La Stampa, 1 aprile 2021
I miti di Filippo Tortu
A un’Olimpiade imprevedibile ci si prepara anche con i poster perché se il mondo oggi è chiuso in una stanza, allora le motivazioni vanno messe lì dentro. Filippo Tortu le ha appese in bella vista.
Sulla parete sfilano i Pink Floyd, presenti anche nella collezioni di vinili, Muhammad Ali e la locandina di «Continuavano a chiamarlo trinità». La stagione riparte da una casa nuova a Milano, vista Arena, pista della discordia perché c’è chi si lamenta che ormai sia tutta per lui, ma soprattutto «pista dove respirare la storia, ci sono passati i campioni, entro e leggo la targa con i risultati, non è un posto qualsiasi». È il posto dove l’unico italiano capace di andare sotto i 10 secondi nei 100 metri ha scelto come rampa di lancio.
Dal 6 aprile primo raduno da oltre un anno, per preparare i Mondiali di staffetta polacchi previsti a inizio maggio: «Ho voglia di ricominciare, di ritrovare i compagni, di sfidarci nel nostro rito in cui bisogna passarsi palla e testimone battendo le mani senza perdere il ritmo». Tra gli sfidanti pure Marcell Jacobs che in inverno ha vinto il titolo dei 60 metri agli Euroindoor in 6"47: «La nostra non-rivalità resta sempre uguale. Rispetto e ognuno che guarda alla propria corsia». Tortu studia altri, si è sintonizzato sullo stile di Asafa Powell: «Potessi rubargli la progressione dai 25 ai 30 metri... oltre al personale da 9"72 ovvio».
Lo abbiamo lasciato nella stadio di Doha, ai Mondiali del 2019 dove è entrato in finale nei 100, «e chi lo avrebbe detto che quegli spalti mezzi vuoti sarebbero stati una palestra per i Giochi a pubblico ridotto. Devo chiamare Tamberi a farmi da capo curva perché io con la pressione mi esalto e il silenzio mi toglie qualcosa». Pure il Covid, preso a gennaio, gli ha tolto qualcosa: «Due mesi buoni di lavori pesanti e ha lasciato strascichi invadenti. È dura, mi ha fatto cambiare aspettative. Pensavamo di preparare 100 e 200, non è più possibile. Ti lascia svuotato, provato, a rincorrere su tabelle che non tornano più. Ma l’obiettivo è arrivare in forma il giorno delle batterie dei 100 metri a Tokyo».
Ci sarebbe anche una qualificazione da trovare nella 4x100, la finale dei Mondiali di staffetta la garantisce: «Lì però non sono solo, la velocità azzurra è cresciuta». Dietro di lui, mentre ci racconta i suoi progetti nel salotto di Atleticatv, sbuca invece il blu della maglia di Lampard. E la Juve per cui tifa? «Una ferita aperta che provoca fitte di sofferenza, preferirei glissare».