Specchio, 28 marzo 2021
Smart working, quanto mi costi
l pc? Usa quello che hai. I consumi? Dalla luce al gas all’abbonamento internet, ovviamente tutti a tuo carico. Idem il resto delle spese, dal nuovo mouse alle cartucce per stampanti, alla poltroncina ergonomica che può servire ad evitare di spaccarsi la schiena stando seduti per ore sulla sedia della cucina. Lo smart working, o meglio l’home working, il lavoro da casa, per molti aspetti può essere anche comodo per tanti, ma il più delle volte finisce per scaricare sui lavoratori un sacco di spese.
Nell’ultimo anno, a causa della pandemia, il telelavoro da fenomeno di nicchia è diventato fenomeno di massa, nella scuola, in tanti uffici sia pubblici che privati, nei servizi, nelle banche e nelle assicurazioni. Per effetto del primo lockdown, il numero delle persone coinvolte è letteralmente esploso e da 5-600 mila lavoratori che un anno fa praticavano il lavoro «agile» si è passati a 7 milioni (di cui 2 nella pubblica amministrazione), coinvolgendo in pratica 1 addetto su 3. Poi, con la progressiva riapertura di molte attività, ci si è assestati sui 5 milioni (1 nella Pa e 4 nel settore privato).
Il problema è che, sull’onda dell’emergenza, è avvenuto tutto molto in fretta, praticamente senza regole, senza possibilità di contrattare più di tanto col proprio datore di lavoro, visto che lo stato di emergenza consente di saltare le intese individuali con l’azienda che in questo campo sono previste dalla legge. Col risultato che molti dei costi ricadono sui lavoratori. Il lavoro da casa offre sì il vantaggio di risparmiare sui costi dei trasporti tra casa e lavoro, e ovviamente sui tempi (in media almeno 5 ore la settimana), ma nella maggioranza dei casi – di contro – non si ricevono più i buoni pasto, perché le norme in materia sono tutt’altro che chiare, spesso poi si perde la possibilità di fare gli straordinari e poi, soprattutto, ci si deve far carico di tutte le spese legate a questa nuova condizione di lavoro. Solo poche aziende hanno infatti dotato i propri dipendenti degli strumenti di lavoro, per il resto ci si è dovuti arrangiare.
Secondo le stime di SOStariffe.it, per colpa del lavoro agile e della didattica a distanza, nel corso del 2020 le bollette di luce, gas, e connessione web da rete fissa sono aumentate in media tra 145 e 268 euro. I single, per questi tre tipi di utenze, hanno infatti speso un totale di 1.116 euro (di cui 719 per luce e gas e 397 per internet), le coppie hanno invece dovuto sostenere una spesa di 1.484 euro (1.087 di luce e gas e 397 di internet), mentre per le famiglie che hanno subito l’aggravio maggiore, la media totale è salita a 2.058 euro, di cui 1.661 per luce e gas e il resto per la connessione web.
Per lavorare da casa, dato per scontato (ma non è detto) che tutti abbiano a disposizione un pc o uno smartphone adatto all’uso, alla lunga ci si è dovuti organizzare per attrezzare un piccolo ufficio, un angolo «working friendly» dove stare, comprando magari una stampante (le più economiche partono da 50 euro), una poltroncina ergonomica (sui siti di ecommerce si trovano offerte a partire da 50-60 euro), ma anche una cassettiera e a volte pure un nuovo tavolino. eBay, ad esempio, segnala che nel corso del 2020 sulla propria piattaforma gli acquisti di prodotti per allestire in casa una postazione di lavoro sono aumentati del 49%, con un picco del 176% per tastiere e mouse, gli acquisti di scrivanie e mobili porta-pc saliti dell’85% e quelli di toner, cartucce e carta del 59%. Tutte spese che spesso, in assenza di norme precise, l’azienda rimborsa a fatica.
E se la casa in cui si abita è troppo piccola, se non si riesce a trovare un angolo dove stare tranquilli? Qualcuno, immaginando che lo smart working possa continuare anche dopo che la pandemia sarà debellata, può aver pensato di cambiare casa, cercando un alloggio con una stanza in più rispetto a quella in cui si è vive. È chiaro che, in questo caso, la spesa sale in maniera esponenziale.
Secondo una indagine svolta da Vorrei.it, le famiglie che hanno almeno un componente che lavora da casa e che volessero passare da un alloggio composto da 4 locali a uno di 5, dovrebbero mettere in conto in media un aumento del 40,6% sul prezzo di acquisto per passare da un appartamento di 95 metri quadri ad uno di 130. Si va infatti da un massimo del +65% di Genova al +4,7% di Bolzano. A causa dell’offerta ridotta in città come Torino, Milano, Bologna, Rimini, Firenze, Bari e Mestre, al crescere della metratura cresce anche il prezzo al metro quadro, mentre a Roma, Napoli Cagliari, Palermo si registra il fenomeno contrario. A sua volta Tecnocasa segnala un altro fenomeno legato al lockdown: la ricerca di spazi esterni e di metrature più ampie per lavorare da casa sta orientando la domanda di alloggi verso le località semicentrali e periferiche. Zone che negli ultimi anni avevano visto scendere in maniera più netta i prezzi (-30/35%, contro il -13,8 delle zone centrali) e che ora, soprattutto a Milano, Napoli, Bari e Verona, stanno conoscendo un forte ritorno di interesse all’insegna dl cambio-vita.