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 2021  marzo 28 Domenica calendario

Solo per oggi torna L’altra domenica di Arbore (con intervista)

Ilaria Ravarino per Il Messaggero (sotto un’intervista di Antonio Lodetti per il Giornale)
«Ma tu c’eri?». La domanda è imprescindibile. I telespettatori italiani si dividono ancora oggi tra chi quel 28 marzo 1976 c’era, testimone della rivoluzione che si stava compiendo sul secondo canale Rai, e chi, esclusivamente per motivi anagrafici, non c’era. A 45 anni di distanza dalla messa in onda festeggiata oggi con una maratona su Rai Storia, dalle 14 alle 24, e sempre su renzoarborechannel.tv L’Altra Domenica di Renzo Arbore e Ugo Porcelli continua a resistere come esempio inarrivabile di un’altra tv possibile in un’altra Rai possibile. «L’idea era quella di mettere in piedi una specie di tg dello spettacolo, sostenuti dalla straordinaria Rai2 di Massimo Fichera, che cercava programmi originali per fare concorrenza a Rai1 – ricorda Arbore – Lo chiamavamo il pubblico marmoreo, fermo ad aspettare quello che passava il convento. L’Altra Domenica fu il fiore all’occhiello della Rai del pubblico scetato, sveglio».
IL PETTO NUDO
Rinnovato per tre stagioni, L’Altra Domenica era un contenitore pomeridiano di spettacolo e informazione con sketch comici, servizi giornalistici, cartoni animati «e anche qualche momento audace, fummo i primi a sdoganare il petto nudo in tv con un servizio da Parigi». Arbore conduceva in tandem con Maurizio Barendson, caporedattore della redazione sportiva, e mandavano i risultati in diretta, cosa che costrinse Rai1 a fare Domenica In due anni dopo. Primo programma a inventare il quiz con la telefonata da casa, L’Altra Domenica lanciò le inviate in un momento in cui le donne in tv erano spesso vallette mute: Isabella Rossellini da New York, ma anche una giovanissima Milly Carlucci, corrispondente sui pattini. «Per me tutto è iniziato là, con quel programma di rottura. Ho imparato il metodo Arbore, fatto di creatività, fantasia, invenzione e meticolosa preparazione. E non dimenticherò mai l’incontro con Roberto Benigni».
I PERSONAGGI
Il comico toscano, che nel programma interpretava un impreparato critico cinematografico, fu un’altra intuizione di Arbore. Che scelse Benigni al posto di Diego Abatantuono, come ricorda l’altra storica inviata Silvia Annicchiarico (in libreria con Ma la nottesi!): «Nel 1976 facevo la corista a Sanremo, e là conobbi il giornalista Fabrizio Zampa. Lo accompagnai a fare un servizio per L’Altra Domenica, per cui mi chiese di fare la matta: dovevo minacciare di buttarmi da una rupe sventolando un lenzuolo con su scritto Amo Renzo Arbore. Poco dopo diventai l’inviata delle sagre e delle tv private». A fare da contraltare c’era il personaggio del valletto muto, interpretato da Andy Luotto (oggi chef su Alma Tv): «Fu un’idea di Arbore, diceva che dovevo avere un espressione tra Charlot e quel misterioso uomo che appariva in tv dietro a Giulio Andreotti. Poi mi fece interpretare un arabo, e là successe un casino. Gli estremisti si offesero e mi minacciarono di morte».
Luotto, ex venditore ambulante notato da Arbore su una tv privata, fu uno dei tanti personaggi lanciati dal programma. Tra loro anche Maurizio Nichetti, scovato da Annicchiarico durante un servizio sulla sua scuola di mimo. «Cominciai facendo il regista per lei, e poi, dato che in quel periodo lavoravo per Bruno Bozzetto e Guido Manuli, proponemmo ad Arbore dei cartoni. Facemmo il primo, una satira in cui Berlinguer ballava come John Travolta, e loro ne presero sei, compreso quello sul Papa che bara giocando a tennis con Panatta». I cartoni venivano lanciati da Nichetti, nel ruolo di un estremista del Gasad (Gruppi A Sinistra dell’Altra Domenica). Pochi i casi di censura, «giusto una volta, con i socialisti», ricorda Arbore. E così il gruppo, dal 1976 al 1979, poté fare la televisione più folle e rivoluzionaria mai vista su un rete pubblica: «Mi ero convinto che L’Altra Domenica si fosse fatta largo in tv passando attraverso una fenditura di cui il sistema non s’era accorto ricorda Michel Pergolani, autore e inviato della trasmissione fu un’illusione? Forse. Restavano però le Sorelle Bandiera a cantarci fatti più in là raccontandoci che il mondo non era soltanto etero, c’era Benigni, la splendida surrealtà di Mario Marenco, Andy Luotto, Otto e Barnelli. Insomma, c’era quello speciale retrogusto anarchico e trasgressivo che mi faceva ben sperare. Ma tu c’eri?».

