il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2021
Il vero papà di Elsa Morante
L’archivista ingegnere Maurilio Di Giangregorio, che vive a L’Aquila, mi ha inviato il suo ultimo lavoro intitolato Elsa Morante, contributo per una biografia ragionata. Sette anni fa aveva pubblicato La famiglia Morante, in cui riproduceva i documenti sull’appartenenza a Castel di Ieri, paesino abruzzese, dei Morante. In quell’occasione il sindaco affisse una targa in onore della grande scrittrice.
Nella prefazione avevo denunciato l’assenza di una biografia italiana sull’autrice de La Storia, promessa da Patrizia Cavalli ma mai mantenuta, nemmeno dagli eredi. Nel nuovo libro, anch’esso fatto di soli documenti e stampato a sue spese, con molte foto, il mio amico Maurilio è tornato sulla paternità di Elsa. Il vero padre suo era dunque Augusto Morante e non l’amante della madre Francesco Lo Monaco.
Irma e Augusto si sposarono a Bologna il 30 maggio 1908 e si trasferirono a Roma nella nuova residenza registrata nello stato civile del Comune in data 20 febbraio 1912. Elsa nacque dunque a Roma il 18 agosto 1912. Era stata evidentemente concepita a Bologna, e Irma quando arrivò nella Capitale era incinta. Del resto a Bologna era nato il primogenito Mario, il quale morì dopo poco tempo. E questo smentisce la presunta impotenza di Augusto.
Maurilio ha cercato inutilmente a Bologna l’atto di nascita di Mario. Per la verità Elsa confessò di voler bene ad Augusto, il quale la accarezzava, come ha riferito a Jean-Noël Schifano, che scrisse uno straziante memoir sul loro rapporto amichevole, nonché traduttore de La Storia in Francia. Sapere che il suo vero padre era Augusto non è poca cosa, trattandosi di una scrittrice che sull’ambiguità paterna firmò i suoi capolavori… Mi sono chiesto che cosa avrebbe scritto se Lo Monaco non avesse frequentato, sia pure raramente, la sua casa. E soprattutto, quanta sofferenza in meno. Sarebbe bastato fare un salto all’anagrafe romana e conteggiare i mesi dall’arrivo a Roma di sua madre e dalla successiva conoscenza di Lo Monaco per accorgersi che non poteva avvenire la sua nascita dopo sei mesi. I motivi per cui Irma confessò a Elsa che suo padre era il biondo siciliano restano misteriosi e comunque legati all’odio per il marito.
Il libro di Maurilio fa luce anche sull’eredità della Morante e le feroci polemiche che ne seguirono, soprattutto quelle di sua sorella Maria, deceduta nel 2017, che non ereditò nulla. Fu proprio la socialista e poi comunista Maria a raccontarmi dei suoi suggerimenti alla sorella mentre scriveva La Storia. Lei era stata una vera militante, aveva subito attentati in Abruzzo dopo la Seconda guerra mondiale e conosceva bene i luoghi di rifugio del popolo romano. Il libro parla anche della dispersione delle ceneri di Elsa. Fu cremata a Prima Porta. Le sue ceneri rimasero per molto tempo nel deposito del cimitero finché Carlo Cecchi, suo erede, pensò bene di trafugarle e disperderle nel mare di Procida. Ricordo ancora la disperazione di Moravia tornato anch’egli da quell’isola morantiana… Questa vicenda ebbe un risvolto giudiziario che si concluse con un non luogo a procedere. Non abbiamo una tomba dove portare un fiore, nemmeno al Verano, dove erano stati sepolti Irma e Augusto, la cui tomba fu vandalizzata da fascisti in un raid antisemita. L’ingegnere riporta poi gli articoli della polemica con Moravia che voleva che Elsa ottenesse la Bacchelli, una volta ricoverata in ospedale. Non sapeva che l’eredità di sua moglie ammontava a 600 milioni di lire. Ognuno vede che non è bastata l’autobiografia, sia pure volenterosa di uno scrittore francese, tradotta da Sandra Petrignani e pubblicata da Neri Pozza, per far luce persino sulle diverse abitazioni di Elsa bambina.