la Repubblica, 29 marzo 2021
L’automobile e il suo eterno futuro
Per avere un’idea di come sarà il futuro della mobilità bisogna guardare al passato. Come fece lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov quando, nel 1986, pubblicò una raccolta singolare di cartoline d’epoca intitolata Futuredays: A Nineteenth Century Vision of the Year 2000.
Disegni e stampe di fine Ottocento dove si immaginava la vita del XXI secolo: taxi volanti e treni ultraveloci ritratti dell’illustratore francese Jean-Marc Côté e dal suo collega Albert Robida. Gli stessi mezzi che negli scorsi anni erano stati dati per imminenti. Come la guida autonoma di livello 5 del resto, quella della Google Car, che secondo diverse case automobilistiche avrebbe dovuto fare il suo ingresso sul mercato già nel 2020.
In un mondo dominato dalle multinazionali della tecnologia c’è quindi un pezzo di futuro che si ostina a restare tale. Considerando che le prime cinque, da Apple fino a Facebook, hanno una capitalizzazione complessiva di sette trilioni di dollari, il doppio del prodotto interno lordo della Germania, e che ormai facciano ricerca di base rubando le menti migliori all’accademia per evitare di esser soppiantate un domani, suona paradossale.
«Nel campo della mobilità, temo, bisognerà aspettare almeno vent’anni prima di vedere la vera guida autonoma trasformarsi in una realtà», racconta dalla California un decano della Silicon Valley come Federico Faggin. Fisico e inventore italiano, classe 1941, è considerato il “padre” del microprocessore e degli schermi tattili, autore di saggi come Silicio.
«Il futuro non ha mai avuto un tale peso nella società come oggi, l’innovazione è diventata sistema. Ed è forzata a volte in sogni che non sono a portata. Eppure, sono sforzi che producono comunque nuove conoscenze che a loro volta si trasformano in passi avanti concreti». Lui stesso aveva creduto nella rivoluzione dell’intelligenza artificiale (Ai) fondando la Synaptics nel 1986, per un caso lo stesso anno di pubblicazione di Futuredays. Ma trovò ostacoli insormontabili. Cose che capitano quando si è in anticipo di 30 anni.
E allora viene da chiedersi quanto ancora bisognerà aspettare per vedere la mobilità trasformarsi, andando oltre i costosissimi minibus senza pilota da 350 mila euro affittati a giornata da qualche amministrazione comunale in cerca di visibilità, i brevi tracciati dimostrativi dei treni ultraveloci hyperloop riportati in auge da Elon Musk nel 2012 e che nelle intenzioni avrebbero dovuto già connettere città come Los Angeles e San Francisco in appena mezz’ora, il servizio di droni taxi che Uber aveva giurato sarebbe diventato disponibile nel 2021.Nel 1956 la America’s Independent Electric Light and Power Companies, in una serie di pubblicità, raccontava dell’avvento dei veicoli a batteria guidati dall’elettronica su autostrade con binari energetici.
Nell’immagine si vede una famiglia media statunitense mentre gioca a scarabeo a bordo di una vettura che viaggia da sola. Oggi l’equivalente si trova su TikTok: una serie di video dove due ragazzi si svegliano a bordo di una Tesla che viaggia in autostrada lasciando intendere di aver fatto una lunga dormita. In parte bravata in parte fantascienza, stando alle norme attuali e alla capacità della Tesla. Musk aveva promesso ai suoi clienti un aggiornamento del sistema delle sue auto per sperimentare la guida completamente autonoma. La scorsa settimana ha spiegato che ci vorrà ancora qualche tempo.
«I disegni di Albert Robida di fine Ottocento sono sorprendentemente accurati perché faceva della satira», commenta Bruce Sterling, uno che il futuro lo frequenta da sempre essendo fra le figure di riferimento del genere letterario cyberpunk. «Di recente c’è chi ha creduto che l’intelligenza artificiale avrebbe guidato le auto per noi, ma era un vicolo cieco. La tecnologia non può farlo, è troppo fragile e ci sono troppe variabili che nessun computer può ancora riconoscere».
Bisogna rimettere le lancette dell’orologio e spostarle avanti di almeno dieci anni. Forse per allora perfino l’idrogeno avrà un costo accettabile, attorno al dollaro al chilo, e potrà entrare anche lui nel grande gioco della mobilità che è valutato dai cinque ai dieci trilioni di dollari l’anno. Ne è convinto Talmon Marco, israeliano, cofondatore del servizio di messaggistica Viber, di quello di carsharing Juno e ora a capo di H2Pro che lavora sull’idrogeno. «Credo che tutte queste promesse verranno mantenute. Serve solo più tempo. Sul raggiungere la velocità della luce invece ho ancora qualche dubbio», conclude con una punta di ironia.