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 2021  aprile 02 Venerdì calendario

Lista degli obiettivi degli 007 russi in Italia

Se conosci il nemico e te stesso, allora la tua vittoria è sicura». Il pensiero di Sun Tzu continua a tenere banco nel mondo dell’ intelligence. L’obiettivo è sempre lo stesso: anticipare le mosse dell’avversario. Usando creatività e conoscenza per entrare nella sua mente. Negli uffici schermati sulla Ulitsa Grizodubovoy di Mosca dove ha sede il Gru, lo spionaggio militare russo, le riunioni dedicate all’Italia sono frequenti: è la piazza più promettente per scardinare i segreti della Nato. E, se escludiamo le attività di influenza politica, non è difficile immaginare i bersagli prioritari che l’ammiraglio Igor Kostyukov, il primo ufficiale di Marina arrivato al vertice del servizio, ha assegnato agli agenti spediti nel nostro Paese.
Priorità 1: F-35
L’aereo invisibile è l’incarnazione della superiorità tecnologica occidentale. Sia per i materiali che lasciano scivolare gli impulsi radar, ma soprattutto per il sistema di intelligenza artificiale che ne anima le azioni. Diverse aziende italiane, in particolare lombarde, forniscono componenti alla Lockheed: Leonardo produce le ali, coinvolgendo gli impianti di Foggia, Nola e Venegono. Il massimo interesse russo è per Cameri, nel Novarese, dove c’è l’unica catena di montaggio fuori dagli Stati Uniti: si trova nel perimetro di una base dell’Aeronautica. All’interno c’è un “santuario” ancora più blindato, a cui accede solo personale con nulla osta di sicurezza americano: è l’area dove viene inserito il software. Insomma, un bersaglio per niente facile. Quanto alla nostra aviazione, nel 32mo Stormo di Amendola sono concentrati F-35 e droni Reaper, i velivoli più moderni. Li protegge una triplice cinta con sorveglianza armata.
Priorità 2: propulsori Aip
Sono motori hi-tech che permettono ai sottomarini di navigare in immersione per 3-4 settimane senza uscire in superficie. La Marina schiera quattro U212 dotati di questi sistemi, acquistati in Germania, ma ne ha appena commissionati altri quattro. Su parte dei quali verranno montati Aip ancora più moderni di concezione nazionale. Sono considerati i migliori sottomarini al mondo, in grado di dare la caccia ai battelli nucleari, e vengono costruiti su licenza tedesca da Fincantieri a Muggiano (La Spezia). Intorno a questo programma tante aziende italiane hanno sviluppato batterie e meccanismi d’avanguardia, che fanno gola agli ammiragli della flotta subacquea russa. Non è un caso se durante i governi Berlusconi ci sono state forti pressioni per spingere Fincantieri a collaborare con il Bureau Rubin, la fucina dei sottomarini sovietici, incluso quello che ha ispirato “l’Ottobre rosso” del celebre film.
Priorità 3: radar Aesa
Quanto piacerebbe ai russi impadronirsene! Sono i radar più sofisticati, grazie a una scansione elettronica che ne moltiplica le capacità di scoperta riducendone le dimensioni. Leonardo è leader assoluto in questo campo, con apparati per uso aereo, navale e terrestre venduti pure agli Usa. Il recentissimo Kronos è in grado di avvistare anche i missili balistici, occupando uno spazio minimo, mentre Mosca fatica a realizzare prodotti competitivi.
Priorità 4: Global Hawk
La Nato ha appena cominciato a schierare a Sigonella questi droni da ricognizione a lungo raggio. Possono restare in volo 32 ore e spiare un’area di 100 mila chilometri quadrati: più o meno l’intera Islanda. Vengono gestiti da militari di tutta l’Alleanza e quindi anche italiani. Decollano dalla Sicilia e si spingono fino alla Crimea, Siria o Libia per monitorare le attività russe. Il Gru sarebbe felice di conoscere in anticipo le rotte. Sempre a Sigonella ci sono bireattori Boeing EP-8 Neptune e altri droni dello stesso modello, ma interamente americani: obiettivi dove l’infiltrazione è più complicata.
Priorità 5: portaerei Cavour
Il nostro è uno dei pochi Paesi in grado di disegnare e costruire una portaerei completa. «Un settore invece dove i russi hanno sempre avuto difficoltà, con programmi prolungati per anni e di scarsa efficacia. Tanto più che adesso c’è una corsa a realizzare portaerei più piccole, proprio come la Cavour», spiega Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa. A gestire i progetti è Fincantieri, con un ruolo chiave degli uffici tecnici della Marina Militare: l’impianto principale è quello di Castellammare di Stabia (Napoli).
In pratica, da Varese a Catania, tutta la Penisola è una scacchiera dove le pedine del Gru cercano di penetrare le caselle più pregiate. Una sfida silenziosa che continua dalla vecchia Guerra Fredda alla nuova, senza esclusione di colpi.