Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 02 Venerdì calendario

Draghi scrive come Conte: ora Cassese chiederà la Siberia?

Tremino i burocrati di Palazzo Chigi, stanno arrivando le purghe siberiane. E se qualcuno si scandalizzasse per i toni forti, si rassicuri: l’idea non è nostra, ma del fine giurista Sabino Cassese, presidente Emerito della Corte costituzionale. Già, perché un paio di mesi fa, Cassese si agitava contro i decreti di Giuseppe Conte, auspicando “la colonia penale” per chi scriveva quegli orrendi Dpcm: “Sì, ci vorrebbe la Siberia!”. Oggi che al governo ci sono i Migliori, scopriamo però che i decreti sono scritti in maniera praticamente identica a quelli del precedente esecutivo, giustificando così l’auspicio di lavori forzati per gli autori. Sempreché, nel frattempo, Cassese non abbia cambiato idea. Guardare per credere. Prendiamo l’ultima bozza del decreto legge approvato due sere fa in Consiglio dei ministri (presto sarà pubblicato il testo definitivo) e l’ultimo varato dal governo Conte, quello del 14 gennaio, e addentriamoci in un’analisi linguistica. Nel decreto dei Peggiori, all’articolo 1, si leggeva: “All’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, le parole ‘31 gennaio 2021’ sono sostituite dalle seguenti: ‘30 aprile 2021’”.
Incomprensibile, dirà Cassese. Per fortuna c’è il nuovo articolo 1 del nuovo decreto del nuovo governo. Eccolo: “Dal 7 aprile al 30 aprile 2021 si applicano le misure di cui al provvedimento adottato in data 2 marzo 2021, in attuazione dell’articolo 2, comma 1, del decreto legge 25 marzo 2020, numero 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, numero 35, salvo quanto diversamente disposto dal presente decreto”.
Meglio di un divino endacasillabo, se pensiamo di aver capito il criterio estetico di Cassese. E degno del Petrarca sarà allora anche un passaggio successivo del decreto, dove finalmente l’autore libera la scrittura dalle solite gabbie stilistiche della legge, abbracciando lo stilnovo: “Resta fermo quanto disposto all’articolo 2, comma 2,del decreto legge numero 19 del 2020, e fatto salvo quanto previsto dall’articolo 2, comma 1, dall’articolo 1, comma 16, del decreto legge 16 maggio 2020, numero 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, numero 74”. Una bellezza artistica – diciamo bene, Cassese? – cui si affianca la chiarezza dei contenuti, per la prima volta davvero alla portata di un bambino delle elementari e non più accessibile, come nella cupa èra giallorosa, soltanto agli azzeccagarbugli.
E poi c’è la fortunata scelta di rivedere la divisione degli articoli, favorendo la scorrevolezza. Basta dar conto, proprio come darebbe Cassese, del geniale spostamento del vecchio articolo 2 del decreto brutto e scritto male, quello di Conte: “La violazione delle disposizioni dell’articolo 1 è sanzionata ai sensi dell’articolo 4 del decreto legge n. 19 del 2020”. La norma è confermata para para – se ci è consentito di abbassare per un attimo il livello lessicale di questo articolo –, ma con Draghi e i suoi Migliori diventa il comma 7 dell’articolo 1.
D’altra parte quel che si osserva oggi confrontando i decreti legge lo si era percepito già quando, a inizio marzo, era stato varato il primo Dpcm dell’ex governatore Bce. Per quanto fosse sconcertante, nello stile non c’era alcuna differenza sostanziale rispetto agli scritti del predecessore. Anche in quel caso c’era stato qualche trasferimento, con l’articolo 12 di Conte finito all’articolo 3 e l’articolo 5 spacchettato tra il 5 e il 6 del nuovo testo, ma non certo una rivoluzione. A meno che non si consideri tale, ma qui facciamo un passo indietro e lasciamo il giudizio all’Emerito Cassese, l’introduzione dei “capi”, ovvero di alcuni macro-capitoli che raggruppano per tema un certo numero di articoli.
Per il resto, anche il nuovo testo ricorre a continui rimandi ad altre leggi (se ne è dato conto sopra) e a frasi arzigogolate che sembrano un maldestro omaggio all’amore per la virgola di José Saramago, qui riproposto però – duole farlo notare – con meno qualità: “In ragione dell’emergenza sanitaria in atto, per le procedure concorsuali in corso di svolgimento o i cui bandi sono pubblicati alla data di entrata in vigore del presente decreto, volte all’assunzione di personale con qualifica non dirigenziale, che prevedono tra le fasi selettive un corso di formazione, si applicano le disposizioni di cui al comma 3, anche in deroga al bando, dandone tempestiva comunicazione ai partecipanti nelle medesime forme di pubblicità adottate per il bando stesso, senza necessità di riaprire i termini di partecipazione e garantendo comunque il profilo comparativo e la parità tra i partecipanti”. La Siberia, però, questa volta, pare sia prevista per chi non capisce e non più per chi scrive i testi. Dicesi “cambio di passo.”