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 2021  marzo 28 Domenica calendario

Sonia Bergamasco prepara il ritorno sul palco

C’entra, la scrittrice Virginia, col dramma di Edward Albee Chi ha paura di Virginia Woolf?, nato sulla scena a New York nel 1961 per poi essere applauditissimo nel mondo? Esplicitamente no. Ma se si va a scartavetrare emerge un nucleo segreto che la riguarda, secondo il regista Antonio Latella, autore di un atteso allestimento del lavoro di Albee intitolato come una canzoncina subdola, che si spande nell’arco della trama. Grazie al suo impatto rivoluzionario sulla narrazione, Virginia vibra nel sottotesto di quest’opera visionaria, trasposta da Mike Nichols in un film pluripremiato (interpreti Liz Taylor e Richard Burton) e concentrata su una coppia matura, George e la consorte Martha, che invita a casa due giovani amici, Nick e la moglie Honey, davanti ai quali si azzuffa lanciandosi addosso gli aspetti più atroci della relazione. Uno sbranarsi coniugale che riflette ferite e ipocrisie sociali, nel segno di una sfida complessiva alle norme.
Infatti il play fece tremare di sdegno, e di eccitata curiosità, l’America anni 60: «È un testo misterioso e di sapore primordiale», spiega Sonia Bergamasco, protagonista della nuova edizione italiana.
«Antesignano dei vari Carnage , è un gioco al massacro tanto violento quanto pieno d’ironia. Parla del gioco come strumento di eversione che lotta per l’amore ed è una riflessione sull’arte del teatro, dove la coppia giovane viene risucchiata nella rappresentazione proposta da quella più grande».
Lo spettacolo, di cui si sono appena concluse le prove a Spoleto, dovrebbe debuttare al Piccolo di Milano il 7 aprile. Ma il condizionale è d’obbligo in un presente di serrate teatrali e continui rinvii. Lo produce il Teatro Stabile dell’Umbria (partecipa la Fondazione Cucinelli), la nuova traduzione è di Monica Capuani e insieme a una campionessa come Bergamasco recita un attore altrettanto solido come Vinicio Marchioni, definito da Sonia «un compagno di viaggio ideale». Completano il quartetto Ludovico Fededegni e a Paola Giannini, «giovani di forte personalità», osserva Bergamasco, che affronta quest’intervista con tutta la sua luminosa evanescenza.
Sulla carta Martha è assai diversa da lei, Sonia: Albee descrive un "donnone turbolento".
«In principio a Latella chiesi: perché proprio io? Poi mi ha conquistato questa storia di sentimenti bruschi e immensi, che mi appartiene. Non perché nella vita io somigli a Martha, ma in quanto la capisco e l’abbraccio. Mi ha permesso sfrenatezza e abbandono, e per un attore è meraviglioso essere altro da sé».
Chi è Martha?
«Una fallita che non s’arrende e che combatte attraverso le armi dell’immaginazione e della brutalità verbale. Fa l’amore con le parole. Con il marito mette in scena il suo folle quotidiano, e anche il figlio perso, ed evocato nei loro dialoghi, potrebbe essere una creazione fantastica. Lei e George sono figure mitologiche e la scrittura è poderosa, da tragedia classica».
Com’è impostata la messinscena?
«Dà spazio alla creatività attoriale in un contenitore scenico disseminato di elementi di realtà, tra cui un pianoforte. C’è musica, io suono il piano e canto due canzoni. Topico è il momento del ballo tra Nick e Martha. Soprattutto ci sono il ritmo e la potenza del linguaggio. Fiumi di parole. Latella ha tolto l’alcol e l’ubriachezza dei personaggi, ma non l’ebrezza. Ci si inebria nella lingua e vi si sprofonda dentro».
Cambiando registro: lei, in tivù, è la fidanzata "storica" di Montalbano, Livia, e nell’ultimo episodio il commissario l’ha lasciata.
«Quell’abbandono ha provocato una specie di rivoluzione (ride). Tutti indignati contro Salvo! Tutti a favore di lei! L’Italia è insorta. A dire il vero Livia non era mai stata simpatica al pubblico. Un po’ perché Camilleri si divertì a farla "distante" e un po’ in quanto legata a Salvo malgrado la lontananza, il che destava gelosie. Ma il fatto che Salvo si sia innamorato di una giovane e vilmente l’abbia piantata al telefono è stato considerato inammissibile. In tal modo Camilleri ha reso Livia una gloriosa eroina. Il paradosso è che, nei libri successivi, Livia torna in campo come se niente fosse…».
Ieri era la giornata mondiale del teatro…
«…che insieme a musica e danza è stato il settore più penalizzato dalle chiusure. Tutto si è interrotto. Eppure, nelle poche finestre aperte, i protocolli sono stati rispettati e l’infezione non si è diffusa. Ciononostante non è stata percepita alcuna volontà di presa di posizione centrale. Solo Draghi, quando si è insediato, ha speso parole importanti per la cultura, mai pronunciate nei primi mesi di lockdown. Come dire che teatro e musica sono attività non essenziali. Invece sono un nutrimento fondamentale per tutti».