Il Sole 24 Ore, 29 marzo 2021
Nello sport la pandemia blocca 500 squadre in 58 campionati
Lo sport di squadra fa i conti con il Covid. A livelli medio-alti la stagione 2020/2021 procede, il più delle volte, ma lo fa a singhiozzo per quanto riguarda gli impegni agonistici, con frequenti rinvii delle partite a causa di episodi di positività tra gli atleti e le atlete.
Uno studio di PtsClas – lo stesso gruppo che ogni anno mette a punto l’Indice di sportività delle province, pubblicato dal Sole 24 Ore – mette in luce quanto i singoli territori hanno pagato in riferimento alle squadre che partecipano (o avrebbero dovuto partecipare) a 58 campionati di 12 sport diversi, dal calcio al basket, dalla pallavolo alle tante declinazioni dell’hockey.
Colpita la fascia media
I tornei di vertice sono quasi tutti partiti nei tempi previsti ed è difficile ricollegare direttamente al Covid eventuali rinunce fin dall’avvio, comunque contenute nei numeri. Quando invece si arriva alla fascia media ci si trova di fronte a competizioni avviate da poco, se non ancora in attesa del via, e alla quota davvero consistente di oltre 500 club che salteranno la stagione in corso.
I tre aspetti calcolati da PtsClas sono la perdita di appeal legata al fatto che tutti gli incontri si giocano a porte chiuse, la ristrutturazione e il ridimensionamento di diversi campionati dal punto di vista della formula e della frammentazione in gironi più piccoli per evitare troppi spostamenti, le rinunce vere e proprie ai campionati iniziati direttamente nel 2021. Dall’insieme di questi fattori risulta che la provincia più penalizzata è quella di Genova, seguita da Trieste e Parma. Nella top ten “a rovescio” si trovano in tutto tre emiliane (oltre a Parma, Piacenza e Reggio Emilia), due venete (Vicenza e Padova), le già citate Genova e Trieste, in rappresentanza di Liguria e Friuli Venezia Giulia, e infine una sarda (Cagliari), una lombarda (Cremona) e una marchigiana (Macerata).
Le differenze territoriali
«In sostanza – osserva Gianni Menicatti, autore della ricerca con Andrea Gianni – i territori più in sofferenza sono quelli del Centro-Nord. Gli stessi nei quali, come più volte documentato dall’Indice di sportività, sono più elevate la qualità e la diffusione degli sport di squadra, in relazione alla popolazione e al territorio. È il caso di Genova, con società ai vertici del calcio professionistico e della pallanuoto, e con non poche squadre nei campionati di seconda fascia non solo calcistici ma anche di basket, volley, calcio a 5 e rugby. Al contrario, sono poche le perdite subite da aree che già in partenza erano poco rappresentate. Così si spiega il fatto che province come Asti, Caltanissetta e Sondrio risultino le meno colpite».
Pallavolo e rugby agli antipodi
Incentrando lo sguardo sugli sport più praticati, ai due estremi si trovano la pallavolo, che ha registrato pochissimi “abbandoni” e mantiene una maggioranza di campionati in corso senza bisogno di ritocchi di sorta, e il rugby, che – penalizzato anche dall’ampiezza delle rose e dall’essere una disciplina di contatto fisico accentuato – ha addirittura annullato tutti i tornei nazionali a eccezione del Top 10 maschile: compreso il settore femminile, su oltre 100 team che potevano schierarsi al via solo 10 stanno realmente giocando.
Sostanziale tenuta del calcio maschile dalla Serie A alla Serie D. Decisamente critica è invece la situazione della quinta serie, denominata Eccellenza. Secondo i rilievi fatti e salva qualche modifica dell’ultima ora, il 44% delle squadre – 239 su 539 – non scenderà in campo: con una maggiore concentrazione di casi nella macroarea Triveneto-Emilia Romagna, dove PtsClas segnala un 67% di rinunce, e con la situazione particolare dell’Umbria, che ha visto l’annullamento del campionato regionale.
La fascia media del basket subirebbe a sua volta la rinuncia del 42% (151 su 361) delle società che avevano diritto a partecipare alle Serie C Gold e C Silver maschili – corrispondenti al quarto e al quinto livello – mentre fra le donne la Serie B farebbe registrare 23 forfait su 98 squadre.
Lo stop delle giovanili
Al di là delle realtà monitorate dallo studio di PtsClas c’è poi lo stop praticamente generalizzato per i campionati della “base”, che si tratti di formazioni seniores o giovanili. Ragazzi e ragazze, bambini e bambine destinati a non giocare una partita per più di un anno. «Questo è l’aspetto che ci sta maggiormente a cuore – commenta Marco Riva, neo-eletto presidente del Comitato regionale Coni Lombardia, il più grande d’Italia – pensando a quanto viene sottratto ai giovani sul piano educativo, della formazione e dell’integrazione. Va poi riconosciuta la valenza economica dello sport e in questo momento si tratta di stare vicini alle società e ai gestori degli impianti, favorendo i contatti con gli enti locali e facendo rete. Speriamo in una rinascita dalla stagione 2021/2022, consapevoli che in una situazione di difficoltà si possono individuare anche delle opportunità per uscirne migliorati».