la Repubblica, 30 marzo 2021
Salvare i prati della Grande guerra
POVOLETTO — Lungo i fiumi dove i ragazzi del ‘99 hanno difeso l’Italia, un secolo dopo Elsa ha vinto la sua guerra per salvare i prati che il Paese continua a violare. Non è servito il sangue, per l’ultima battaglia verde che ha unito i ragazzi del Duemila. Sono bastate leggi ogni giorno ignorate: più la forza della Rete, capace di trasformare un pezzo di argine dimenticato nella ritrovata diga civile che tutti vogliono costruire.
I prati della Grande guerra, invasi da montagne di ghiaia e detriti, torneranno così a conoscere la carezza viva dell’erba originaria, profumata dalle orchidee e abitata dagli uccelli che amano tuffarsi nell’acqua. E a rendere possibile un simile prodigio, per ordine di un sindaco e in attesa di un giudice, sarà proprio chi ha rotto l’equilibrio primitivo della natura. «Era febbraio – dice Elsa a Repubblica — e sotto le mie finestre hanno cominciato a passare ruspe e tir, carichi di materiale da discarica. Attraversavano i campi, raggiungevano il torrente, abbattevano gli alberi e tornavano vuoti. Sono i miei posti del cuore: mi sono sentita come un aborigeno che vede spazzare via la foresta in cui vive. Ho deciso di resistere e di lottare». Elsa Merlino ha 26 anni, studia Scienze naturali all’università di Udine e vive a Primulacco, frazione di Povoletto, sulle sponde del torrente Torre, affluente dell’Isonzo.
Mai, nel mondo chiuso da un virus, avrebbe immaginato di veder crescere una discarica abusiva sulla porta di casa, all’interno di un parco e dentro un biotopo. «Non sapevo – dice – come si difende un pezzo di mondo. Ho chiamato la Forestale di Attimis e Legambiente. Infine ho postato una fotografia e un appello sul blog di Prospettive Vegetali. Rilancia via social le denunce di una rete sempre più vasta di giovani che si mobilitano per la terra. La reazione, in tutto il Paese, è stata enorme: ai primi di marzo la distruzione dei prati stabili lungo il Torre si è fermata». In Friuli Venezia Giulia li chiamano magredi. Sono i prati mai coltivati che l’uomo ha lasciato alla natura, nemmeno calpestati, riservati a quella che oggi definiamo biodiversità. «È un patrimonio comune – dice Elsa – cruciale per l’equilibrio dell’ambiente. Una volta rotto, richiede secoli per tornare selvatico. Una legge regionale lo protegge dagli abusi perché erbe spontanee e animali spariscono, gli argini smettono di drenare le piene. Tutto questo per nascondere a costo zero i detriti di strade e cantieri». Fino al Piave veneto i magredi ridotti a discariche sono centinaia e le montagne dell’ultimo scandalo sono ancora qui: 46 piramidi di scorie, 460 metri cubi di materiale sparso su oltre un ettaro e mezzo di parco raso al suolo.
Elsa però ha infine vinto la sua guerra. Un’ordinanza del sindaco, Giuliano Castenetto, intima ai responsabili del disastro di «ripristinare non oltre l’1 aprile lo stato dei luoghi di proprietà demaniale». La ditta Julia srl, che assicura di aver agito in base a licenze ottenute, dovrà «ricostruire i prati stabili naturali rimuovendo delicatamente con una mini-pala tutto il materiale scaricato senza danneggiare i resti erbosi». Entro il 10 aprile dovrà anche «seminare un miscuglio idoneo alle condizioni stanziali, con semi di specie selvatiche autoctone». Per almeno i prossimi quattro anni dovrà infine «garantire le cure dei prati, sfalciando due volte e astenendosi dallo spargere ogni tipo di fertilizzante», sotto il controllo del Servizio biodiversità della Regione. «È la prima volta – dice Elsa – che in Italia le istituzioni bloccano la distruzione dei prati e impongono ai colpevoli di ricrearli subito. Ho imparato che il pianeta si difende alzando la voce sui piccoli disastri sotto i nostri occhi, non aderendo a dichiarazioni generiche che non impegnano nessuno». Con lei e con Giacomo Castana, ideatore di Prospettive Vegetali, migliaia di ragazzi. Fino a ieri, davanti a discariche abusive e a un bosco abb attuto per far posto ad altro cemento, erano soli. «Da oggi – dice Elsa – camminiamo insieme. Nelle piccole comunità indifferenza e complicità si superano con il sostegno di tanti sconosciuti uniti dagli stessi valori». Elsa ha vinto con il coraggio la sua guerra per i prati dove sono sepolti i ragazzi che un secolo fa sono morti anche per lei.