La Lettura, 28 marzo 2021
La società per azioni chiamata Venezia
Tra le Repubbliche marinare (Genova, Pisa, Amalfi, ma anche Gaeta, Ancona e Ragusa in Dalmazia) Venezia è la più illustre, potente, misteriosa. La sua leggendaria fondazione, che risale a 1600 anni fa, sconfina nel mito, come ha spiegato su «la Lettura» del 7 marzo la storica francese Élisabeth Crouzet-Pavan. Ma è una città unica, il pizzo verticale delle sue facciate è il disegno più bello che ci sia, come diceva il pota Iosif Brodskij. E poi la Serenissima realizzò grandi conquiste, tanto sulla terraferma, con Veneto, Friuli, Venezia Giulia e la Lombardia fino a Bergamo, quanto sul mare, dall’Istria alla Dalmazia fino alle isole greche e a Cipro.
Ma perché questo destino toccò a Venezia e non a Pisa o Amalfi o a Genova la Superba, che di Venezia fu nemica totale? Per rispondere bisogna leggere il libro di Pieralvise Zorzi Storia spregiudicata di Venezia (Neri Pozza, pp. 254, e 18). La spregiudicatezza è questa: l’oligarchia, il patriziato, i dogi sono l’incarnazione di una vera società per azioni che si è costruita pezzo a pezzo nel tempo fino ad acquisire consapevolezza di questa particolarità e ad agire a sua volta con efficacia, autopromuovendo la propria singolarità «con sapiente intenzione e professionalità». Insomma, la Serenissima SpA o Venezia SpA ha usato il marketing quando la parola non c’era, ma la cosa sì, e proprio Venezia aveva creato quel tipo di attività.
Tutto ciò potrà sembrare eccessivamente spregiudicato; eppure, se ci pensiamo un po’, ci rendiamo conto che tuttora la città di Marco Polo, di Aldo Manuzio e Carlo Goldoni è nella sua splendida nuda esistenza la più bella strategia di comunicazione che vale per piazza San Marco e l’Italia intera.