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 2021  aprile 04 Domenica calendario

Il complotto contro il re di Giordania

Una faida fra fratellastri e fra regine consorti. Con alleanze che varcano i confini del regno e che rischiano di far tremare quella che è già una delle regioni più instabili del mondo. Hanno tutti gli ingredienti di una saga le notizie che da ieri sera arrivano dalla Giordania e che ancora non hanno acquisito contorni definiti. I fatti certi: una ventina di persone sono state fermate ad Amman con l’accusa di aver attentato alla sicurezza dello Stato e della monarchia: in parole semplici, di aver tentato un colpo di Stato contro Abdallah II. Fra gli arrestati – racconta sul Washington Post Jobi Warrick, giornalista con ottime fonti nei servizi segreti giordani, due volte premio Pulitzer, l’ultima con un libro, Black Flags, che proprio su queste fonti si basa – c’è il principe Hamza, fratellastro del re, ex principe ereditario. L’agenzia ufficiale giordana Petra dapprima nega, poi corregge il tiro: Hamza non è in arresto, ma è stato interrogato e gli è stato chiesto di «interrompere le attività dannose per la sicurezza dello Stato». Parole che di fatto suonano come una conferma di quello che fonti della sicurezza giordane citate da Warrick definiscono «una manovra complessa e di vasta portata».
Fra gli arrestati, sempre secondo il Washington Post, ci sarebbero anche membri delle tribù beduine e almeno uno straniero: oltre che consiglieri in passato molto vicini ad Abdallah, come Bassam Awadallah. A far sobbalzare gli analisti è la connessione fra le tribù beduine e un possibile agente straniero. Il principe Hamza, figlio della regina Noor, americana di nascita, quarta moglie del defunto re Hussein di Giordania era stato in un primo momento scelto come erede dal padre: salvo poi cambiare idea in favore di Abdallah, figlio della seconda moglie di Hussein, regina Muna.
Negli anni su Hamza si è concentrata la lealtà delle tribù beduine della Giordania, una parte consistente della popolazione del piccolo Stato, che non hanno mai amato Abdallah, considerato troppo vicino agli Stati Uniti e ai palestinesi, che rappresentano quasi un terzo della popolazione giordana e trovano nella regina Rania, moglie di Abdallah, e nella sua famiglia, i rappresentanti più in vista della comunità. I beduini giordani hanno da sempre legami strettissimi con quelli sauditi, separati solo da una linea di confine che considerano artificiale. Non a caso Madawi al Rasheed, una delle più attenteanaliste di cose saudite ieri sera twittava: «Le famiglie reali arabe si fanno la guerra fra loro». Proprio saudita sarebbe infatti lo straniero arrestato. Del resto i rapporti sono tesi da anni: pochi giorni fa Adballah II ha visitato l’Arabia Saudita insieme al figlio ed erede Hussein, 26 anni, nel tentativo di riparare quelle che Bruce Reidel della Brookings definiva «relazioni complicate».
Per ora sull’arresto di un cittadino saudita non ci sono conferme. Così come sulla sorte della regina Noor che alcuni davano agli arresti domiciliari. Certi sono l’imponente schieramento di sicurezza che ieri sera circondava la zona dei palazzi di Amman. E la nota che i militari hanno fatto arrivare a Israele: «La situazione qui è stabile».