Avvenire, 30 marzo 2021
Mia Martini raccontata da Olivia Berté. Un’intervista
Per gli amanti della grande canzone italiana, l’approssimarsi della primavera porta sempre con sé una nota di melanconia. Perché fu proprio nel sole d’una primavera inoltrata che, ormai ventisei anni fa, se ne andava tragicamente e improvvisamente Mia Martini: per tanti la più grande cantante italiana di sempre, certo un’Artista con la maiuscola anche sul piano compositivo, soprattutto una donna vera che molto aveva sofferto e subito, ma che proprio a metà anni Novanta s’era ritrovata. Venendoci strappata così proprio nell’istante in cui, sorridente, si avviava ai momenti più belli della sua carriera.
Ma i grandi, si sa, in verità non muoiono mai. Così anche nel 2021 Mia Martini viene ricordata, stavolta con un 45 giri della Suan Edizioni (meritevole nuova etichetta che sta digitalizzando vinili rari e introvabili della sin troppo svilita storia della nostra canzone) il quale propone di Mimì due provini rimasti inediti. Si tratta di Per sempre resterò con te e
Soli ad amarci (già disponibili sulle piattaforme digitali) che aveva scritto per lei nel ’65, dunque con l’allora Mimì Berté in piena gavetta, prima della notorietà di Padre davvero, il grande Giorgio Calabrese – l’autore di E se domani o Arrivederci, per intenderci. Il 45 di Mia Martini della Suan Edizioni, che s’affianca a maiuscole ristampe in digitale di Lp ed Ep di Milva, Cetra, Dorelli, Bruno Martino, Carosone, Modugno ma anche Rascel, Fo e Sinatra, ha una copertina dipinta da Olivia Berté, sorella di Mimì. E Olivia ci racconta una donna e un’artista capaci di lasciare un’eredità, soprattutto: «Amare la vita, viverla con ironia e leggerezza, con eleganza, e… Sapendo perdonare».
Che effetto le ha fatto riascoltare sua sorella in un nastro dimenticato di oltre cinquant’anni orsono?
La prima volta è stata un’emozione grandissima. Mi ha fatto tornare a come eravamo, a quell’entusiasmo, ai sogni che Mimì aveva quando partiva con mamma per Milano a sostenere dei provini. E non ho potuto fare a meno di notare che bella voce, già avesse.
Che Mimì ha voluto ritrarre, nella cover del singolo?
Ho pensato intanto a come si disegnava all’epoca sui dischi. Poi mi è venuta in mente una giornata con Mimì al mare, quando giocando mi aveva detto che era una sirena. E l’ho ritratta come una sirena.
Che ragazza era Mia Martini?
Curiosa di tutto. Ascoltava musica dalla mattina alla sera, da Bach al jazz. Aveva tanti amici, andava a ballare, amava il cinema… Insomma, era una ragazza normale con l’amore per la musica, che fin da piccolissima studiava: prima pianoforte poi canto lirico. Tanto che il primo disco che mi fece sentire, io sono molto più piccola di lei, furono i Concerti Brandeburghesi di Bach. Ma amava anche Sinatra, Kate Bush, Paul Simon, gli stornelli. E il suo mito era Aretha Franklin, nella musica cosiddetta leggera.
Per sua sorella la musica è stata un aiuto?
In un’intervista di recente pubblicata sulla pagina Facebook “Martini Mia” da me voluta e gestita da alcuni preziosi collaboratori, lei dice che considerava la musica come Dio, ovvero presente nell’arte tutta come anche nella natura. Per lei la musica era amore, era la vita. E devo dire che Mimì era proprio musica in toto: da quando parlava a quando camminava.
Quanto l’aveva cambiata lo show business?
L’aveva provata. E poi crescendo un po’ si muta, anche le esperienze brutte fanno maturare. Però non era cambiata dentro, no. Era rimasta solare, ironica, non le hanno mai rubato l’anima. Malgrado tutto.
È vero che quand’è mancata era in un bel periodo?
Eccome. Erano anni bellissimi, era serena, felice di essere tornata e che io aspettassi un bambino. Scelse lei il nome Luca, portava in giro le ecografie dicendo a tutti «Siamo incinte»: ma non lo vide nascere.
Chi del mondo musicale vi è rimasto accanto, dopo?
Dori Ghezzi e Fabrizio De André, Enzo Gragnaniello, Mimmo Cavallo… E Gianna Bigazzi, che è stata amica vera.
Quali canzoni secondo lei dicono chi era Mia Martini?
Parecchie, peraltro cantava solo quello che voleva, quello che sentiva. E l’ha pagato. Riteneva Mimì sarà di De Gregori parte di sé, pure La costruzione di un amore di Fossati era una sua parte. Poi citerei Per amarti, e quanto scrisse lei.
Perché oggi un ragazzo dovrebbe ricordare Mimì?
Perché era un’artista vera, brava davvero. Aveva studiato, sapeva comporre, scrivere, suonare, era completa. L’insegnamento artistico fondamentale di Mimì è: pretendere molto da sé, dare altrettanto al pubblico e sapere che per emozionare bisogna emozionarsi, indi scegliere con attenzione i brani.
C’è altro di inedito, che a lei come sorella piacerebbe venisse pubblicato dopo tanti anni?
Forse s’è fatto sin troppo. Comunque ci sono sì un paio d’inediti molto belli, che mi piacerebbe uscissero. Di recente, la fiction con Serena Rossi è riuscita bene, come il docufilm Rai; però vorrei anche che qualcuno sottolineasse di più che Mimì è stata pure un’autrice. Era un’interprete eccelsa, ok, ma ha anche scritto molte bellissime canzoni come Lucy, Bambolina, bambolina, Nanneò, Del mio amore, Stelle.