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 2021  aprile 01 Giovedì calendario

Ultime sul caso Tercas

Distratti dalla riapertura di cinema e teatri – hanno riaperto il 27 marzo come s’era detto no? – solo ieri ci siamo accorti della risposta arrivata martedì dal Tesoro all’interrogazione dell’ex M5S Raduzzi. La potremmo riassumere così: Noi fare causa a Bruxelles per Tercas? Ma che sei matto? Non l’ha fatta neanche Popolare di Bari… È appena il caso di ricordare che dietro l’ostica sigla Tercas si cela il disastro del settore bancario italiano. In sostanza andò così: la Commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, sostenne nel 2015 che coinvolgere il Fitd (fondo interbancario di tutela dei depositi) nel salvataggio della malandata Cassa di Teramo con Popolare di Bari fosse un vietatissimo “aiuto di Stato”: aiuto di Stato, un po’ come il rigore di Boskov, è quando la Dg Competition di Bruxelles fischia. Quella scelta convinse Renzi&Padoan a procedere col bail-in di Etruria & C. facendo crollare i valori di Borsa dell’intero comparto del 60% in pochi mesi: seguirono le due venete, Mps, etc. Il problema è che il Var – la Corte di Giustizia Ue – ha poi annullato il rigore: l’intervento del Fitd non era aiuto di Stato, tanto più che enti analoghi sono intervenuti in mezza Europa. Insomma, migliaia di azzeramenti per nulla. La sentenza definitiva è del 3 marzo e ci parve di capire allora che tra Roma e Bruxelles sarebbero corsi fiumi di carte bollate, ora si scopre che no. La cosa bizzarra di questa vicenda, però, è un’altra: la responsabile politica di una topica così clamorosa, Vestager, è ancora al suo posto. Di più: in queste settimane – dopo aver autorizzato per mesi fior di governi, da Berlino in giù, a sovvenzionare il settore aereo – è impegnata in un bizzarro kamasutra su Alitalia nel tentativo di separare – quanto a soldi, slot, Millemiglia etc. – il grano degli aiuti di Stato “Covid” (benedetti) dal loglio di quelli “non Covid” (impuri). Il risultato è che gli stipendi non arrivano, mentre Lufthansa e Ryanair potrebbero rubarsi l’estate e il futuro della nuova compagnia “Ita” ancor prima che nasca. Magari tra un paio d’anni il Var ci dirà che Margrethe s’era sbagliata pure stavolta, ma non è questo il punto: se il gioco ha regole incomprensibili e gli arbitri sono mezze figure un po’ equivoche, il problema è di chi continua a giocare.