La Stampa, 27 marzo 2021
Intervista a Rosy Bindi
«Enrico Letta è il segretario ideale per il Pd che sostiene il governo Draghi, ma dev’essere il segretario ideale anche di un partito che vada oltre l’emergenza». La ex presidente Rosy Bindi non ha più la tessera, ma lo chiama ancora «il mio partito». E lo sprona a fare di più, e meglio: dallo Ius soli – «sono favorevole, ma rischia di diventare un tema da Ztl» – ai giovani fino alla sanità. «Sono le questioni con cui dimostreremo cosa vuole dire essere progressisti oggi».Letta ci sta provando, come le pare il suo inizio?«Ho apprezzato il discorso di candidatura, ma mi sono preoccupata quando ha paragonato la fine della pandemia alla caduta del muro di Berlino».Perché?«Perché allora fu la sconfitta di un’ideologia politica, oggi siamo di fronte al fallimento del modo in cui siamo stati al mondo. Allora ci furono vincitori e vinti, stavolta siamo sconfitti tutti. Occorre un cambiamento di paradigma».Davanti a questa sconfitta un partito come il Pd cosa dovrebbe fare?«Il dopo pandemia interrogherà tutti, ma soprattutto un partito che dovrebbe avere nel Dna l’embrione del cambiamento che questo tempo ci chiede, dall’ambiente alle diseguaglianze».Ai diritti: la prima cosa che il segretario Letta ha proposto è stato lo Ius soli. Pensa ci siano le condizioni per farlo?«Penso che il Pd avrebbe dovuto farlo nella scorsa legislatura, quando era possibile, ora mi pare complicato. Bene tenere vivo il tema, ma non si pensi che sia questo il modo con cui si governa una sfida epocale, enorme, come l’immigrazione».Cosa intende dire?«Naturalmente sono dalla parte dello Ius soli, ma da un partito come il Pd mi aspetto non una semplice invocazione alla solidarietà, che di solito arriva da chi vive in centro dove migranti non ce n’è e non conosce la difficoltà della convivenza nelle periferie, ma la capacità di governare un fenomeno. Altrimenti il rischio è che lo Ius soli diventi un tema da Ztl».Nemmeno voi, vecchia guardia del Pd, avete saputo trovato risposta alla gestione delle migrazioni.«È vero. Ma infatti sa perché mi sono ritirata a un certo punto? Pensa sia stato per Renzi? No, semplicemente non trovavo le soluzioni alle sfide inedite di questo tempo. Ma queste soluzioni il Pd deve cercarle. E invece vedo un ponte levatoio tirato su rispetto alle grandi sfide del nostro tempo».Il presidente dell’Inps propone di allargare le maglie perché gli immigrati possano ottenere il Reddito di cittadinanza. Salvini già insorge. Il Pd dovrebbe sostenerlo?«Il Reddito di cittadinanza andrebbe riformato. Ma è necessaria una politica di contrasto alla povertà per tutti, immigrati compresi. E il Pd lo dovrebbe dire».Mi pare pessimista sul Pd.«Non lo sono per carattere. Ma dal mio partito mi aspetto di più».Cos’altro si aspetta?«Una battaglia per i vaccini senza brevetti. L’ho sentito dire da Prodi e da Bersani, il Pd cosa aspetta? E mi aspetto una reazione al parere presentato dall’Antitrust su sanità e Codice degli appalti».Parla delle proposte fatte a Draghi: più concorrenza in favore della sanità privata e sospensione temporanea del Codice degli appalti.«Proprio di quelle. La sanità è un bene pubblico universalistico, non si può invocare competizione e concorrenza. Che l’Antitrust lo dica è già grave, in contrasto con l’articolo 32 della Costituzione, ma mi aspetterei una reazione dal ministro della Salute. E soprattutto dal Pd».Sulla temporanea sospensione del Codice degli appalti ha dichiarato la sua contrarietà la responsabile Infrastrutture, Chiara Braga.«E gliene do atto. Ma il tema è così delicato che richiederebbe un intervento del segretario. In un Paese ad alto tasso di penetrazione mafiosa, sospendere il Codice degli appalti, in particolare sui subappalti che sono terreno di caccia delle mafie, vorrebbe dire consegnare gran parte dei 209 miliardi del Recovery Fund all’illegalità».Le è piaciuta la scelta di Letta di cambiare i capigruppo in Parlamento per mettere due donne?«È stato un modo abile per prendere due piccioni con una fava: cambiare i capigruppo e mettere due donne. E badi, l’abilità in politica è importante. Poi, certo, alla Camera c’è una competizione aperta tra due donne, e questo è un fatto positivo, di maturazione femminile. Al Senato si vede la fatica di superare le correnti, con una donna investita da un uomo… Ma si sa, sono processi faticosi. Ora mi aspetto che facciano la differenza nei contenuti, nel metodo e nello stile».Sulla proposta del voto ai 16enni è d’accordo?«No. Penso che prima occorra fare un percorso serio di educazione civica nelle scuole, occorre prima creare le condizioni della partecipazione. Ma se il Pd vuole allargarsi ai giovani non si limiti al voto ma li cerchi dove sono: c’è tutto un mondo cattolico, l’associazionismo, l’antimafia, la cultura, in cui trovarli».Lei ha predicato il ritorno all’Ulivo e a un centrosinistra largo: Letta ha già visto Conte, Speranza, ieri le Sardine, si sta muovendo nel modo giusto?«Finita questa fase di emergenza politica, vorrei fosse chiaro qual è il campo del centrosinistra. Io penso che i confini da privilegiare siano quelli dell’Intergruppo nato in Senato tra Pd, Cinque stelle e LeU. Poi bisogna fare sintesi e dare pari dignità alle diverse culture, e per questo mi pare che Letta abbia i cromosomi».Bisogna allargare anche a Italia viva e Renzi?«Per me, con Renzi si parla solo dopo che avrà chiarito la faccenda saudita. Letta ha parlato di un Pd progressista nei valori, riformista nel metodo e radicale nei comportamenti: ecco, senza la radicalità nei comportamenti io penso che Renzi debba essere escluso. Un’altra cosa che mi aspetto, è che si ristabilisca una correttezza di comportamenti: un’alleanza in cui non si accoltella alle spalle nessuno…».Potrebbe riprendere la tessera del Pd?«Eh, calma, calma…».