Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  aprile 01 Giovedì calendario

Frederick Forsyth parla degli 007 di Mosca

«Tenere alta la guardia, essere sempre attenti, pronti a proteggersi e a difendersi dai colpi di Mosca, come hanno dimostrato di fare in questa occasione gli agenti del controspionaggio italiano». È la ricetta di Frederick Forsyth per affrontare la Russia di Putin, davanti all’arresto di un ufficiale italiano che passava segreti a Mosca e all’espulsione delle due spie russe che lo avevano convinto a collaborare. L’ultimo maestro inglese delle spy-stories non si fa illusioni: «Ci sarà sempre qualcuno che tradisce la patria per denaro o per un ricatto», dice a Repubblica l’autore di best-seller mondiali come “Il giorno dello sciacallo”, “Dossier Odessa” e “Il quarto protocollo”, che fu lui stesso un agente part-time dell’Mi6, il servizio di spionaggio britannico. «Come scrittore di spionaggio io ormai mi sono ritirato, di libri ne ho pubblicati abbastanza», aggiunge al telefono dalla sua casa di campagna. «Ma le spie della realtà non vanno mai in pensione».
Che cosa pensa di questa operazione, Forsyth?
«Penso che quando è crollata l’Unione Sovietica, trent’anni fa, qualcuno si è illuso che fossimo davanti alla fine della storia e che insieme a quest’ultima fossero finite le guerre di spionaggio tra Ovest ed Est. Invece sono continuate e con Putin al Cremlino sono diventate perfino più aggressive di quanto fossero durante la guerra fredda».
Perché proprio adesso?
«Probabilmente come risposta al fallimento dell’assassinio di Sergej Skripal, l’ex agente dello spionaggio militare russo che faceva il doppio gioco per i britannici e che proprio due anni fu avvelenato con il gas nervino a Salisbury, qui in Inghilterra, ma è sopravvissuto e adesso vive con una nuova identità da qualche parte in Nuova Zelanda».
Ma Skripal era un pesce piccolo per Mosca…
«Sì, ma la reazione che provocò il tentativo di ucciderlo è stata molto grossa. La Gran Bretagna, seguita dagli Stati Uniti e da quasi tutti i paesi occidentali, Italia compresa, espulse 150 diplomatici russi, la più grande rappresaglia che ci sia stata dal crollo del muro di Berlino. Ovvero espulse 150 spie russe, infliggendo un duro colpo alla rete spionistica del Cremlino in Occidente. Ora Mosca sta cercando di ricostruirla. E il contatto con un ufficiale italiano per ottenere segreti militari faceva certamente parte di questa iniziativa».
Hanno cercato segreti militari in Italia perché l’Italia è considerata una preda più facile?
«Non credo. Semplicemente, l’Italia fa parte della Nato e non viene esclusa da nessuno dei segreti militari dell’Alleanza Atlantica. È un membro dell’Occidente come un altro in cui lanciare l’amo dello spionaggio e vedere se qualcosa abbocca. Sono certo che ci provano anche altrove. Ma sono soltanto le imprese fallite, come in questo caso, a diventare di dominio pubblico».
L’ufficiale italiano è stato arrestato mentre riceveva 5 mila euro…
«Si tradisce la patria per tante ragioni. Un tempo la motivazione principale era ideologica: specie in Paesi con una forte presenza comunista, come era l’Italia. Ma di agenti britannici che hanno tradito Londra perché erano comunisti ne abbiamo avuti parecchi anche qui, da Kim Philby in avanti. Poi ci sono altri fattori: un ricatto, solitamente a sfondo sessuale, per esempio. E infine il denaro. Non che 5 mila euro siano tanti. Non sappiamo tuttavia se fossero tutti lì o solo parte di una serie di pagamenti».
Che cosa deve fare l’Occidente per fermare lo spionaggio russo?
«Avere un buon controspionaggio. Come dicevo, le guerre di spie ci sono sempre state, da 500 anni a questa parte. E beninteso, se la Russia spia l’Occidente, anche l’Occidente spia la Russia. È un aspetto di quello che si usa chiamare il Grande Gioco delle superpotenze. Esiste da quando Elisabetta I inviava i suoi agenti a spiare il trono di Spagna che voleva assassinarla. E anche voi italiani ne sapete qualcosa fin dal tempo dei Medici e di Machiavelli».
E cosa deve fare l’Occidente con Putin?
«Deve tenere alta la guardia. Putin ha di fatto ricostruito una dittatura in Russia. Ma la Russia è lì e in attesa che un giorno cambi e diventi democratica non si può fingere che non esista. Dunque bisogna fare i conti con colui che al momento la governa. In che modo? Ripeto, tenendo la guardia alta, come un pugile sul ring. Ogni tanto, quando si apre uno spiraglio, sferrare un colpo. Ma soprattutto evitare di prenderne, sapersi proteggere e difendere bene. Come hanno fatto gli uomini del controspionaggio italiano a Roma in questo frangente».