Infatti il play fece tremare di sdegno, e di eccitata curiosità, l’America anni 60: «È un testo misterioso e di sapore primordiale», spiega Sonia Bergamasco, protagonista della nuova edizione italiana.
«Antesignano dei vari Carnage , è un gioco al massacro tanto violento quanto pieno d’ironia. Parla del gioco come strumento di eversione che lotta per l’amore ed è una riflessione sull’arte del teatro, dove la coppia giovane viene risucchiata nella rappresentazione proposta da quella più grande».
Lo spettacolo, di cui si sono appena concluse le prove a Spoleto, dovrebbe debuttare al Piccolo di Milano il 7 aprile. Ma il condizionale è d’obbligo in un presente di serrate teatrali e continui rinvii. Lo produce il Teatro Stabile dell’Umbria (partecipa la Fondazione Cucinelli), la nuova traduzione è di Monica Capuani e insieme a una campionessa come Bergamasco recita un attore altrettanto solido come Vinicio Marchioni, definito da Sonia «un compagno di viaggio ideale». Completano il quartetto Ludovico Fededegni e a Paola Giannini, «giovani di forte personalità», osserva Bergamasco, che affronta quest’intervista con tutta la sua luminosa evanescenza.
Sulla carta Martha è assai diversa da lei, Sonia: Albee descrive un "donnone turbolento".
«In principio a Latella chiesi: perché proprio io? Poi mi ha conquistato questa storia di sentimenti bruschi e immensi, che mi appartiene. Non perché nella vita io somigli a Martha, ma in quanto la capisco e l’abbraccio. Mi ha permesso sfrenatezza e abbandono, e per un attore è meraviglioso essere altro da sé».
Chi è Martha?
«Una fallita che non s’arrende e che combatte attraverso le armi dell’immaginazione e della brutalità verbale. Fa l’amore con le parole. Con il marito mette in scena il suo folle quotidiano, e anche il figlio perso, ed evocato nei loro dialoghi, potrebbe essere una creazione fantastica. Lei e George sono figure mitologiche e la scrittura è poderosa, da tragedia classica».
Com’è impostata la messinscena?
«Dà spazio alla creatività attoriale in un contenitore scenico disseminato di elementi di realtà, tra cui un pianoforte. C’è musica, io suono il piano e canto due canzoni. Topico è il momento del ballo tra Nick e Martha. Soprattutto ci sono il ritmo e la potenza del linguaggio. Fiumi di parole. Latella ha tolto l’alcol e l’ubriachezza dei personaggi, ma non l’ebrezza. Ci si inebria nella lingua e vi si sprofonda dentro».
Cambiando registro: lei, in tivù, è la fidanzata "storica" di Montalbano, Livia, e nell’ultimo episodio il commissario l’ha lasciata.
«Quell’abbandono ha provocato una specie di rivoluzione (ride). Tutti indignati contro Salvo! Tutti a favore di lei! L’Italia è insorta. A dire il vero Livia non era mai stata simpatica al pubblico. Un po’ perché Camilleri si divertì a farla "distante" e un po’ in quanto legata a Salvo malgrado la lontananza, il che destava gelosie. Ma il fatto che Salvo si sia innamorato di una giovane e vilmente l’abbia piantata al telefono è stato considerato inammissibile. In tal modo Camilleri ha reso Livia una gloriosa eroina. Il paradosso è che, nei libri successivi, Livia torna in campo come se niente fosse…».
Ieri era la giornata mondiale del teatro…
«…che insieme a musica e danza è stato il settore più penalizzato dalle chiusure. Tutto si è interrotto. Eppure, nelle poche finestre aperte, i protocolli sono stati rispettati e l’infezione non si è diffusa. Ciononostante non è stata percepita alcuna volontà di presa di posizione centrale. Solo Draghi, quando si è insediato, ha speso parole importanti per la cultura, mai pronunciate nei primi mesi di lockdown. Come dire che teatro e musica sono attività non essenziali. Invece sono un nutrimento fondamentale per tutti».