Antonio Lodetti per il Giornale

Sono trascorsi 45 anni da quelle domeniche su Raidue piene di musica e di follia trasgressiva. 45 anni in cui l’impudente Renzo Arbore sfidava la corazzata Raiuno (allora c’erano soltanto due canali) con la canonica e istituzionalizzata Domenica in. Nasceva così nel primo pomeriggio festivo L’altra Domenica, programma apripista del moderno entertainment che oggi lo stesso Arbore festeggerà con una diretta di dieci ore (dalle 14 alle 24) su Rai Storia con alcuni pezzi inediti come un’intervista a Ray Charles di passaggio da Napoli.
«Uno dei nostri punti di forza era la musica - racconta Arbore tutto gasato dall’operazione - infatti siamo stati i primi a mandare in giro gli inviati a riprendere i concerti. Così abbiamo catturato anche Ray Charles o il concerto di una leggenda come Harry Belafonte alla Carnegie Hall. Era una leggenda, aveva una sessantina d’anni ma a noi sembrava un anziano, ma che anziano, un vero maestro».
Come è nata l’idea della trasmissione?
«Io e Ugo Porcelli volevamo fare qualcosa che lasciasse il segno. Il nostro motto era: Occorre razzolare nell’inconsueto, proprio come fanno le galline nell’aia. Così radunammo una tribù surreale di personaggi come Roberto Benigni, Milly Carlucci, Isabella Rossellini, Andy Luotto, le Sorelle Bandiera che si esibivano en travesti e che scoprii in un locale che si chiamava Alibi e cominciammo a darci da fare per scardinare le vecchie regole della tv».
Quali sono le «invenzioni» di cui va più fiero?
«I quiz telefonici con la telefonata a casa al pubblico, dove nacque la famosa frase, usata ancora oggi: Da dove chiama?. Quelli li ho inventati io».
Che strana idea?
«Già, perché c’era il quiz classico, quello di Mike Bongiorno, che era dedicato agli esperti. C’erano i concorrenti veri. Noi chiamavamo a casa persone comuni e si vincevano 20mila lire con domande strampalate, o cose come il Cruciverbone, oppure il mostro che - per dire - aveva gli occhi di Ruggero Orlando e la bocca di Gigi Proietti. È stato molto divertente».
Giocavate tutto sulla satira.
«In tv la satira politica la faceva solo Alighiero Noschese ma lui era un imitatore. Noi avevamo dei personaggi ad hoc come Mario Marenco e Andy Luotto. Con Luotto durante le elezioni politiche del 1979 invademmo lo studio dei risultati elettorali condotto dal mitico Mario Pastore. È una scena che rivedrete su Rai Storia».
Benigni come l’ha reclutato?
«Sapevo che voleva fare il cinema. Così gli ho detto: Spesso i critici cinematografici parlano in modo così criptico che non si capisce nulla. Tu impersonane uno davvero fuori dagli schemi, sii comico. E fu il successo. Da allora ha spiccato il volo e non si è più fermato».
E Milly Carlucci?
«Era una bellissima ragazza e un’abile pattinatrice così la misi a fare servizi sportivi. Ho lanciato le prime giornaliste donne che facevano le inviate. Prima di allora non c’erano ragazze parlanti a parte Enza Sampò».
Come dicevamo la musica era un vostro punto di forza.
«Sì, registravamo concerti in tutto il mondo. Michael Pergolani ci mandava gli ultimi spettacoli dei rocker più famosi e Isabella Rossellini, così carina e perbenino, andava a New York in certe bettole dove si scopriva il vero rock e il punk».
Cosa le manca di più di quell’esperienza?
«L’energia e quel pizzico di incoscienza che ci permetteva di fare ciò che volevamo senza essere sottoposti alle regole dell’Auditel. Insomma eravamo liberi di fare cose fuori dall’ordinario mentre Raiuno doveva stare in riga. Il nostro non era un pubblico da dati di ascolto, era un pubblico d’elite. Ci tengo a ricordare che una giuria di giornalisti ha votato L’altra Domenica il miglior programma televisivo italiano dopo Il fatto di Enzo Biagi».
Ci sarà nostalgia in queste dieci ore?
«Manco per sogno, solo sano divertimento e tante gag inedite».
Ha seguito Sanremo?
«A spizzichi, non mi interessa e sto lavorando sul mio Doc e su un nuovo progetto che presto vi svelerò».