Corriere della Sera, 3 aprile 2021
Giulia Torelli, neo-guru del riordino
«I vostri armadi sono al 99% uguali: pieni per due terzi di vestiti inutilizzati. Come la giacca di jeans. Quasi tutte ne hanno una, quasi nessuna la mette. E così trench, tubini neri, decolleté col tacco». Giulia Torelli, parmense classe 1987, sui social @rockandfiocc, potrebbe sfondare come «consulente di moda: so quello che vogliono tutti. Potrebbe essere il mio prossimo lavoro», scherza.
E non sarebbe la prima svolta su cui scommette. Dopo anni in ufficio, nel 2019 si è licenziata e di lavoro, oltre che influencer, è «closet organizer». Cioè riordina armadi. Di persona, ma anche da remoto: finora circa 250, con un boom di richieste da un anno a questa parte, «perché stiamo più a casa». Le clienti sul suo Instagram (dove ha 159 mila follower) scrivono che dopo il suo intervento hanno buttato «10 sacchi di abiti, e ora metto tutto quel che ho».
Giulia Torelli è allieva di Marie Kondo: «Nel 2014 lessi il suo libro e mi resi conto che aveva trasformato in lavoro il mio hobby: fare repulisti degli armadi miei e delle amiche». Come Marie Kondo, ride, «ero una pessima impiegata. Il mio talento non era lì». Durante il lockdown sono spuntate sui social decine di emule riordinatrici, e alcune fanno capo a un’associazione di categoria, l’Apoi (Associazione Professional Organizers Italia).
«I nostri guardaroba sono tutti uguali: pieni per due terzi di vestiti poco usati»
Un lavoro lo è, vero e proprio (con tariffe da 150 euro l’ora in su). Ma il metodo si può imparare. Giulia Torelli lo ha condensato in un manuale, La nuova te inizia dall’armadio (Vallardi, 220 pagine, 18 euro): il metodo per disfarsi del superfluo che non amiamo sta nell’essere impietosi con ciò che abbiamo comprato perché costava poco, generosi con le cose ricevute in regalo (donandole ad altri), cinici con i reperti che teniamo per nostalgia. Del metodo Kondo, Torelli è anche eresiarca: rifiuta ad esempio il comandamento della guru giapponese di «tenere insieme i capi di tutte le stagioni», e quelli da giorno con quelli da sera. A proposito, i capi da sera «sono sempre troppi: abbiamo davvero occasione di usarli?» La risposta, come a quasi tutte le domande che il metodo pone (Ne ho bisogno? Vale lo spazio che occupa? Faccio una vita che lo richiede?) è spesso no. Ne risulta un armadio ordinato, che ci somiglia, che ringiovanisce (effetto del tenere solo capi che ci stanno bene).