Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2021
Intervista a Jean-Bernard Lévy, ad di Edf
Edison non è in vendita. Anzi, «mai come oggi ha un piano di sviluppo e un portafoglio di asset totalmente allineati alle nostre strategie di transizione energetica». In altre parole: «è una società chiave per il nostro gruppo, alla quale abbiamo tra l’altro riconosciuto il ruolo di hub del gas: siamo molto soddisfatti delle sue performance così come ne supportiamo la crescita per diventare un player ancora più forte in Italia». Jean-Bernard Lévy è ceo di Edf dal 2014. È un peso massimo tra i manager d’Oltralpe, con un’esperienza nel settore pubblico e in quello privato, dove è stato, tra l’altro, numero uno di Vivendi e di Thales. Sta guidando Edf in una delicata fase di trasformazione che contempla da una parte la spinta sulla transizione energetica e dall’altra la necessità di salvaguardare e rilanciare l’ingente parco nucleare, spina dorsale di tutta la generazione elettrica francese.
Porta la sua firma il progetto Hercules, che punta a riorganizzare il colosso controllato dal Governo francese in tre parti: una società Edf (100% Stato) con in pancia il nucleare, un’altra con l’idroelettrico francese e un’ultima (che sarà quotata) con i business della transizione energetica: rinnovabili, efficienza, reti di distribuzione e servizi retail. «Siamo a un punto di svolta per Edf: il Governo francese sta discutendo con l’Ue il progetto di ristrutturazione del gruppo e ci auguriamo che venga trovato presto un accordo che contempli anche una revisione delle tariffe nucleari: ne abbiamo bisogno tutti. L’Europa non può fare a meno di un operatore come noi che produce il 25% di energia low carbon di tutto il continente», dichiara Levy in questa intervista a Il Sole 24 Ore, in cui affronta a 360 gradi i grandi temi dell’industria energetica globale.
Che strada va seguita sul fronte della transizione energetica? Che ruolo dovrà avere il nucleare e qual è secondo lei il giusto mix energetico?
La transizione energetica è un percorso di 30 anni che ci porterà a emissioni zero nette nel 2050. Per raggiungerlo dobbiamo realizzare cambiamenti radicali rispetto ad oggi: dobbiamo essere più efficienti nel consumo di energia, penso in particolare ai sistemi di riscaldamento, ma anche industria e trasporti. Poi è necessario che investiamo significativamente nella produzione di energia a basse emissioni. In particolare, ritengo che l’elettricità sarà fondamentale poiché può essere prodotta a zero emissioni in molte modi. In questo senso, per Edf il giusto mix di fonti sarà composto dalle rinnovabili, che hanno una produzione potenzialmente infinita ma anche il limite di essere intermittenti, e dal nucleare, cioè un’energia low carbon flessibile. Poi ogni Paese troverà il suo mix, rispettiamo tutti. Per noi l’atomo è un elemento chiave per questo obiettivo, lo è per molti Stati, inclusi gli Usa della nuova amministrazione Biden.
Non è meglio il gas del nucleare per garantire flessibilità?
Il gas non è comparabile al nucleare in termini di emissioni perché produce 200-250 g per Kwh, mentre il nucleare è attorno a 15 grammi: fa una notevole differenza. Tuttavia, il gas svolge un ruolo nella transizione energetica come alternativa a risorse molto più inquinanti come il carbone. In ogni caso ritengo che sul giusto mix energetico ci siano ancora tante questioni da risolvere. Quale sarà il costo dello stoccaggio? Il ruolo dell’idrogeno? Saranno disponibili soluzioni sostenibili per la cattura della CO2?
Ha citato l’idrogeno: quando diventerà competitivo?
L’idrogeno può diventare un interessante vettore low carbon per immagazzinare energia e usarla quando ci serve. Oggi è molto costoso e l’intero processo è inefficiente visto che si disperde il 70% dell’energia. Bisogna scendere al 30% o almeno al 50% ma per farlo serve un salto tecnologico importante e nessuno sa quando potrà arrivare. Magari tra 10 o 20 anni succederà ma è troppo presto per fare previsioni. I Governi oggi stanno investendo molto e anche Edf ci sta lavorando intensamente.
Indubbiamente servono grossi capitali e magari anche alleanze internazionali. Una collaborazione con Enel è troppo suggestiva?
Di solito con le altre grandi utility competiamo e se scegliamo di cooperare su una tecnologia lo facciamo con partner che riteniamo complementari e non concorrenti diretti. Edf ed Enel sono tra le prime 10 società energetiche del mondo e dobbiamo essere contenti di averle in Europa.
Edf si sta muovendo in modo importante sulla transizone energetica. Che piani avete?
¬Il nostro obiettivo per le rinnovabili è di raggiungere 60 GW di capacità netta nel 2030, tuttavia, se le discussioni con la Commissione Europea avranno un esito positivo, riteniamo di poter arrivare fino a 100 GW.
Dal 2012 Edf ha assunto il controllo azionario di Edison. Come promesso avete nominato un ceo italiano, Nicola Monti. L’altro impegno era quello di riportare l’azienda in Borsa…
Il nostro piano, per il momento, è di mantenere l’attuale partecipazione in Edison così com’è. È un’azienda chiave per Edf, che stiamo sostenendo nel suo piano di sviluppo per la transizione energetica dell’Italia e insieme a essa realizziamo sinergie. La dismissione degli asset nell’Exploration&Production è coerente con lo sviluppo delle rinnovabili e l’impegno per la transizione energetica stessa. Edison sta realizzando buoni numeri, è un player importante in molte aree chiave come la generazione, la vendita retail, l’offerta di servizi energetici e l’innovazione.
Continuano a circolare rumors su una possibile cessione.
Questi rumors circolano da sempre e non si sono mai realizzati. Edison, per noi, è una società strategica, è determinata a crescere e sarà sul mercato per acquistare se si presenteranno le opportunità.
Anche a considerare una grande operazione di consolidamento?
Siamo sempre pronti a prendere in considerazione ogni ipotesi ragionevole ma al momento non abbiamo nulla sul tavolo di questo genere. Edison ha tutto per crescere da sola. Come azionisti siamo molto soddisfatti delle sue performance, ne supportiamo la crescita perché diventi un operatore sempre più forte in Italia e siamo altrettanto soddisfatti nel constatare quanto sia diventata “core” per Edf.