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 2021  aprile 01 Giovedì calendario

Il rally di Christine tra i maschi

Christine Giampaoli Zonca parla con la stessa velocità con la quale guida negli sterrati. Mischia lo spagnolo all’italiano, la sua lingua madre. «Fa niente, no pasa nada», «sono super-ilusionada di cominciare quest’avventura…». Ha vissuto a Varese, a Perugia, poi da bambina si è trasferita alle Canarie ed è lì che ha scoperto i rally. «Colpa» della vecchia Toyota del vicino: «La vedevo passare tutti i giorni e rimanevo incantata». «Gz», così si fa chiamare, è l’unica pilota tricolore nel campionato Extreme E, al via questo fine settimana ad Al-‘Ula, in Arabia Saudita, trasmesso domenica alle ore 12.00 da Mediaset sul Canale 20. Guiderà un 4x4 elettrico da 550 cavalli per il team Hispano-Suiza insieme all’inglese Oliver Bennett (per regolamento l’equipaggio deve essere composto da un uomo e da una donna), sfidando fenomeni come Sébastien Loeb, sotto contratto con la squadra di Lewis Hamilton. E Carlos Sainz, papà del ferrarista, o l’ex campione di F1 Jenson Button. 
La serie è un’idea di Alejandro Agag, già fondatore della Formula E, e riprende lo spirito ecologista. «Cambia molto rispetto ai rally tradizionali – spiega la ventottenne, che è pure opinionista per Mediaset –, a parte l’assenza di rumore impressiona la potenza istantanea rilasciata dai motori elettrici, il comportamento estremo, sembra un interruttore della luce. Lo stile di guida è aggressivo, ma allo stesso tempo deve essere molto tecnico. E non inquiniamo, ci sentiamo dei pionieri lanciando un messaggio forte sul rispetto del pianeta». L’amore per le auto sboccia presto «e nessuno sapeva spiegarlo, non era una passione di famiglia». Ma se nella casa accanto, a Fuerteventura, abita un rallysta… «Avevo 17 anni, quella Corolla del 1989 mi ha cambiato per sempre. Quando finalmente Dani, il proprietario, mi ha permesso di salire è scattato un cortocircuito: dovevo diventare pilota». Ma come? Il primo problema era trovare i soldi. «Non essendo ricca, ho deciso di fare la meccanica per costruirmi da sola la mia prima auto. Ho comprato il telaio di una Golf, l’ho modificato e nel 2014 ho partecipato a qualche gara, per vincere poi il campionato delle Canarie». È stato sempre il vicino a insegnarle i trucchi del mestiere, le saldature per esempio: «Ero sempre da lui in garage, all’inizio era scorbutico, pensava che fossi pazza». 
Insieme hanno anche aperto una piccola officina, le piace «smontare perché più conosci la tecnica e meglio riesci a guidare», ha anche seguito un master in Inghilterra in ingegneria dei veicoli da competizione. 
Da lì inizia il salto: il campionato spagnolo, una tappa del Mondiale in Catalogna in una squadra tutta al femminile, e poi l’ «ingaggio che ha cambiato ancora il “rumbo” della mia vita, al volante delle buggy di un team americano nelle Baja 1000, gare di duemila km in fuoristrada. Più di 30 ore in auto, molto faticose». 
Ora Christine affronterà i suoi idoli, che strano effetto: «Più che con paura la vivrò con emozione e responsabilità. Ed è un’occasione per imparare dai maestri. Però, pensare che conoscerò Loeb, mito assoluto, è incredibile».