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 2021  marzo 31 Mercoledì calendario

Intervista all’arcivescovo di Canterbury

«Può aspettare un momento? Suonano alla porta. Qui oggi non ho nessuno, non sono mica il Papa». Eppure Justin Welby è un uomo speciale: 65 anni, dal 2013 arcivescovo di Canterbury e leader de facto della Chiesa d’Inghilterra (dopo la Regina Elisabetta, ovviamente). Sposato con Caroline Eaton e sei figli, di cui una, Johanna, morta a sette mesi in un tragico incidente stradale nel 1983. Un anno dopo, da manager del gigante petrolifero francese Elf Aquitaine e poi Enterprise Oil, la fulminante vocazione religiosa. Di recente, Welby ha rivelato di aver sofferto a lungo di depressione. Ora, il 15 aprile, Welby pubblica Reimagining Britain , Re-immaginare il Regno Unito, libro in cui racconta come il Paese dovrebbe rinascere dopo il Covid.
In questa intervista esclusiva a Repubblica e ai giornali dell’alleanza Lena, Welby si confessa dal suo "Palazzo Vecchio" di Canterbury: le lezioni del Covid, "il pericolo enorme" del nazionalismo sui vaccini, per la prima volta commenta e smentisce il matrimonio di Meghan e Harry «avvenuto tre giorni prima la cerimonia ufficiale» secondo i duchi ribelli. E poi la «minaccia » " Cancel culture ", la pace a rischio in Irlanda del Nord e la visione che manca a Ue e Regno Unito.
Arcivescovo, che cosa dobbiamo imparare da questa pandemia?
«Tre parole. La prima: interdipendenza. Come nel Medioevo, le pestilenze non possono essere confinate in una parte del mondo. Secondo: la fragilità delle nostre vite. Purtroppo in Europa ce ne dimentichiamo molto spesso. Terzo: le disuguaglianze. Se fai parte di una minoranza etnica, o se sei povero, disabile, vecchio, la mortalità da Covid è molto più alta della media.
È il nostro campanello di allarme: dobbiamo ripensare profondamente la nostra idea di società. È il momento più vitale da 70 anni a questa parte. È l’ora della scelta. Mi ricorda il 1945, quando l’Europa scelse riconciliazione, pace, libertà, democrazia. Oggi invece abbiamo due strade: lasciare che i ricchi e i potenti riprendano i loro privilegi pre-pandemia, oppure ricostruire le nostre società puntando su dignità umana, uguaglianza, tassazione ai ricchi, istruzione».
Lei parla di interdipendenza.
Ma sui vaccini Uk e Ue fanno il contrario.
«Queste divisioni non possiamo permettercele. Non voglio dare colpa all’uno o all’altro. Ma il nazionalismo sui vaccini è il pericolo più enorme per tutti noi: il Covid può tornare da ogni parte del mondo. Se facessimo così anche alla conferenza sul clima Cop26 in autunno, sarebbe un altro disastro».
Lei in passato ha criticato sia l’Ue sia Johnson per i loro "azzardi" sull’Irlanda del Nord.
Teme che a Belfast possa tornare la guerra?
«Sono in stretto contatto con l’Irlanda del Nord, ho incontrato i leader paramilitari locali, ci sono arsenali nascosti. E, a 23 anni dalla Pace del Venerdì Santo, le nuove generazioni non hanno mai vissuto l’orrore dei Troubles . Dobbiamo impegnarci affinché l’Irlanda del Nord non venga strumentalizzata né dai britannici, né dall’Ue. Sono preoccupato. Perché c’è una sorta di pace, ma mai una vera riconciliazione. E le due sono come una bicicletta: se ti fermi, cadi».
Lei ha un ottimo rapporto con Papa Francesco. Quanto ha riformato Chiesa cattolica?
«Moltissimo. Non ha voluto cambiare tutto, bensì ristabilire il primato della fede in Dio, intersecandolo con un profondo e umile senso dell’amore umano e del perdono. Imparo sempre da lui».
Nel suo libro lei parla anche della "Cancel culture", ossia quell’attitudine di rimuovere o boicottare persone, entità o simboli le cui idee non sono ritenute accettabili: vedi la rimozione di statue controverse.
«Non possiamo cancellare il passato, bensì imparare da esso.
Certo, a volte dobbiamo pentircene. Ma non possiamo rimuoverlo. Soprattutto nelle università, mi sembra estremamente pericoloso cancellare le idee che non ti piacciono. La Cancel Culture è una minaccia gigantesca».
In questi giorni in Inghilterra ci sono state proteste perché un insegnante in Yorkshire ha mostrato vignette su Maometto in classe.
«La blasfemia è una scelta moralmente sbagliata, ma non è un atto criminale. In Regno Unito dovremmo rivendicare con forza la libertà di espressione. In altre parti di Europa accade il contrario e ciò è assolutamente sbagliato. Preferisco l’approccio libertario americano».
Sempre nel suo ultimo libro, lei, europeista, scrive: "L’espansione dell’Ue ha portato a una perdita della sua stessa narrativa dettata dai valori cristiani. L’inerzia del sistema dei 27 è enorme e le profonde disuguaglianze fanno sì che ogni cambiamento al cuore dell’Europa sia molto più difficile che in Regno Unito".
«Il pericolo per la Ue è quello di pensare solo al lato materialista e commerciale, e non alla crescita umana, solidale e spirituale dei cittadini, incarnata molti decenni fa da Monnet e Schuman. Tutto questo è molto difficile da realizzare con 27 Paesi membri a bordo».
Ma ci dice che cosa è successo al matrimonio di Harry e Meghan? I due dicono che lei li ha dichiarati marito e moglie tre giorni prima del matrimonio ufficiale. È vero?
«Ho incontrato più volte, in ambito privato e pastorale, i duchi del Sussex prima della cerimonia ufficiale del 19 maggio 2018. Quel giorno c’è stato il matrimonio. Se avessi firmato il certificato un giorno diverso, avrei commesso un reato grave. Il matrimonio ha avuto luogo il 19 maggio».