Il Messaggero, 1 aprile 2021
Intervista a Paolo Genovese
Due film ancora inediti, Supereroi e Il primo giorno della mia vita, e un incarico nuovo di zecca: Paolo Genovese sarà il presidente della neonata Fondazione Umbria Film Commission. Mentre pare avvicinarsi la riapertura delle sale e le strutture regionali continuano a sostenere le produzioni, il regista romano si prepara a onorare il nuovo impegno con passione. Quella stessa che non è venuta meno nemmeno negli ultimi mesi, scanditi dalla tragedia del figlio coinvolto nell’incidente di Corso Francia in cui persero la vita Gaia e Camilla. Genovese ha sempre lavorato e ora, in Umbria, ha in programma anche la creazione di una scuola di cinema e di un festival. Perché ha accettato di guidare la Film Commission? «Al di là dei film», risponde il regista, «il mio amore per il cinema mi ha sempre portato a impegnarmi nelle giurie, nelle masterclass, nella divulgazione. C’è anche l’attaccamento all’Umbria, terra natale di mia madre e mio nonno. Ho una casa a Todi e lì vicino ho girato Una famiglia perfetta». Sul suo nuovo compito ha le idee chiare: «Farò tutto il necessario non solo per attirare le produzioni di cinema e tv ma anche per garantire alle troupe ospiti la migliore accoglienza e quella flessibilità ormai introvabile nelle grandi città», promette. «Da regista e produttore, conosco bene le esigenze di chi lavora in trasferta. E ora mi aspetto di rilanciare il turismo». Un altro progetto a cui Genovese tiene è la scuola di cinema. «Vorrei crearla a Perugia, una città dalla forte vocazione didattica che ospita già i corsi di agraria, di giornalismo, l’Università per Stranieri», anticipa. Il futuro festival? «Sarà diffuso sul territorio, cioè ospitato da 3 o 4 città diverse», annuncia il regista.
LA SPERANZAQuesto suo impegno nella Film Commission rappresenta un segnale di speranza nel momento più buio del cinema, in crisi a causa del Covid. «Io sono ottimista. Tutto tornerà alla normalità. Al di là del dramma dei contagi e dei morti, la pandemia ha rappresentato un momento storico speciale in cui l’avanzata delle piattaforme digitali ha fatto esplodere il consumo di audiovisivo. Non c’è mai stato tanto bisogno di contenuti. Oggi sono aperti tanti set e fai fatica a trovare artigiani, tecnici, maestranze». Ma lo streaming soppianterà la sala? «Riaprire i cinema non basterà. Bisognerà promuovere la cultura della sala». E proprio in sala dovrebbero uscire Supereroi e Il primo giorno della mia vita: cosa rappresentano nella carriera di Genovese? «Un passaggio importante dopo il successo mondiale di Perfetti sconosciuti. Entrambi i nuovi film testimoniano il mio desiderio di cambiare rotta. Mi hanno proposto di fare sequel e serie ispirate a Perfetti sconosciuti che ha avuto 22 remake, record nel Guinness. Ma io ho preferito girare The Place, Supereroi, Il primo giorno della mia vita che imboccano strade diverse».
I DAVIDÈ disponibile on demand la serie ispirata al suo film Tutta colpa di Freud: il formato a puntate ha mandato in soffitta il racconto di due ore? «Le serie hanno preso piede durante la pandemia. Ma quando torneremo alla normalità, ci sarà un riequilibrio e il pubblico riprenderà a guardare i film». Il cinema italiano recente? «È in un momento di svolta», afferma. «Le nomination ai David di Donatello dimostrano la vitalità degli indipendenti e dei nuovi talenti. Bisogna supportare in ogni modo i giovani per evitare che cedano al compromesso dell’algoritmo». E cos’è? «L’appiattimento dell’ispirazione in nome degli ingredienti ritenuti vincenti. Adeguarsi agli standard creativi significa rinunciare all’originalità». Gli dispiace venire definito il regista di Perfetti sconosciuti? «Prima di quel successo avevo girato 12 film e dopo ne ho diretti altri 3. Sono grato a Perfetti sconosciuti, ma non vorrei essere ricordato solo per quello».