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 2021  aprile 02 Venerdì calendario

Il look anni 80 di Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani

Un omicidio, una dinastia che crolla, vendetta e bramosia. Poi, una moglie accecata dalla gelosia e dal tradimento. E, ancora, falsi amici, un sicario e tanti soldi. Oltre al glamour esasperato e stereotipato degli anni Ottanta. Il tutto sullo sfondo della doppia G di Gucci che aggiunge fascino, mondanità e bel vivere e vestire. Insomma, il film House of Gucci, tratto dall’omonimo libro di Sara Gay Forden, di cui sono in corso in Italia le riprese sotto la direzione di Ridley Scott, si annuncia come un blockbuster.

LA STORIA
Al centro Patrizia Reggiani, interpretata da una Lady Gaga dai capelli cotonatissimi e sempre truccata di tutto punto tra smokey eye e zigomi taglienti, e il suo ex marito Maurizio Gucci, delfino ed ereditiere dell’azienda di famiglia, venduta nel 1993 per 270 miliardi di lire, che lasciò la moglie per un nuovo amore. La cosa, come nel più classico romanzo d’appendice, però, non andò giù alla Reggiani, la quale poco dopo il divorzio, nel marzo 1995, fece uccidere l’ex marito e, scoperta, ha finito da poco di scontare i suoi 17 anni di detenzione.
Una crime story in chiave fashion che (ri)appassiona oggi come allora grazie anche alle foto che trapelano costantemente dal set, che ci riportano indietro di decenni e che trovano paralleli con le passerelle attuali. Uno stile eccessivo, mai casuale. La star Lady Gaga, ormai trasformata nella diva Lady Gucci, avvolge il suo fisico in tute da sci rosso fuoco, che sembrano più voler mostrare le forme durante lo struscio per le vie di St. Moritz che un’eventuale perizia sciistica. Ne possiamo trovare modelli simili da Moncler Grenoble e da Cordova. Per enfatizzare, meglio aggiungere un accessorio come una cintura alta, logata e stretta in vita, e fili innumerevoli di collane preziose, spille e orecchini. Erano un must per la Reggiani, anche sulle piste.

I COLBACCHI
«Aveva una particolare predilezione per i gioielli, tanti, messi insieme. Non l’ho mai vista senza e, del resto, quando era ancora sposata, in azienda collaborava al design dei monili – racconta Giulia Masla, ora titolare di un’agenzia di pubbliche relazioni, ma per 20 anni pr di Gucci, dove fu assunta nel 1990 proprio da Maurizio Gucci come responsabile dell’ufficio stampa per poi diventare, nel tempo, direttore globale della comunicazione – Quando si sono separati, Patrizia è uscita anche dalla maison, ma mi è capitato di incontrarla e devo dire che i look del film la ritraggono piuttosto bene. Era minuta e anche per questo credo sia stata scelta Lady Gaga e calzava sempre tacchi altissimi. E, poi, aveva una predilezione per le pellicce e per i colbacchi, oltre che per abiti che segnassero la figura, stretti in vita. Insomma, uno stile molto sexy, con riferimenti al mood americano che in quegli anni andava per la maggiore».
La Masla racconta che il suo stile poteva essere paragonato a quello di Joan Collins/Alexis Colby di Dinasty, «da ricca donna di potere americana, ma lei ci metteva anche molto di suo, senza seguire le mode, ma lasciandosi ispirare dalle sue frequentazioni col jet set internazionale e scegliendo spesso colori panna, beige e marroni, anche perché all’epoca non era ancora di tendenza il total black». Sul set così come sulle passerelle sfilano pump con tacchi da trampoliere, che sembra siano stati adottati da Lady Gaga anche nella vita privata, e, poi, un turbinio di pellicce sontuose, come ne abbiamo viste sulle passerelle di Fendi o Prada per l’inverno. Le borse o le pochette hanno tutte misure medie e sono preferibilmente color cuoio, come la linea Gucci Horsebit 1955, che si richiama proprio alle origini della casa di moda. Quest’ultima, peraltro, ha messo a disposizione della produzione del film il suo archivio.

LA NOSTALGIA
Altri accessori immancabili: foulard da annodare intorno al collo o alla testa e una veletta. Chanel e Dior hanno pensato a una versione aggiornata a cerchietto di quest’ultima. «Il film è una vetrina glamour, ma soprattutto celebra lo spirito di un tempo, al quale possiamo guardare con una certa nostalgia per i sogni e l’edonismo che prometteva – afferma la stylist Donatella Raggetti – C’era un’espressività barocca e un intenso posizionamento del corpo. House of Gucci tratteggia la Reggiani per quello che era e voleva apparire: una star. Che, poi, era ciò che nell’Italia degli anni Ottanta si sognava seguendo le vicende dei protagonisti di Dallas e Dinasty, portabandiera di un immaginario di ricchezza, di sogno americano, di overdressed e della maggiorata tonica delle prime tv commerciali. Un mondo che replicava quello della nobiltà francese del Settecento. Gioielli e abiti eccessivi erano i mezzi per mettere in chiaro la propria ricchezza e il proprio potere».