Che cosa pensa di questa operazione, Forsyth?
«Penso che quando è crollata l’Unione Sovietica, trent’anni fa, qualcuno si è illuso che fossimo davanti alla fine della storia e che insieme a quest’ultima fossero finite le guerre di spionaggio tra Ovest ed Est. Invece sono continuate e con Putin al Cremlino sono diventate perfino più aggressive di quanto fossero durante la guerra fredda».
Perché proprio adesso?
«Probabilmente come risposta al fallimento dell’assassinio di Sergej Skripal, l’ex agente dello spionaggio militare russo che faceva il doppio gioco per i britannici e che proprio due anni fu avvelenato con il gas nervino a Salisbury, qui in Inghilterra, ma è sopravvissuto e adesso vive con una nuova identità da qualche parte in Nuova Zelanda».
Ma Skripal era un pesce piccolo per Mosca…
«Sì, ma la reazione che provocò il tentativo di ucciderlo è stata molto grossa. La Gran Bretagna, seguita dagli Stati Uniti e da quasi tutti i paesi occidentali, Italia compresa, espulse 150 diplomatici russi, la più grande rappresaglia che ci sia stata dal crollo del muro di Berlino. Ovvero espulse 150 spie russe, infliggendo un duro colpo alla rete spionistica del Cremlino in Occidente. Ora Mosca sta cercando di ricostruirla. E il contatto con un ufficiale italiano per ottenere segreti militari faceva certamente parte di questa iniziativa».
Hanno cercato segreti militari in Italia perché l’Italia è considerata una preda più facile?
«Non credo. Semplicemente, l’Italia fa parte della Nato e non viene esclusa da nessuno dei segreti militari dell’Alleanza Atlantica. È un membro dell’Occidente come un altro in cui lanciare l’amo dello spionaggio e vedere se qualcosa abbocca. Sono certo che ci provano anche altrove. Ma sono soltanto le imprese fallite, come in questo caso, a diventare di dominio pubblico».
L’ufficiale italiano è stato arrestato mentre riceveva 5 mila euro…
«Si tradisce la patria per tante ragioni. Un tempo la motivazione principale era ideologica: specie in Paesi con una forte presenza comunista, come era l’Italia. Ma di agenti britannici che hanno tradito Londra perché erano comunisti ne abbiamo avuti parecchi anche qui, da Kim Philby in avanti. Poi ci sono altri fattori: un ricatto, solitamente a sfondo sessuale, per esempio. E infine il denaro. Non che 5 mila euro siano tanti. Non sappiamo tuttavia se fossero tutti lì o solo parte di una serie di pagamenti».
Che cosa deve fare l’Occidente per fermare lo spionaggio russo?
«Avere un buon controspionaggio. Come dicevo, le guerre di spie ci sono sempre state, da 500 anni a questa parte. E beninteso, se la Russia spia l’Occidente, anche l’Occidente spia la Russia. È un aspetto di quello che si usa chiamare il Grande Gioco delle superpotenze. Esiste da quando Elisabetta I inviava i suoi agenti a spiare il trono di Spagna che voleva assassinarla. E anche voi italiani ne sapete qualcosa fin dal tempo dei Medici e di Machiavelli».
E cosa deve fare l’Occidente con Putin?
«Deve tenere alta la guardia. Putin ha di fatto ricostruito una dittatura in Russia. Ma la Russia è lì e in attesa che un giorno cambi e diventi democratica non si può fingere che non esista. Dunque bisogna fare i conti con colui che al momento la governa. In che modo? Ripeto, tenendo la guardia alta, come un pugile sul ring. Ogni tanto, quando si apre uno spiraglio, sferrare un colpo. Ma soprattutto evitare di prenderne, sapersi proteggere e difendere bene. Come hanno fatto gli uomini del controspionaggio italiano a Roma in questo frangente».