Avvenire, 6 aprile 2021
Un libro sulla storia del pane
Il pane fra sacro e umano: titolo che esprime un tema centrale della storia. Il libro, di Zeffiro Ciuffoletti (Le Lettere, pagine 200, euro 15,00), specifica nel sottotitolo “Dal Medioevo cristiano al Novecento” il periodo storico indagato. E contemporaneamente la prospettiva in cui il tema è affrontato, rigorosamente storica, non antropologica: sappiamo che il pane, in quanto realtà e simbolo, è elemento centrale dell’esperienza umana sin dalla preistoria, per mantenere la sua centralità nel mondo antico, mediterraneo e non solo. Questa impostazione può forse giustificare una ingenuità, a mio parere, da cui il saggio pare prendere spunto: «Carlo Levi scrisse che il pane costituisce la prima prova della civiltà e la più profonda delle sue espressioni». La battuta di Carlo Levi non mi pare un’intuizione antropologica folgorante. All’origine della civiltà, secondo Vico e nella straordinaria versione poetica del Foscolo nei Sepolcri, ci sarebbe la sepoltura dei morti, la memoria. Analoga la visione della paleoantropologia, scienza nata nel Novecento; e gli storici delle religioni si muovono in quella direzione, fino a Julien Ries. E, ancora, il dono del fuoco agli umani da Prometeo, come attesta Eschilo: questi i momenti da cui nasce la civiltà. Da cui, poi, tra altri risultati, il pane: conseguenza, non mito di fondazione come sostiene Carlo Levi. Dopo questa partenza, il saggio di Ciuffoletti si rivela però, subito, acuto, documentato e brillante poiché sviluppato dall’autore nella sua prospettiva di storico che considera gli aspetti sociali e culturali con una capacità di comparazione apprezzabile e uno stile rigoroso quanto accattivante. L’apertura è su un nodo cruciale, la storia della disputa sulla natura sacra o soltanto simbolica del pane nell’Eucarestia, che lacerò il mondo cristiano per secoli, dal Medioevo all’età moderna. La transustanziazione: il pane dell’ostia, diviene il corpo reale di Cristo o rimane un suo puro simbolo? È una questione esiziale. Importante questo capitolo che si sofferma sull’Ultima cena e su una discussione diffusa e appassionata, con qualche rilievo molto interessante: Lutero, nella sua critica alla Chiesa, aveva attaccato la messa come creazione degli uomini, inscritta in un sistema di mondanizzazione e profitto del clero, ma nello stesso tempo non dubitava della trasformazione del pane: credeva che divenisse corpo di Cristo, accettandone il mistero. Ciuffoletti passa a una riflessione sul pane nella società prima europea e poi occidentale, con una trattazione ricca e suggestiva, dal “Pane della Regina” nel cinquecento francese, il pane che accompagna secoli segnati dalla tragedia della sua mancanza, fino al “pane miccia” della rivoluzione francese: il popolo credeva a una congiura di aristocratici e ecclesiastici per sottrarlo ai ceti poveri. Il complotto era una fantasia, il pane però mancava davvero... e a Parigi come nelle campagne si moriva di fame. Le campagne napoleoniche, il tifo, il vaiolo, la guerra di secessione americana, la crisi di fine secolo in Italia, il problema del pane nella Prima guerra mondiale. Secoli di storia accompagnati dal pane, sacro corpo di Cristo per noi cristiani, ma necessario pane quotidiano per tutti, simbolo della vita, nato dalla semina, dalla mietitura, dalla macinazione, impastatura, cottura accanto al fuoco. In questi termini, certo, il pane è comunque, ovunque e da sempre sacro.