il Fatto Quotidiano, 31 marzo 2021
Georg Christoph Lichtenberg, il fisico che scriveva aforismi
Ci vuole il fisico per scrivere aforismi: Georg Christoph Lichtenberg, professore di Fisica – straordinario, poi ordinario – all’Università di Göttingen negli anni Settanta del Settecento.
Scienziato di genio – scopritore delle eponime “Figure” e membro della Royal Society –, Lichtenberg riceve la visita e gli onori persino di Alessandro Volta, in trasferta in Germania per carpire segreti sull’elettricità. Georg nicchia: “La natura: una pelle sull’occhio”. Cinico e sagace, Lichtenberg ottiene la fama non solo come elettricista: le sue lezioni accademiche di fisica sperimentale sono un successo, affollate da studenti e curiosi; scrive con gusto e seguito su diverse testate, da lui stesso fondate o redatte; è un letterato raffinatissimo, amico e nemico di Goethe e Kant; ha la gobba, come Leopardi; è un intellettuale anticonformista per l’epoca, ovvero antiromantico, odiando i contemporanei Stürmer, quelli dello Sturm und Drang. Ma soprattutto il fisico vanta una penna al vetriolo, ironica e versatile, specie nelle forme brevi, aforistiche e iconoclaste.
“Dicono che si spara benissimo quando uno ha bevuto: vedete l’affinità che esiste tra tirassegno e poesia”. Ora una raccolta ragionata di Osservazioni e pensieri torna in libreria con Fiorenzo Albani Editore: in Italia il libro fu scoperto solo nel 1966, grazie a Cesare Cases, che lo fece pubblicare da Einaudi. Per il curatore Nello Sàito, Lichtenberg è un “aforista involontario”, da accostarsi non tanto a Schlegel o Novalis quanto a Pascal e La Rochefoucauld, benché suoi figliocci si considerino Nietzsche e Kraus, maestri di prosa fulminante e fumantina.
L’umorismo in Georg è verosimilmente congenito, essendo nato in una famiglia di pastori protestanti (padre e nonno), ultimo di diciassette figli: classe 1742, a soli otto anni la sua schiena diventa deforme a causa di un incidente, ciononostante è un discreto seduttore. Il suo grande amore è M. Dorothea Stechard, fioraia dodicenne, che porta a vivere con sé ma non riesce a sposare: lei muore prima. In lui però sopravvive la passione per le ragazzine: nel 1783 conosce la 15enne Margarete Kellner e, anche qui, se la trascina in casa molto prima di sposarla, sei anni dopo; nel frattempo i due hanno già avuto due figli, ne seguono altri quattro prima che Georg spiri nel 1799, a neanche 57 anni. “Il buon Dio deve volerci proprio bene: viene da noi sempre col cattivo tempo”.
I brevi componimenti della raccolta sono tratti dai quaderni dell’autore, scritti dal 1764 alla morte (ma usciti postumi, dal 1800 in poi, col titolo di Aphorismen), e ordinati per temi, dalla “Politica” alle “Idee”, dalle “Donne” alla “Scienza”, dalla “Verità da due soldi” a “Paesi e popoli” (“L’asino? Un cavallo tradotto in olandese”, il grande nemico), di cui qui accanto anticipiamo qualche stralcio.
“Bisogna sperimentare con le idee” è il motto dello scienziato letterato, bastian contrario per natura, conservatore coi progressisti – “La Rivoluzione francese: opera della filosofia… Ora cola il vino dei martiri” – e liberale con gli autoritari – “In Francia si fa più alla svelta: si portano via le opinioni con tutta la testa”. Lichtenberg è nobile coi camerieri e popolano con gli intellettuali, uno snob delizioso: “La gente che non ha mai tempo fa pochissimo”.
Se la prende con tutto e tutti, come da trazione satirico-moralista: contro la cara patria tedesca, che “tassa” la comicità e l’ingegno; contro i giornali di politica e cianfrusaglie; contro l’ottusità umana, il qualunquismo, la stupidità: “Oltre alle qualità ch’egli aveva in comune con ogni specie di animali ne aveva in comune con i termometri, gli igrometri e i barometri”. Il bersaglio preferito – da buon aforista – è però la lunghezza, la vaghezza, la prolissità: “Non scrivete un libro su soggetti che possono essere esauriti in un articolo di un settimanale, e di due parole non fate un periodo. Quello che un imbecille riesce a dire in un libro sarebbe sopportabile se lo dicesse in tre parole”. Grazie, eh.