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 2021  marzo 27 Sabato calendario

Draghi e il decreto sui vaccini


ROMA – «Sono nelle vostre mani – dice ai giornalisti il presidente del Consiglio, Mario Draghi –, fatemi le domande». E dalle sue risposte emergono tre notizie: ci sarà presto un decreto legge per rendere obbligatorio il vaccino per tutti gli operatori sanitari a contatto con i malati; dopo Pasqua riapriranno le scuole fino alla prima media anche nelle zone rosse. E poi tra 3-4 mesi ci sarà anche il vaccino made in Italy. Perché sarà la produzione massiccia di vaccini a sconfiggere il Covid-19.
I vaccini sono l’emergenza, la riapertura della scuola è ora la priorità del governo. La prima partita si gioca su uno scacchiera anche globale; la seconda, collegata alla prima, su un terreno tutto nazionale, per quanto in un rapporto complicato tra Stato centrale e Regioni. È la seconda conferenza stampa del premier, convocata per illustrare le conclusioni del Consiglio europeo di giovedì con «l’aria nuova e fresca» (così dice Draghi) portata con la sua video-partecipazione dal presidente americano Joe Biden. Serve anche a dire che «il futuro della post pandemia è vicino, non lontano». E che, dunque, bisogna cominciare a riprogettare l’economia sapendo anche che si dovrà cambiare molto del paradigma precedente, che i nuovi posti di lavoro arriveranno con gli investimenti, che in Europa non si possono abbandonare le politiche fiscali espansive, che bisogna miscelare il vecchio e il nuovo, «le fabbriche di metallo» con la digitalizzazione e la scommessa della transizione ecologica. Il futuro ravvicinato è anche la prossima estate: «Se potessi andare in vacanza, ci andrei volentieri…», risponde Draghi a una domanda sulle parole del ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia che ha invitato gli italiani a prenotare le ferie estive.
I vaccini – assicura Draghi – ci saranno per tutti, aggiungendo che la prossima settimana dovrebbe toccare anche a lui con AstraZeneca («ho fatto domanda, sto aspettando che mi rispondano»). L’obiettivo di mezzo milione di vaccini al giorno ora è realistico e può essere raggiunto ad aprile. Il punto non è rimuginare sugli errori eventualmente commessi dalla Commissione europea nella sottoscrizione dei contratti con i produttori per la distribuzione dei vaccini («a me pare che alcune società abbiano venduto le dosi 2-3 volte» dice, dando una stoccata indiretta ad AstraZeneca), o soffermarsi su una possibile guerra legale con chi di Big Pharma non rispetta gli impegni. Si esce dalla pandemia – insiste il presidente del Consiglio –, non con i blocchi all’export, che innescherebbero anche tensioni geopolitiche in particolare con la Gran Bretagna, ma producendo più vaccini. Anche in Italia? «Ci vorranno 3-4 mesi da ora». E il russo Spuntnik? «Non è stata ancora presentata formale domanda all’Ema (l’agenzia del farmaco europea, ndr ), ma l’Ema sta facendo una review e non si prevede che si pronunci prima di 3-4 mesi. Comunque il vaccino non sarà disponibile prima della seconda parte dell’anno».
Chi di sicuro dovrà vaccinarsi sono gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, che lavorano a contatto con i malati nelle corsie degli ospedali dove non può esserci posto per i no vax. L’ex presidente della Bce annuncia che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, sta preparando un decreto per rendere obbligatoria la vaccinazione per queste categorie: «Il governo intende intervenire perché non va assolutamente bene che operatori non vaccinati siano a contatto con malati». Aggiunge il ministro della Salute, Roberto Speranza, al fianco di Draghi per tutta la conferenza stampa: «Un intervento è al nostro vaglio, ma riconosciamo che l’adesione del personale sanitario è stata molto ampia, la stragrande maggioranza ha dato un buon esempio. Interverremo su una quota residuale».
L’emergenza sanitaria, prima; il rilancio delle attività economiche, poi. Resta questa la strategia del governo. «Il passo fondamentale per pianificare il post pandemia – sostiene Draghi – è azzeccare la politica economica, ben congegnata, dei prossimi sei mesi. Questo vale a livello italiano ed europeo e dipende dalla quantità di stimoli che riusciremo ad iniettare nell’economia». Insiste Draghi, decisamente più a suo agio quando affronta la prospettiva economica: «Oggi il pericolo è fare troppo poco, non di più». Il maxi piano statunitense da 1.900 miliardi di dollari sta lì a dimostrarlo. L’Europa è molto più indietro anche se – a differenza degli americani – ha un sistema di welfare state ramificato e protettivo. Questo è il nuovo contesto. Con il Documento di economia e finanza (il Def) arriverà entro la prima metà di aprile un altro scostamento di bilancio, interventi ancora in deficit per sostenere quella parte dell’economia bloccata dal coronavirus. Draghi non dice di quanto sarà la manovra. Di certo non sarà l’ultima.