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 2021  aprile 01 Giovedì calendario

Intervista a Vittoria Puccini

Corre, si traveste, sferra pugni, tira calci, spara. Braccata da una poliziotta con un passato traumatico e da chi vorrebbe addossarle un omicidio che non ha commesso. Vittoria Puccini come non l’avete mai vista: in versione guerriera, alle spalle un’adolescenza di violenza e dolore, davanti a sé l’esigenza di provare la propria innocenza. L’attrice, 39 anni, candidata al David di Donatello per il film 18 regali, è la protagonista della fiction in quattro puntate La fuggitiva, al via su Rai1 il 5 aprile. È un action-thriller adrenalinico, anche troppo, con l’intensa Pina Turco nel ruolo della poliziotta, il Piemonte come scenario e tante incursioni nel melodramma. Un’altra serie di Rai1 tutta al femminile dopo il successo di Mina Settembre e Lolita Lobosco. «È il mio omaggio alle donne», dice il regista Carlo Carlei. Nei panni di Arianna, la Fuggitiva, Vittoria assicura di essersi divertita.
Ha dovuto allenarsi molto per interpretare il ruolo?
«Direi di sì, ho lavorato con gli stunt. Ho sempre praticato la corsa, ma il mio personaggio è dotato di una fisicità scattante che nella vita non mi appartiene».
Ha dovuto imparare le arti marziali?
«Più che altro, ho imparato che nella lotta non è la forza a farti vincere ma la capacità di colpire nei punti giusti. Può sempre tornare utile (ride, ndr)».
Tante fiction al femminile significano che, almeno sullo schermo, si è raggiunta la parità di genere?
«La parità è ancora lontana, ma un cambiamento è in atto. E la tv lo ha recepito benissimo. La vera rivoluzione è vedere sullo schermo dei personaggi femminili tutt’altro che perfetti, con luci e ombre. Attualmente sono sul set della serie Non mi lasciare nel ruolo di una poliziotta che indaga sulla pedopornografia online».
Nella vita è mai stata una fuggitiva?
«Sì, ho iniziato a far l’attrice proprio in seguito a una fuga. Dopo il liceo, una storia d’amore finita male mi spinse a lasciare la mia città, Firenze, per Milano. E lì, mentre studiavo Giurisprudenza e lavoravo come modella, ho partecipato a un provino per il film di Sergio Rubini Tutto l’amore che c’è. Sono stata presa ed è partito tutto».
Da bambina la sua Arianna ha assistito all’omicidio dei genitori, è stata rapita e portata a vivere in Bosnia durante la guerra, poi torna in Italia e viene adottata. La rabbia e l’aggressività del personaggio le sono familiari?
«Nemmeno un po’. Non sono irascibile, cerco sempre il dialogo. Per farmi perdere le staffe devi farla grossa».
Cosa la fa arrabbiare di più?
«Ogni tipo di ingiustizia».
È un’ingiustizia anche l’atteggiamento del cinema che spesso snobba gli attori molto popolari in tv come lei?
«Non direi, e la mia candidatura ai David nel film 18 regali lo dimostra. Oggi quel pregiudizio si è molto attenuato. Tra cinema e tv c’è l’interscambio, a tutto vantaggio della qualità del prodotto».
Felice della sua carriera?
«Totalmente. Non cambierei nulla e mi aspettano altre sfide».
La sua bellezza è indiscutibile, ma è vero che da ragazzina era insicura?
«Sì, come tutte le adolescenti. Ero timida e non mi sentivo all’altezza degli altri. Grazie al lavoro ho acquisito sicurezza e imparato ad accettare anche i miei difetti».
Nella fiction l’inseguita e l’inseguitrice finiscono per scoprire la solidarietà femminile. C’è un messaggio?
«Certo: le donne, quando si mettono insieme, sono una forza inarrestabile».