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 2021  aprile 04 Domenica calendario

La parata delle mummie al Cairo

Una parata di re, compreso il grandissimo Ramses II, nei loro sarcofagi dorati, su carri che ricordavano i trionfi dei faraoni, guidati da guerrieri in costume. Al calar della sera la città del Cairo si è immersa in un’atmosfera di magia e orgoglio nazionale. Dal Museo egizio in piazza Tahrir, nel centro della capitale, i sovrani millenari sono usciti uno alla volta, per dirigersi verso la loro destinazione finale, il nuovo Museo delle civiltà egiziane, costruito cinque chilometri più a Sud, nella Cairo vecchia delle prime chiese cristiane e delle fortezze dei califfi. Perché l’idea è quella. Rilanciare l’Egitto come «culla della civiltà», un susseguirsi lungo cinquemila anni di imperi, tesori inestimabili, tombe e regge, fino alla nuova capitale voluta dal presidente Abdel Fatah al-Sisi. Mentre la campagna di vaccinazione comincia a decollare, con il canale di Suez che ha ripreso le attività dopo la débâcle dell’incidente dell’Ever Given, è arrivato il momento del rilancio del turismo, la prima industria nazionale, azzerata dal Covid.
Oggi è prevista l’apertura ai visitatori del museo, a partire dalla grande sala centrale che ospiterà i 22 sarcofagi. Diciotto re e quattro regine l’hanno raggiunta ieri sera, dopo il percorso solenne che ha sfiorato le sponde del Nilo e toccato i luoghi storici della capitale, come il Palazzo Manyal dell’ultima dinastia reale deposta da Nasser nel 1952. Uno spettacolo di luci e suoni che ha richiamato la marcia trionfale dell’Aida. Oltre a Ramses II, il più grande condottiero dell’epoca faraonica, c’erano Seti I, Tuthmose II, e le regine Hatshpesut, sul trono per ben 67 anni, e Nefertari. Nomi mitici, maschere e sarcofagi dorati che hanno suscitato la cupidigia dei tombaroli per millenni, sopravvissuti all’abbandono e ai saccheggi. Ciascuno era stato posto in una capsula piena di azoto, per evitare ogni possibile danno atmosferico, mentre i carri erano stati progettati per evitare il minimo sbalzo e le strade riasfaltate e chiuse al traffico. A vegliare sull’operazione, assieme al raiss, c’era la direttrice dell’Unesco Audrey Azoulay e l’archeologo Zahi Hawass. «Abbiamo scelto questa sede – ha spiegato – per mostrare le mummie in una maniera civile, educata, e non come oggetto di divertimento». Nel Museo egizio la sala delle mummie aveva spazi ristretti, gli accessi erano limitati, e alla fine i visitatori si trovano quasi a contatto con le teche. Adesso sarà tutto più solenne, forse più distaccato, ma degno della grandezza dei sovrani. Gli archeologi di fine Ottocento hanno scoperto le 22 mummie nei templi di Deir al-Bahari e nella vicina Valle dei Re, vicino a Luxor. La più antica è quella di Seqenenre Tao, ultimo faraone della 17esima dinastia, morto nel 16º secolo avanti Cristo, oltre 3.500 anni fa. Pur sempre giovane rispetto alle Piramidi di Giza, che di anni ne hanno 4600.
La Pharoahs Golden Parade, con i suoi bagliori dorati, ha permesso di presentare «davanti a tutto il mondo» il nuovo museo, progettato dall’architetto El-Ghazzali Kosseiba. Copre una superficie di 135 mila metri quadrati, undici volte il vecchio Egizio. Si affaccia sul lago Ain Al-Sira, nella Cairo vecchia dove si trovano la moschea Amr Ibn Al-Aas, la Chiesa Sospesa, la sinagoga Ben Ezra, un luogo di attrazioni turistiche che adesso avrà il suo centro gravitazionale. Per ottobre è attesa invece l’apertura del Grand Egyptian Museum, un gigante da 480 mila metri quadrati ai piedi delle Piramidi, dove saranno trasferiti altri tesori, compresi moltissimi dimenticati nei magazzini per mancanza di spazi. Per allora, è la scommessa, milioni di turisti saranno tornati, nel mondo della post pandemia.