Avvenire, 4 aprile 2021
Il Padre Nostro in aramaico vola sui social
Abun, Padre. Abba, Papà. L’aramaico, la lingua nella quale si esprimeva Gesù, di cui il Vangelo è pieno di espressioni (Talità qum, Ragazza alzati, Eloi Eloi lemà sabachtani, Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato), è la prima lingua nella quale il Padre nostro è stato pronunciato. Ed è la prima preghiera pronunciata direttamente dalle labbra di Cristo e che recentemente è stata oggetto di dibattito da quando è stata annunciata la nuova traduzione. Una preghiera dolce e forte che ha attirato per motivi personali e poi professionali anche Serena Menarini, una cantautrice italiana che ha lavorato per pubblicità come quella del Mulino Bianco e documentari, l’ultimo dei quali ha conquistato il box office italiano come Chiara Ferragni - Unposted di Elisa Amoruso. Il risultato del lavoro di Serena Menarini è una delle prime versioni internazionali, la prima in Italia, del canto di Abun D’bashmaya, il Padre Nostro in aramaico, che è stata da poco lanciata anche sui social. «A novembre ho avuto il grande privilegio di partecipare ad una visita privata alla Cappella Sistina – racconta la cantautrice –. Il custode, padre Bruno, mi ha spiegato anche il lavoro di ingegneria e i luoghi occupati dal coro. Siamo stati in silenzio e ad un certo punto ho voluto provare l’acustica di quello spazio mistico e immenso: ho intonato un canto profano, l’Hallelujah di Leonard Cohen. Lì ho avuto la chiarezza che nella mia discografia avrei dovuto approfondire il canto sacro». Uscita dalla Cappella Sistina, mentre la situazione emergenziale della pandemia aveva iniziato a bloccare ancora di più teatri e sale di registrazioni, Serena Menarini ha avuto l’intuizione di andare alle origini delle lingue
semitiche presenti nei testi sacri e di cercare la diffusione contemporanea del Padre Nostro. «Mentre facevo questa ricerca ho scoperto che la preghiera dell’Ave Maria aveva avuto una diffusione estesa nel mondo, in tutte le lingue compresa l’aramaico. Tra le preghiere però, stranamente, non era diffusa, né promossa la preghiera in aramaico del Padre Nostro. C’era una versione orientale, araba del testo e ho deciso di iniziare a studiare il testo sacro». I mesi a seguire sono stati intensi per Serena che fin da quando aveva tredici anni ha collaborato con Alessandro Branca, suo socio con il quale ha fondato la società Human Touch Music. L’aramaico, che si parla ancora in alcuni villaggi della Siria, della Turchia, dell’Iraq e dell’Afghanistan, ha una fonetica complessa: «Ho iniziato a trascrivere il testo e notte dopo notte ho cercato di replicare la cadenza occidentale del Padre Nostro. La collaborazione con il Cnr e con il professore Carlo Ventura mi ha aiutato a utilizzare la frequenza di 432 hertz, conosciuta perché corrisponde alla frequenza dell’universo. L’ho scelta perché vorrei che il testo melodico, supportato dalla mia voce, possa arrivare a tutti ed essere oggetto di condivisione». Il canto, disponibile per adesso su YouTube, è diventato un video composto dal regista Alex Grazioli.