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 2021  aprile 03 Sabato calendario

L’amore ai tempi dei social

Passo dopo passo, libro dopo film e serie tv, la giovane studiosa Jennifer Guerra con il suo Il capitale amoroso, manifesto per un eros politico e rivoluzionario, ci accompagna nella costruzione dell’amore. Non l’amore al tempo del colera inteso come momento pandemico, ma l’amore ai tempi del neoliberismo che ha mandato in crisi le nostre vite con nuovi ritmi che comprimono affetti e relazioni.
Che fare per ritrovare quello di cui siamo comunque in cerca, ciò che è senz’altro uno dei più nobili e potenti motori del mondo, nonché necessario alla serenità e alla felicità dell’individuo? Guerra parte da bell hooks, teorica femminista autrice di Tutto sull’amore. Nuove visioni, che considerano l’amore come scelta, azione piuttosto che sentimento, con tanto di responsabilità e conseguenze. Sarà proprio l’azione, insieme alla capacità di immaginare alternative e alla consapevolezza di cosa parliamo quando parliamo d’amore (e anche di cosa scriviamo quando scriviamo d’amore e di chi è a farlo: se è un uomo, allora l’amore è importante, se è una donna è evasione vuota da romanzo rosa), l’obiettivo a cui tende questo manifesto, denso e luminoso.
Opponendosi alla polarizzazione tra l’amore fasullo venduto dal marketing che indottrina incantando e l’amore, per reazione, rigettato cinicamente perché considerato stupido e inutile, Guerra riprende la classificazione del sociologo canadese John Alan Lee (icona del movimento LGBTQ+, prima persona a fare coming out in diretta tv e usare l’espressione «comunità gay» in un periodo in cui gli omosessuali erano ancora invisibili e stigmatizzati anche nei paesi più progressisti), delineata nel testo Colours of love: An Exploration of the Ways of Loving del 1973.
L’amore, così, diventa argomento ampio, articolato e dinamico. Moderno. Stimolante. Sono sei le tipologie, o anche «ideologie», di Lee. Le prime tre derivano dalla tradizione greca: «eros» (amore sensuale e ideale estetico), «ludos» (rapporto come gioco, conquista, seduzione con assenza di passione) e «storge» (amicizia, legami profondi, stabilità, empatia). Seguono, anche come incroci tra le categorie già citate, «mania» (ossessione e controllo, relazioni spesso brevi che mutano in odio), «pragma» (unioni basate su convenienza sociale o economica), «agape» (amore incondizionato verso una persona o una comunità, con sacrificio di sé). Tra queste categorie Guerra si muove, per parlare di cosa può fare l’amore.
Confrontandosi con le nostre esistenze in cui siamo diventati tutti imprenditori di noi stessi ossessionati dalla produttività fino ad arrivare all’auto-sfruttamento, impegnati anche in una continua promozione personale sui social che erode tempo e ci distoglie da chi ci è accanto, Guerra affronta tanti nodi dell’oggi. Privati e pubblici. Dalla famiglia monogamica tradizionale che ha ancora un rilievo indiscutibile nel nostro paese (ideologia pragma!), normata da giurisprudenza burocratica che arriva sino ai «congiunti» autorizzati da dpcm, si riflette sulla fabbricazione simbolica cui è sottoposto l’amore (amour fou da vivere come in un film che implica aspettative irrealizzabili). Ma ci sono alternative praticabili e possibili per sopravvivere al dominio e alla repressione. Vivere i sentimenti liberamente ha dato vita, nella storia, alla fondazione di nuovi modelli di comunità, l’amore è una delle principali motivazioni per la mobilità delle persone nel mondo globalizzato (mai come in questo momento in cui ci è negata la mobilità, questa rivelazione appare rivoluzionaria!).
Essere liberi, ci insegna bell hooks, «significa imparare a esercitare criticamente i propri sentimenti», sentimenti che sono diversi dalle emozioni. Il nostro sistema dà grande importanza alle emozioni, sia per capitalizzarle (attraverso i social, per esempio, con la profilazione delle nostre reazioni) sia per convogliarle politicamente (crescita di populismi e nazionalismi si basano su una grande enfasi emotiva, la famosa «pancia»), ma le emozioni sono effimere, i sentimenti duraturi.
Molto interessante il capitolo sull’amore come comunità (agape), sulla teologia dell’amore di Martin Luther King e sulla concezione femminista di amore. Persino i movimenti di giustizia sociale, ci dice Guerra, sono intrisi di confini e frontiere e capita che anche chi è impegnato in grandi battaglie non sia disposto a lavorare su se stesso o sul proprio quotidiano.
Sono numerosi i riferimenti di Guerra, tra cui Spinoza, Barthes, Marcuse, Fromm, Bourdieu, Byung-Chul Han, Illouz, Foucault e altri/altre. In finale, Aleksandra Kollontaj, la rivoluzionaria che ci mostra come potrebbe e dovrebbe essere un amore adatto a tempi e sensibilità nuovi. Un amore impegnato e radicale, capace di riverberare la sua gioia e potenza su tutto il resto, accrescendoci e rendendoci più forti. E farci anche un po’ volare.