La Stampa, 2 aprile 2021
Nasce la corrente di Marcucci
«Speriamo non ci siano strascichi», sbuffava un "lettiano" a urne chiuse, quando l’operazione Malpezzi-Serracchiani era andata a buon fine. Le avvisaglie che non tutto poteva filare liscio già erano state captate dalle sonde sempre sensibili del Nazareno, sede dei dem, dove ora alloggia Enrico Letta. Due donne al trono più alto dei gruppi, un bersaglio centrato dal leader, molti malumori sul campo delle correnti per lo strappo consumato.
Dunque una nuova fronda non può stupire troppo: specie se l’artefice è l’ex capogruppo detronizzato, Andrea Marcucci, amico di Matteo Renzi, uno dei leader con Lorenzo Guerini e Luca Lotti della corrente dem Base Riformista. Quelli che hanno resistito alle sirene del rottamatore e sono rimasti nel partito. Blanditi da Letta con lo slogan, «non ci sono ex di qualcosa nel Pd». Piena legittimità a sentirsi a casa.
Malgrado ciò la fronda «turborenziana» si sta organizzando. Marcucci ha già fatto capire con due tweet velenosi che marca stretto il nuovo segretario: ha reagito alla battuta di Letta sul «maschio, bianco, 50 enne», identikit di chi non digeriva il blitz sulla parità di genere ai gruppi, con un «non mi piace che nel Pd possano essere definite categorie del genere». E ieri, a Letta che twittava una foto con Schwarzenegger, scherzando «ecco il mio incaricato ai rapporti con le correnti», Marcucci replicava in malo modo. «Conan il barbaro è troppo fondamentalista. Il gioco è simpatico, ma prima o poi nel Pd parleremo anche di lavoro, impresa e futuro o resteremo solo sul tema delle correnti?». Ecco la cornice dei rapporti, tra due personaggi che ebbero a incrociar le sciabole già ai tempi della Margherita in Toscana.
La riunione carbonara
Fatto sta che si è tenuta già una prima riunione "carbonara" con Marcucci e una quindicina di parlamentari. Qualcuno di loro - che non vuole essere citato - racconta «vogliamo formare un’area politico culturale, che restituisca piena dignità ai liberal-riformisti, raccogliendo il testimone ideale di Renzi». Il quale tra l’altro avrebbe in animo - secondo loro - di sganciarsi sempre di più dalla politica attiva. Se questa iniziativa abbia la sua benedizione, magari per far tornare i suoi di Italia Viva nella casa madre del Pd, non è dato saperlo. Comunque la nuova area «turborenziana» non vuole svuotare Base Riformista, ma essere un pensatoio liberal.
Il nome ruoterà intorno ai due termini, "Liberali e Riformisti", prendendo spunto dall’area Libertà Eguale di Enrico Morando. Il cantiere è avviato: è pure stata incaricata un’agenzia di trovare nome e logo adatti. Da lanciare in settembre, prima delle amministrative (che saranno il primo scoglio per Letta) in una due giorni ad hoc. «L’obiettivo non è logorare il segretario, ma non fare sconti, in un rapporto di lealtà, sulle posizioni non gradite». L’ambizione altisonante è di recuperare quel nocciolo che portò il Pd al 40 per cento alle europee del 2014. Per questo, il raggio di azione non si limita al mondo del centrosinistra, ma l’interlocuzione si allarga verso altre aree politiche, specie con Calenda e settori di Forza Italia.
Niente sconti a Letta e Draghi
«Il doppio intento è non scardinare Letta, non scardinare Draghi, ma non fare sconti a nessuno dei due», dicono dalle parti di Marcucci. La vicenda dei ristori può essere un banco di prova, un provvedimento arrivato con molto ritardo per la crisi di governo, che ha scontentato tutti: e che per i «frondisti» impone un intervento più rilevante. Questi saranno i pungoli nel merito. Sul metodo, si partirà chiedendo quante donne saranno candidate nei comuni dove si vota, «perché il cacciavite di Letta non si fermerà certo ai gruppi parlamentari...».
Insomma, la voglia è di marcare un territorio «facendo i conti col fatto che Renzi forse cambierà mestiere: come si vede dai suoi ripetuti viaggi, il suo campo d’azione sarà sempre più lontano». Lui magari non ci pensa affatto a lasciare la politica attiva, ma di questo sono convinti tutti quelli che nel Pd vogliono rilanciare il suo credo.