Cos’è successo?
«Alle medie e al liceo basta poco per essere attaccati: ero cicciottello, nerd, con gli occhiali, un pochino scuro di pelle, insomma mi distinguevo dalla norma. E bastava poco perché partissero insulti anche a tema sessuale».
Anche per questo segue la vicenda della legge Zan?
«Non solo per questo: in generale è una questione di dignità, di tutela dei diversi. Una legge così rende più liberi tutti, non solo chi ne viene protetto».
Per la destra la norma impedirà di criticare l’omosessualità.
«Ed è giusto che accada, chi è contro l’omosessualità, cioè dice di esserlo o addirittura passa all’azione va punito. Essere omosessuali è una scelta indipendente e libera, a volte ci si nasce proprio».
Com’è la situazione per i gay e il mondo Lgbt adesso in Italia?
L’impressione è che comunque i tempi siano migliorati rispetto a quando nessuno ammetteva di esserlo e gli omosessuali non avevano diritti. Adesso ad esempio ci sono le unioni civili.
«Che i tempi siano migliorati è fuori di dubbio, grazie anche a nuove generazioni che capiscono, credono e agiscono. Paradossalmente un segno del miglioramento è anche l’aumento delle denunce degli atti omofobi, proprio nel senso che una volta non le si denunciava, uno incassava le botte e se le teneva.
Adesso c’è la voglia di combattere, di portare alla luce queste vergogne, e c’è molta più attenzione dell’opinione pubblica. Ma ovviamente non basta. Serve una legge, serve la legge Zan, che in un Paese civile forse non sarebbe neppure necessaria. Qui lo è».
Finora il tema era restato all’interno del dibattito politico. Poi siete arrivati voi cantanti: Elodie, Fedez, Levante, Lo Stato Sociale e ora lei. Come mai voi? E come mai solo voi?
«Domande interessanti, ma che deve fare agli altri, non a me. Io rispondo solo per il mio caso personale: nelle mie canzoni io cerco di raccontare il mondo. Capire i problemi degli altri mi aiuta a scrivere. E non sa, quando sui social scrivo qualcosa sul tema dell’omosessualità, anzi della libertà sessuale, quanti messaggi di giovani mi arrivano. Tutti fanno i conti con se stessi e con le proprie passioni sentimentali. Io con quel che scrivo e canto in qualche modo li aiuto, li faccio sentire meno soli. Per me è ovvio lottare per le libertà loro, mie e di tutti. Anzi, in questo momento è una necessità, per questo ho voluto intervenire con questa intervista, è stata un’esigenza personale, un modo di rispettare l’identità mia e degli altri»,
Si trasformi in politologo: secondo lei la legge passerà o resterà arenata in attesa di tempi migliori?
«Ovviamente spero che passi. Ma non so dire, realisticamente, se verrà approvata o meno. Di sicuro se non accadrà ci saranno conseguenze anche a livello internazionale.
Ripeto, a me sembra incredibile anche solo il doverne discutere, in un Paese dove ogni due per tre si segnala qualche attacco a coppie gay. Il caso della metropolitana di Roma di qualche giorno fa mi ha lasciato esterrefatto: due ragazzi che si baciano e un tizio che attraversa i binari per andare a picchiarli».
A parte il bullismo subito in gioventù, lei ha mai assistito a episodi simili?
«Eccome, soprattutto appunto a scuola. Si prende di mira il fragile, non necessariamente l’omosessuale, lo si insulta, lo si distrugge. A volte non si arriva a conseguenze fisiche, ma le assicuro che in tanti casi fanno ben più male le parole che i pugni e i calci. Ne uccide più la lingua che la spada, ed è drammaticamente vero.
Posso dirlo io che con le parole ci vivo, quanto fanno male le parole».
E lei non ha mai reagito quando era spettatore di episodi simili?
«No, avevo paura, mi sentivo impotente. Ora invece mi sento potente: grazie al mio mestiere ho la possibilità di essere ascoltato anche quando parlo e non solo quando canto. Ora sì che reagirei. E reagirò, contro chi vuole limitare la libertà sessuale e in definitiva l’identità di chiunque di noi. Sono pronto a battermi con tutti i miei mezzi perché la legge Zan sia approvata».