la Repubblica, 2 aprile 2021
Il ritorno dell’audiocassetta
Numeri piccoli ma carichi di nostalgia. E non solo. L’anno scorso le musicassette, date per estinte, hanno vissuto un periodo di splendore. Non ovunque, ovviamente. Nel Regno Unito ne sono stati venduti 156.542 pezzi. Sono cifre della British Phonographic Industry: il picco dal 2003 e un salto pazzesco, intorno al 95%, sul 2019. Il fatto è che fra le top 10 dei titoli più venduti non spuntano pietre miliari o evergreen ma dischi nuovi di nomi come Lady Gaga (in testa col suo Chromatica), la band dei 5 Seconds of Summer ( Calm) e Yungblud ( Weird). C’è perfino Dua Lipa con un titolo che pare pensato apposta per definire il fenomeno: Future Nostalgia. E ancora gli ultimi di Selena Gomez o delle Blackpink. Ancora più singolare che questi sussulti arrivino a poche settimane dalla scomparsa a 94 anni di Lou Ottens, l’ingegnere olandese che le inventò all’inizio degli anni Sessanta.
Con la cassetta la musica si è fatta mobile e democratica, da rito collettivo a spazio intimo. Il successo senza tempo del Walkman di Sony, che esordì nel 1979 per volontà dei fondatori Akio Morita e Masaru Ibuka, emblema di quell’emancipazione, sta a dimostrare la lungimiranza di Ottens, che spinse Philips a farne uno standard universale. Senza dimenticare gli stereo nelle automobili. Cento miliardi di esemplari venduti dalla fiera Ifa di Berlino del 1963 in cui la musicassetta venne svelata al mondo, sembra che parte di quel fenomeno di recupero che da molti anni vediamo con i dischi in vinile si stia timidamente mettendo in moto anche con i nastri.
Ne parla Iain Taylor, esperto di mercato musicale all’università di Birmingham, su The Conversation che ricorda anche la possibilità per questi supporti di essere sovrascritti e il loro ruolo in termini di circolazione di nuova musica attraverso mixtape e demo. Basti pensare alle origini dell’hip-hop. Al suo picco, nel 1989, se ne vendevano 83 milioni di pezzi solo nel Regno Unito, dove dal 2013 si celebra una giornata dedicata, il Cassette Store Day. Superata dal cd e poi dall’esplosione della rete, fino allo streaming che domina oggi la fruizione, l’audiocassetta «mantiene un posto particolare nella storia della tecnologia audio, con i mixtape a fare da precursori delle playlist e il Walkman anticipatore dell’iPod». I numeri sono molto piccoli. In Italia microscopici (il comparto fisico esclusi cd e vinili pesa neanche un milione di euro l’anno). Ma sono i movimenti che contano. Hanno a che fare sia con ragioni sentimentali, come per i vinili (nel 2020 in Italia +2,5% fino a 15 milioni di euro di ricavi), che pratiche. Se lo scorrere delle generazioni sta rimescolando le nostalgie, nel secondo caso le cassette sono diventate anche un merchandising creativo ed economico. Con i concerti sospesi, almeno in Gran Bretagna diverse band indipendenti le hanno resuscitate per monetizzare il proprio lavoro, vendendo qualcosa di “fisico” ai fan in un mondo in cui Spotify paga 0,0043 dollari ad ascolto. Nello stesso tempo le major da qualche anno lanciano alcune nuove uscite di grandi nomi anche in musicassetta: non mancano le popstar italiane come Tiziano Ferro ( Il mestiere della vita) o Jovanotti ( Oh, vita!) nel 2017.
«Il nostro modo di godere della musica è un fenomeno complesso e radicato nella socialità, coinvolge più dimensioni che le nostre sole orecchie» aggiunge l’esperto, superando la questione della qualità. Di nuovo, l’esempio dei vinili – che negli Usa crescono da 15 anni, nel 2020 +46% con 27,5 milioni di unità vendute – sta a provarlo: il fascino del fruscìo, del rituale, di copertine e formati differenti supera di gran lunga qualsiasi livello di fedeltà sonora a cui diversi servizi online propongono i brani. Anche per le cassette potrebbe ripetersi qualcosa di simile.
«Nell’era dello streaming e della dematerializzazione non è un caso che si assista a una crescita di supporti fisici particolarmente appetibili, come dimostra il successo del vinile – spiega a Repubblica Enzo Mazza, Ceo della Federazione Industria Musicale Italiana – per il fan si tratta di associare un’esperienza tattile con la quale rimarcare un rapporto esclusivo con l’artista. E questo si vede in maniera evidente quando supporti come il vinile viaggiano su una curva parallela rispetto alla crescita dello streaming».