ItaliaOggi, 30 marzo 2021
Periscopio
Ho smesso di fumare e di votare. Pierluigi Battista di Huffington Post (Maurizio Caversan), la Verità.Sulla riforma del Csm la soluzione prospettata dalla ministra Cartabia, vicina al mondo di CL è quantomeno discutibile. Secondo la Cartabia, basta portare la durata delle nomine a due anni. Nessun accenno allo strapotere delle correnti, come se il «sistema Palamara» non fosse mai esistito. Perfino il sottosegretario alla Giustizia in quota Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, un vero leone quando difendeva Silvio Berlusconi, è diventato un agnellino accanto alla nuova stella rinunciando addirittura a portare avanti la storica battaglia del centrodestra sulla separazione delle carriere. Luigi Bisignani, il Tempo.
In politica, l’unica novità rilevante in questi ultimi dieci anni è che è diventato ancora più difficile trovare personalità all’altezza. In economia invece la situazione è capovolta rispetto al 2011. Il macigno del debito incombe sempre, ma ora il problema numero 1 non è come prosciugare i nostri risparmi per far fronte al dissesto finanziario provocato dai politici (il problema di Mario Monti), bensì come spendere in modo non dissennato i soldi che l’Europa ci presterà (il problema di Draghi). Luca Ricolfi, sociologo (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Che lezione dobbiamo trarre dalle inaudite performance di Nicola Morra, M5s, presidente della Commissione Antimafia e di Andrea Scanzi giornalista del Fatto quotidiano, due squadristi del moralismo in camicia gialla? Vengono in mente le ruvide parole di Indro Montanelli e di Friedrich Nietzsche. «Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia furfante», scrisse l’inarrivabile Indro. «Non resta altro mezzo per rimettere in onore la politica: si devono come prima cosa impiccare i moralisti», sentenziò invece il grande filosofo tedesco. Ecco, magari non impicchiamo nessuno. Però stavolta vaffa ai moralisti. Massimo Donelli. QN.
Sono stati cinque anni difficili i miei in Scelta civica. Per stare in Parlamento, si deve esserci un po’ nati, un po’ portati: è una cosa più da avvocati, da commercialisti, chi viene dall’impresa fa fatica. Tutti gli imprenditori che erano in Scelta civica la vivevano malissimo – penso a Alberto Bombassei (Brembo, ndr), a Luciano Cimmino (Yamamay), a Andrea Vecchio (Cosedil), a Paolo Vitelli (Azimut Benetti) – tutte persone di grande successo nei loro settori, arrivavano lì e quello che dicevano non contava nulla, perché l’ultimo grillino era più ascoltato di loro. Edoardo Nesi, scrittore (Goffredo Pistelli). ItaliaOggi.
La musica mi emoziona. Vado in giro con le cuffiette, sono continuamente in ascolto. Da un po’ ho sistemato il mio studio in casa e per una metà sembra la stanzetta di un adolescente nel 1987, cioè quello che sono stato, con i vinili e gli impianti, e per l’altra metà assomiglia a uno studio notarile. Sono maniacale. Nicola Savino (Simonetta Sciandivasci), il Foglio.
Riccardo Calimani mette in scena l’Austria ormai ben poco «felix» ma ancora capace, dopotutto, di ballare un valzer o d’entusiasmarsi per le opere della Secessione viennese. È la Vienna delle nevrosi svelate, dei Girotondi schnitzleriani e della metropolitana, del Mondo di ieri e di Oskar Kokoschka, della Marcia di Radetzky, dell’Accademia di belle Arti, della Tradizione e del Progresso indistinguibili tra loro, di Hitler giovane, dell’antisemitismo e della grande cultura ebraica. Diego Gabutti. Informazione corretta.
C’è indubbiamente anche in Italia l’avanzata degli atei. Ma non come in altri Paesi, dove ormai costituiscono la metà della popolazione. Da noi prevale una religiosità fai da te e si ricorre ancora alla Chiesa nei momenti clou dell’esistenza. Franco Garelli, sociologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
«Fate presto, non fatemi male». L’uomo che dice queste parole si chiama Giorgio Soldati: è un tipo grande e grosso, forte. Forse è per questo che mentre sussurra quella richiesta si inginocchia e si caccia le mani in tasca, come per proibirsi ogni forma di autodifesa. Gli sono sopra in quattro, nello stretto bugigattolo che è il cesso del refettorio del carcere di massima sicurezza a Cuneo. Sono tutti brigatisti detenuti. Uno di loro stringe nelle mani una garrota improvvisata, un cappio fatto con stracci e un frammento di vetro, e lo usa mentre gli altri bloccano Soldati e il suo ultimo incontrollabile impulso a vivere. La sentenza emessa dal «tribunale del popolo» viene eseguita: non sappiamo se rispettando l’ultima volontà del condannato. Ma è difficile crepare in quel modo senza soffrire, rapidamente. Maurizio Pilotti. Libertà.
Marcello, il culturista della mia trilogia, esiste sul serio. Un personaggio così non avrei potuto inventarlo. Io dai 27 anni ho sempre avuto convivenze e rapporti lunghi, ma ho vissuto su un doppio binario, con una vita catacombale, sepolta, di saune, incontri di una notte. Marcello è stato l’unico ponte fra le due vite: l’ho conosciuto come escort ed è diventato la persona più importante della mia vita per alcuni anni. Walter Siti, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.
Dante fu costretto a lasciare la sua casa, noi siamo costretti a restare nella nostra. Lui fu esule, noi siamo costretti agli arresti domiciliari dalla pandemia. Ma viviamo in forme diverse la sua alienazione. L’anno dantesco sarà penalizzato dalle restrizioni. Per ora, con il mio libro, ne offro una lettura privata, in casa. Marcello Veneziani (Alessandro Sansoni), il Giornale.
Le mie spedizioni furono tre: 1978, 1979 e 1985. Mi incontrai con un collega inglese all’aeroporto di Istanbul. Insieme andammo sul sito noto come «Il trofeo dei diecimila», un tumulo di pietre, che fu innalzato nel punto in cui i diecimila soldati di Senofonte videro il mare. Poi da Smirne attraversammo l’Anatolia, scendemmo lungo l’Eufrate per risalire il Tigri e poi dall’Armenia in Kazakistan risalendo per la costa Nord del Mar Nero fino a tornare nuovamente a Bisanzio, l’odierna Istanbul. Percorremmo in tutto 16 mila chilometri con delle Land Rover. In condizioni a volte proibitive, percorrendo mulattiere e altipiani desertici. Dormivamo nei sacchi a pelo e dentro a delle tende. È stata la missione più importante della mia carriera, che raccontai in un libro molto apprezzato dallo storico inglese Robin Lane Fox. Mi chiamò per tenere un seminario a Oxford su quella esperienza. Valerio Massimo Manfredi, scrittore (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Gli americani sono gli ingenui più furbi che abbia mai conosciuto. Roberto Gervaso.