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 2021  aprile 04 Domenica calendario

Biografia di Gabriele Patriarca

A cinque anni ha piazzato il primo colpo artistico della sua carriera. È il 1993 e "Il coccodrillo come fa?" stravince l’edizione numero 36 dello Zecchino d’oro. Non soltanto una canzoncina per bambini. L’interrogativo irrisolto sul verso del rettile si balla in discoteca, nei villaggi dell’estate, tutti continuano a canticchiarlo. Il motivetto s’incolla alle orecchie e non le molla più.
Oggi Gabriele Patriarca, quel bambino sul palco, è uno dei personaggi più influenti e conosciuti del settore del doppiaggio. Lì, in sala a Roma, lo troviamo, alle prese con i problemi dell’emergenza Covid: «Anche noi abbiamo subito il primo lockdown e tutto il comparto si è completamente fermato. Poi abbiamo ripreso, a fine aprile 2020 abbiamo lavorato tantissimo, perché erano rimasti indietro molti prodotti. Adesso stiamo subendo il fatto che i set sono rimasti fermi a lungo, in tutto il mondo».
Anche in quest’attività è cambiato un mondo: «Si lavorava in più d’uno intorno a un leggio. Non è più stato possibile, ci siamo fermati anche per sistemare le sale di registrazione, ora c’è il plexiglass e giocoforza ognuno, regista, direttore, attore, deve lavorare in una situazione singola. E ogni volta che uno finisce, scatta la sanificazione della postazione. Ogni studio si è adeguato con grossi investimenti».
In un film, anche d’animazione, il protagonista che appare, che si vede, caratterizza il prodotto. Anche la voce, però, è determinante. Chi fa questo lavoro si sente penalizzato? «Lavorare nell’ombra, per me che sono timido, è una bella prerogativa. Ma oggi con il fenomeno dei social che impazza si cerca un po’ tutti di emergere, di apparire. I fan vogliono le dirette su Istagram. E tante mamme chiedono di inviare dei brevi WhastApp vocali ai loro figli».
Il "Coccodrillo" non è mai stata una limitazione? «Tutt’altro, io sono stato apripista. Io sono contentissimo di averlo cantato, ne vado molto fiero».
Così si torna all’indietro, a quei tempi a Roma: «Nacque tutto per caso. All’asilo le maestre avvisarono mia madre che c’era un’audizione e io ero portato per la musica. L’ho fatta grazie al maestro Silvano Polidori, alla fine mi hanno affidato questa canzone a Bologna. C’era Cino Tortorella, il mago Zurlì; c’era Mariele Ventre a dirigere il coro». Sul palco a cantare c’era anche Carlo Andrea Masciadri. Siete rimasti amici? «Ci siamo rivisti qualche anno fa alla trasmissione di Carlo Conti "I migliori anni". So che suona l’oboe in un’orchestra sinfonica svizzera».
La carriera mette il turbo da subito: «Allo "Zecchino" mi aveva visto il regista Giorgio Capitani, da piccolissimo sono stato sul set di alcuni episodi del "Il maresciallo Rocca" con Gigi Proietti. Ho fatto sei, sette fiction di fila». Arriva la svolta: «Abbiamo realizzato uno sceneggiato in Irlanda e tutta la parte l’abbiamo dovuta ridoppiare a Roma. Mi sono innamorato, una delle prime cose che ho fatto è stata "La gabbianella e il gatto". Oggi è il mio lavoro per 20 ore al giorno, come attore, come direttore di doppiaggio, scrivo i dialoghi delle serie che dirigo».
I segreti di una professione: «Ho una traduttrice di fiducia che traduce in modo letterale il copione. Poi lo "metto" sul labiale, preparando a casa i copioni». Una curiosità. L’inglese ha parole molto brevi, l’italiano mediamente lunghe: «Infatti. Rispetto all’inglese c’è il 30 per cento di lunghezza delle frasi che va tolta, dicendo però le cose chiave. Poi va rispettato il labiale: dove ci sono m, p, t, tu non puoi pronunciare lettere con la bocca aperta, come la vocale a. Se no il pubblico se ne accorge e diventa un doppiaggio scadente».
Patriarca è rimasto tenacemente attaccato al nodo infantile: «I bambini danno le soddisfazioni più belle». Scandisce: «Ora va alla grande Ben Ten, poi ci sono i Teen Titans con un personaggio che si chiama Pipi. Ma ho sempre raccolto grande successo con Harry Potter, dove ho dato voce a Neville Paciock, personaggio molto amato presente in tutti i film. Mi invitano sempre ai raduni».
Ora le energie sono concentrate su un nuovo progetto: «Lo sto realizzando come direttore del doppiaggio con l’ottima Serena Rossi, sarà una cosa molto prestigiosa».