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 2021  marzo 28 Domenica calendario

Piccolo giro del mondo fatto col tempo (per la Giornata mondiale del meteo)

L’irruzione fredda dell’Equinozio di primavera – intensa ma non straordinaria – ha rilasciato copiose nevicate sull’Appennino meridionale (oltre 20 cm domenica scorsa a Potenza, simile all’evento del 2018 nello stesso periodo), ripetutesi fino a mercoledì anche a quote di 300 metri su Gargano e Murge. Più inconsuete le gelide temperature minime al Nord, localmente le più basse in un trentennio nella terza decade di marzo (-6,5 °C presso Verona), con danni ai frutteti fioriti. Tanta pioggia in Sicilia, ma la punta meridionale dell’isola, che più avrebbe avuto bisogno di acqua, anche stavolta è rimasta quasi a secco. Pure al Settentrione la siccità avanza: l’Autorità di Bacino del Po segnala che la portata del fiume a Pontelagoscuro (Ferrara) è scesa sotto i 1.000 metri cubi al secondo e i deflussi di marzo sono 24% sotto norma, tuttavia la fusione della neve sulle Alpi dovrebbe in parte bilanciare la carenza di precipitazioni. Nella seconda metà della settimana l’alta pressione si è consolidata con cieli soleggiati e temperature fino a 20-22 °C al Nord e in Sardegna.
Nel mondo – Nei periodi “La Niña” come l’attuale, il Pacifico orientale è freddo, troppo caldo invece il settore occidentale, dal quale l’evaporazione si intensifica alimentando piogge colossali nel Sud-Est australiano, alle prese negli ultimi giorni con le peggiori alluvioni da un sessantennio. A Bellwood, tra Sydney e Brisbane, dal 18 al 24 marzo sono piovuti ben 1.079 mm d’acqua (due terzi della media annua in una settimana), e varie località stanno vivendo il marzo più piovoso nelle lunghe serie di misura. Diciottomila evacuati, quattro vittime, il nuovo ponte di Windsor – inaugurato solo un anno fa presso Sydney e definito “flood-proof” – sormontato dal fiume Hawkesbury. Ora i diluvi si sono attenuati ma ci vorranno giorni per smaltire inondazioni così vaste. Sott’acqua anche parti di Indonesia, Pakistan, Perù, Colombia e Brasile. Violenta ondata di tornado tra Alabama e Georgia, uno dei quali giovedì ha ucciso cinque persone. Una tempesta di polvere con raffiche a circa 70 km/h è all’origine dell’incagliamento dell’enorme portacontainer Ever Given nel Canale di Suez, che ha generato un ingorgo di quasi 300 navi bloccando un’arteria marittima per la quale transita il 12 per cento dei commerci globali. Basta un soffio di vento, e il nostro mondo iperconnesso, ma non resiliente, va in tilt. Peraltro la regione è al centro di una storica ondata di caldo che sta colpendo dal Sahara all’Asia centrale con 38 °C in Turkmenistan e 44,6 °C in Kuwait, nuovo record di marzo per tutta la penisola arabica; improvviso caldo precoce anche negli Stati Uniti orientali, 27,8 °C a New York, mentre il freddo tardivo di una settimana fa in Europa si è mosso verso Est portando neve a bassa quota in Turchia. Con gli scenari di ulteriore riscaldamento globale, entro fine secolo le stagioni della fascia temperata boreale subiranno profondi cambiamenti, le estati dureranno quasi sei mesi mentre gli inverni si ridurranno ad appena un mese con pesanti effetti sull’agricoltura e le fasi vitali di animali e piante, “tarate” da millenni sui cicli stagionali noti finora. Lo dice lo studio Changing Lengths of the Four Seasons by Global Warming pubblicato da scienziati cinesi su Geophysical Research Letters. Per ribadire la gravità dei cambiamenti climatici antropici e l’urgenza di affrontarli con efficaci strategie di mitigazione e adattamento, in occasione della Giornata Mondiale della Meteorologia (23 marzo) 43 società e organizzazioni meteorologiche da tutto il mondo hanno diramato il Joint International Climate Communiqué, tradotto in italiano su www.nimbus.it. La comunità scientifica continua a sgolarsi, ma chi l’ascolta?