la Repubblica, 2 aprile 2021
Allo Yankee Stadium tornano i tifosi
All’uscita del metrò, linea D fermata 165esima Strada nel Bronx, la fila è già lunga a mezzogiorno: siamo accorsi in massa per la riapertura dello Yankee Stadium, il tempio del baseball di New York. Tifosi e non, per tutti i newyorchesi questo evento è un simbolo, una festa, una conferma del nostro ritorno alla normalità. La capienza è stata ridotta al 20% ma siamo pur sempre diecimila (su un massimo di cinquantamila). A dodici mesi dalla chiusura le tracce del Covid sono evidenti: distanziamento, mascherina obbligatoria. Avere il biglietto non basta, se non hai fatto un test- tampone recente. C’è un’alternativa importante: è il tesserino del vaccinato. Quello consente a molti di noi – almeno la metà del pubblico, direi – di evitare il tampone. È il mio primo contatto con il “valore legale” della tessera-vaccino, almeno nello Stato di New York (per il passaporto internazionale bisognerà attendere). A rigore, i più abili nel pianificare gli eventi possono aver abbinato partita e vaccino: in un’ala adiacente lo Yankee Stadium infatti opera uno dei più grandi centri per le inoculazioni della città. Vale per i residenti nel Bronx.
Passati i controlli, dentro ci accoglie la solita atmosfera gioiosa: le partite in America sono eventi ludici in tutti i sensi, si viene per mangiare (troppo), stare con gli amici, ascoltare musica, comprare souvenir e merchandising; i ritmi lenti e sincopati del baseball consentono lunghe distrazioni, code agli stand dei fast-food sotto le gigantografie degli idoli del passato come Joe DiMaggio.
È tutto un po’ più semplice e fluido con un quinto degli spettatori. Comunque lo stadio appare brulicante e indaffarato, dopo un anno di digiuno negli eventi di massa (almeno per noi newyorkesi: Florida e Texas hanno riaperto prima). La polizia è ben visibile ma rilassata, non ha bisogno d’intervenire sull’unica regola nuova: tutti portano le mascherine, non vedo traccia d’insubordinazioni. Il capo della polizia dentro lo stadio, che preferisce l’anonimato ma vanta mamma siciliana e papà calabrese, precisa che «parlare di ritorno alla normalità forse è un po’ esagerato, o prematuro, perché la normalità sarà quando avremo di nuovo il pienone di una volta». Insieme con l’inno nazionale, a inizio partita abbiamo ricevuto un messaggio da Joe Biden: «Siate prudenti, indossate la maschera quando siete in mezzo agli altri. C’è chi pensa di fare il duro se non indossa la maschera. Invece è un dovere patriottico proteggere gli altri».
La grande festa che è questo ritorno dei New York Yankees in mezzo al loro pubblico in carne ed ossa, è l’ultima conferma che si aggiunge a tanti altri segnali positivi. In questo Stato le vaccinazioni procedono così velocemente che già ora vi hanno accesso tutti dai 50 anni in su; tra una settimana cadranno le barriere di età e potranno prenotarsi per l’inoculazione i newyorkesi dai 16 anni in su. In attesa che la nostra authority dei farmaci (Food and Drug Administration) dia il via libera anche per i bambini.
L’uscita dal tunnel della pandemia sta avvenendo con un’accelerazione dei tempi, quasi simmetrica a quel che accadde un anno fa quando la situazione peggiorò a gran velocità. La riapertura di ristoranti e cinema ci sembra già una notizia vecchia. Molte attrazioni turistiche della Grande Mela sono tornate alla tradizione – irritante per noi residenti – del «tutto esaurito». Nell’ultimo weekend chi ha tentato di prenotarsi un museo, o una visita panoramica su The Edge (la terrazza celeste che svetta sopra gli Hudson Yards), si è scontrato con la realtà: la metropoli sta tornando gradualmente a ripopolarsi, dei suoi abitanti e di turisti, per cui rinasce quello sport cittadino che è la caccia alla prenotazione. Sullo sfondo c’è un miglioramento nazionale, sostenuto anche da maxi-manovre di spesa pubblica. A gran velocità sono arrivate sui conti correnti di tre quarti degli americani le migliaia di dollari del Biden Uno ( Rescue Plan da 1.900 miliardi). Ora sta per atterrare al Congresso il Biden Due, una specie di New New Deal da 2.000 miliardi per rifare tutte le infrastrutture, rilanciare l’innovazione tecnologica, promuovere la sostenibilità e le energie rinnovabili. New York come principale metropoli d’America è la naturale destinataria di molti di quei fondi, che includono l’edilizia popolare e progetti mirati a favore delle comunità più povere. Build Back Better,ricostruire meglio di prima, ricostruire pensando al futuro, è uno slogan che ispira ottimismo, mentre a Central Park spuntano i primi segnali della fioritura primaverile.
Non è festa per tutti. La pandemia ha colpito in modo molto diseguale, e questo è visibile anche nella geografia urbana. Non c’è stata la Grande Depressione che molti economisti prevedevano, e addirittura per molte famiglie il 2020 è stato un anno di aumento dei redditi e dei risparmi (anche grazie ai sussidi pubblici, generosi già sotto l’Amministrazione Trump). C’è stata però un’ecatombe di aziende, concentrata soprattutto sui settori del turismo, spettacolo, tempo libero e viaggi. Broadway, intesa come il centro mondiale del teatro e del musical, ancora non può permettersi ciò che ha fatto ieri lo Yankee Stadium. Non tutti riescono a sopravvivere se la regola è il 20% del pubblico di una volta. La città rinasce, ma non sarà esattamente la stessa diprima, non subito.