolo; per cui un po’ è personaggio, ma un altro po’ si è montato la testa e ci ha preso più gusto. Le sue pagine social sono un colorito deposito autobiografico, forse a suo modo un laboratorio di occhiacci, bacetti, lingue di fuori, madonnine e braccialettoni esotici, oggetti sacri e torte al cucchiaio, una pure recante la copertina del suo romanzo “Diario di una vecchia checca” (Minerva, 2012). Ma attenzione: per quanto lo si possa vedere nei panni di Edith Piaf in “Pirandello Drag”, o per allegra scaramanzia disteso persino dentro una bara, se anche in Calabria la politica si fa così, beh, non dipende da lui, che semmai ha aderito al canone e al casting della gastronomia di prossimità ruffiana e meta-famigliare.
Sennonché siccome davvero il mezzo è il messaggio, solo sia consentito di osservare come dai social provenga un’irresistibile pressione pornografica. E non c’entra il sesso, ma l’iper-comunicazione, la caduta delle distanze, la trasparenza obbligatoria. Non c’è più spettacolo, non c’è più finzione, non c’è più illusione, tutto, il potere, il cibo, il sentimento, finisce sotto la cruda luce della scena oscena. Mangiare, votare, dormire, forse sognare.